Magazine Fotografia
In questi giorni di festa, molti avranno ricevuto come regalo una fotocamera (sicuramente digitale). Si tratta di un regalo in genere particolarmente gradito. Ma che succederà nei prossimi giorni? Proviamo a immaginare due possibili scenari.
Nei giorni immediatamente postnatalizi, con la nuova digitale (compatta o reflex) ci si gioca, si scattano centinaia di foto, si cerca di capire come funziona e quali sono le sue potenzialità, ci si ripromette di approfondire la tecnica e di portare sempre con sé il nuovo gadget, poi -dopo la Befana- il giocattolo hi-tech finisce in fondo a un cassetto, magari in attesa delle prossime vacanze estive (dove, se è una reflex, non verrà portata perché "troppo ingombrante". Tanto, si dirà, le foto le facciamo col nuovo telefonino). Fine.Altro scenario: la fotocamera viene maneggiata fin quasi a consumarla, si provano tutti i tasti, si impara a memoria il libretto di istruzioni, si provano le foto in bianco e nero, quelle panoramiche, addirittura l'HDR. Il nuovo oggetto stimola sopite passioni, e si iniziano a progettare uscite apposite per fotografare e fare pratica. Si va su Internet per saperne di più, si cercano libri di tecnica, ci si ripromette, dopo le feste, di iscriversi a qualche workshop, o a qualche corso. Insomma, si inizia a pensare seriamente alla possibilità di praticare l'hobby della fotografia (e un domani, chissà, i più giovani potranno farne una professione), di esprimere la propria creatività grazie a questo straordinario mezzo che la tecnica ci mette a disposizione. Che si tratti di una reflex o di una compatta importa poco: tutto può essere utile per iniziare, e ci sarà sempre il tempo di acquistare qualcosa di più performante (o di farselo regalare al prossimo Natale!).
Sono due scenari decisamente diversi, non trovate? La verità è però che nella stragrande maggioranza dei casi sarà l'ipotesi 1 ad avverarsi. Le fotocamere sono equiparate a semplici gadgets elettronici di ultima generazione, proprio come un videogioco, un computer o un televisore. Peccato, perché le potenzialità che un oggetto del genere è in grado di esprimere sono immense. L'altro giorno sono entrato in un megastore di elettronica: volevo "toccare" qualche fotocamera di ultima generazione. Inevitabilmente si finisce per ascoltare ciò che la gente dice, i consigli dei commessi, i commenti. L'effetto è vagamente desolante, anche se prevedibile. Al primo posto, va da sé, c'è il prezzo, ma subito dopo vengono i megapixel (un parametro perlomeno fuorviante quando si parla di qualità di una fotocamera), la lunghezza focale dell'obiettivo (chissà perché il grandangolo gode di poca fortuna: si cercano principalmente macchine dotate di mostruosi supertele, che nelle compatte raramente offrono una qualità ragionevole), la compattezza dell'insieme (che ha fatto fortuna delle EVIL, le fotocamere mirrorless inventate da Panasonic e Olympus), il design. In genere, ci si concentra a valutare se la fotocamera (che dovrebbe essere scelta soprattutto per fare foto) è in grado di realizzare filmati in HD o meglio in full HD. La preparazione (fotografica) media dei commessi, poi, è deprimente. Vendono fotocamere esattamente col piglio o la tecnica con cui venderebbero lavatrici. In fondo, per loro è la stessa cosa, o quasi. E invece, con una fotocamera si possono anche realizzare opere d'arte, con una lavatrice no. Questa semplice verità non viene mai rivelata al cliente, caso mai si spaventasse di fronte a un mezzo di espressione così potente! Sono andato via dal megastore con un certo disgusto. Tornato a casa ho ordinato su Internet una vecchia biottica Kodak degli anni '50, la Duaflex, con cui intendo darmi alla TTV photography. E' il mio antidoto agli avvelenamenti da consumismo! Ad ogni modo, permettetemi di dirvi una cosa: se avete ricevuto una fotocamera in regalo, questo Natale, non abbandonatela! Usatela, invece, per scoprire il mondo che vi circonda: di certo, non ci sarà da pentirsene...
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