Centocinquant’anni fa nasceva l’Italia liberata dalle sue dominazioni interne ed intestine; un tempo relativamente breve se si pensa che le altre grandi nazioni sorelle dell’Europa avevano mosso i primi passi verso l’unità nazionale già nel 1500 all’interno dei grandi movimenti culturali del tempo.
Così che il nostro paese è un regno nel senso di “sovranità popolare” assai giovane, ancora privo delle sue essenziali riforme di cui tanto si ventila la necessità e ci si augura la programmazione. Riforme della giustizia, riforma del sistema elettorale, del sistema tributario, del sistema partitico, delle grandi infrastrutture e naturalmente riforma della scuola, che per quanto se ne sia detto dicendo il falso, naviga in acque assai poco sicure ed assai poco promettenti.
Per dirla in due parole: la Lega incalza che vuole il federalismo fiscale ed il sud incalza attraverso i suoi portavoce che non vuole essere abbandonato al suo destino d’eterna terra d’esilio e di brigantaggio (per non dire di malavita organizzata), dove la gente emigra perchè da tempo immemorabile non c’è lavoro, dove il lavoro è concepito solo o come assistenzialismo statale o come braccia al soldo della mafia.
C’è chi sostiene assurdamente che l’Italia non sarebbe dovuta mai nascere, perchè stava bene com’era, con il sud in mano a gente che sapeva governarlo e con il nord capace di bastare a se stesso; c’è chi sostiene l’esatto contrario, ossia che l’Italia doveva essere unificata, doveva celebrare il suo Risorgimento, doveva chiarire una volta per tutte il ruolo della Chiesa nel proprio compito tutto spirituale che le aspettava e cominciare a celebrare sull’onda del va pensiero verdiano il proprio orgoglio di popolo con un giusto e salutare spirito patriottico.
Che gli italiani siano gente strana lo sappiamo, gente di navigatori, poeti e santi, ma che si voglia arrivare a mettere in dubbio la nostra identità nazionale, questo no, questo non dobbiamo lasciarlo passare: nonostante le diatribe interne, nonostante l’eterno conflitto tra guelfi e ghibellini o papalini e repubblicani, noi dobbiamo affacciarci alla finestra e urlare con tutto il fiato che abbiamo in gola “Io vorrei essere orgoglioso d’essere italiano, ma un pò mi vergogno”.
E’ vero, anche la Lega ha le sue ragioni, ossia le ragioni d’ essere stanca di un sud che non ha voglia o capacità di produrre; ma anche il sud ha le sue ragioni, ossia di essere stanco di essere terra mafiosa dove per aprire un’attività commerciale occorre pagare il pizzo ai signori di cosa nostra.
Cose che sappiamo di già e che siamo stanchi di sentire ripetere? Può darsi, ma il punto è che appunto non si sta facendo nulla per recuperare l’aspetto di bravo ragazzo ad un giovane paese che vive d’eterne contraddizioni e di grandi malaffari.
Sembra che il problema più serio e grave della questione sia quello della massoneria, ossia dell’esistenza e dell’opera di una rete di persone oscure ed ignote che decidono internos in stanze segrete e poco illuminate le sorte delle comunità civili che assistono impotenti ed ignare al compimento diabolico di questo disegno clandestino.
Già, la massoneria, Licio Gelli, le Brigate Rosse, gli anni oscuri del terrorismo, le stragi piazza Fontana e piazza della Loggia rimaste senza colpevoli, l’eterno scontro tra nazi e sessantottini anche dopo il fallimento del sessantotto, il delitto Moro, il caso Orlandi, i conti segreti del Vaticano, gli infiltrati della mafia nella Politica , lo strapotere della Democrazia Cristiana fino al suo attuale trasformismo, e chi più ne più ne metta…tutte cose che stanno taciute nella gola o dei morti o di chi non ci verrà mai a raccontare nulla di quello che sa, e intanto siamo solo noi, poveri imbecilli cittadini qualunque, perfetti signori nessuno, che tutti i giorni ci dobbiamo inventare una ragione per rimanere onesti, per rimanere bravi ragazzi, brava gente…perché ne avremmo sì di voglia, di fare qualche nuova strage.
Vorremmo in vero sapere fare stragi di cose positive; andare a lavorare dove tutti hanno un posto di lavoro; potere e sapere dire a chi sbaglia, chiunque esso sia, che sta sbagliando, senza correre il rischio delle ritorsioni di Palazzo; credere nei valori di sempre, ossia il valore del bene comune, la difesa della famiglia come prima cellula dello stato, l’importanza dell’educazione come formazione continua senza fine, il valore dell’onestà, l’odio per la violenza, il rispetto delle regole, il sentimento della solidarietà.
Che poi questa famiglia possa essere composta da due gay piuttosto che da due eterosessuali, ci può stare, è un segno dei tempi; che poi i nostri bambini siano figli della loro generazione , ci può stare, è un segno dei tempi; che si possa tranquillamente scegliere (politiche familiari a parte) tra il lavoro e fare figli, ci può stare, è un segno dei tempi; che il nostro vicino di casa indossi il velo (quello normale) e preghi rivolto verso la Mecca, ci può stare, è un segno dei tempi; che il nostro matrimonio anziché durare trent’anni (o tutta la vita), riesca a durarne solo cinque, ci può stare, anche questo non è che un segno dei nostri meravigliosi (nonostante tutto) tempi moderni…