(…) cercavo di non annoiare il lettore.
Raymond Carver
Questo diceva Carver in una vecchia intervista. La noia di solito balza fuori quando la scrittura è sciatta. Perché l’autore crede di sapere, e per questo non sente alcun bisogno di andare oltre la superficie. Ricorre a una lingua ovvia, che va a nozze con i luoghi comuni. Questo succede soprattutto quando si sopravvaluta se stessi.
Oppure, quando la storia c’è, ma non si ha voglia di ascoltarla. Perché sappiamo tutto, a che serve ascoltare?
Bizzarro rapporto, quello col lettore. Occorre ignorarlo, eppure è necessario non annoiarlo. Offrirgli una lingua forte, ben sapendo che pochi saranno quelli capaci di leggere davvero. Insomma: come se non ci fosse, eppure c’è.
A ben vedere, quello che affermava Carver va a braccetto con quello che diceva un altro scrittore statunitense, Henry James. Secondo il quale, un libro deve essere interessante.
Certo, se si butta un’occhiata alle classifiche ci si rende ben presto conto che la metà dei libri presenti, non lo sono affatto. Non si tratta di “gusti” personali: ma di realtà. Per la maggior parte degli individui, è interessante quella scrittura che rappresenta non la realtà, ma la sua simpatica parodia. Quella scrittura che non annoia, ma addormenta.
