Oggi forte vento di maestrale sull’isola di Sardegna! E temperature in picchiata. Alle 4 e mezzo sono già sveglio. E’ solo un poco più presto del mio normale orario di sveglia. Penso ai danni che causerà il vento; penso a quei disperati che cercheranno di attraversare il mare e che rischiano davvero di andare a picco; penso a quale forza li spinga a sfidare perfino la morte: disperazione, fame, sete di avventura, illusione, desiderio di una vita nuova, la maledetta guerra dei ricchi contro altri ricchi; dei potenti contro altri che potenti lo vogliono diventare al posto loro; e i poveri si mettono in barca e scappano in cerca di un mondo migliore.
Poveri e illusi fratelli di un altro sud, che solo ieri sembrava un nord Africa felice rispetto a quelli ancora più infelici che stanno sotto il deserto del Sahara.
Questa estate sono stato a Malta. Solo una giornata intera ma mi è bastato per percepire, attraverso i racconti di una guida colta e preparata, attraverso quel poco di arte e cultura che sono riuscito a vedere, attraverso quei fondamentali di storia patria che si attingono perfino dalle guide turistiche, mi è bastata, dicevo, per percepire la grande paura dei Musulmani che alberga nei cuori di quel piccolo popolo che vive in quella piccola isola al centro dei traffici marittimi, bersaglio in passato di numerose conquiste, vessata e invasa più volte da orde islamiche desiderose di nuove conquiste di promettenti rotte commerciale, di porti per utili approdi, di doverosi proselitismi in nome del Dio Unico e Misericordioso. E i Maltesi, me lo ha confessato la nostra guida, vivono ancora oggi nell’atavico terrore di vedersi riconquistati dai Musulmani.
C’è un Maltese nascosto in ognuno di noi: è inutile negarlo. Chi accoglie a cuore aperto e con sincero spirito cristiano, incarna il maltese che spera invece di portare a sè, al Suo Dio (che poi è lo Stesso) l’islamico; o quantomeno vuole dimostrargli la sua superiorità spirituale e materiale. Il suo resta comunque un gesto di grande carità, di fraternità cristiana che non potrà non essere gradita a Dio.
Ma i maltesi più numerosi sono gli altri, quelli che hanno paura, quelli che istintivamente sono portati a delimitare il proprio territorio contro il diverso, contro l’invasore che viene dal mare. Poco importa se “l’invasore” è soltanto un disperato che sfugge alla miseria, alla disperazione, alla guerra: l’istinto uccide il raziocinio, come Caino uccise Abele.
Secoli di guerre religiose, di odio e di diffidenza non si cancellano in un colpo solo. Ci vuole un grande lavoro di revisione per abbattere le reciproche diffidenze. E questo lavoro spetta alle autorità religiose farlo. Non solo perchè le guerre furono volute, da ambo le parti, proprio da loro; ma anche perchè le autorità religiose hanno le chiavi in mano per aprire, senza fare danni, le coscienze dei popoli ad una nuova convivenza.
Io sono soltanto un poeta che il vento di maestrale tiene sveglio al pensiero di chi affronta il mare in cerca di pane e libertà.





