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Non avevo niente da scrivere, per questo l’ho scritto

Da Marcofre

Giornata calda, tranquilla. Savona si svuota, o si riempie a seconda delle ore; verso le tre del pomeriggio trovi parcheggio (a pagamento) in centro, a pochi passi dal multisala. Dopo un’ora ripassi e te lo scordi. Meglio godersela a piedi, se si ha tempo e voglia.

Poi, corso Italia, le viuzze del centro storico che brulicano di gente. Non oso pensare al centro commerciale della Coop, oltre il fiume; fiume. In Liguria ci sono solo torrenti, cattivi e minacciosi d’inverno, secchi, quasi dimessi d’estate.

Di rado vado al centro commerciale; mai nel fine settimana. Se lo faccio, cerco sempre di andarci a piedi. Il buffo è che tutto quello che è al di là del torrente (Letimbro), viene pomposamente chiamato l’Oltreletimbro. Probabilmente, si vuole dare l’idea di una città estesa, e di una sua zona così vasta che si può definire solo con l’Oltreletimbro.

Non è di questo che volevo parlare. Ho preso la macchina, e ho percorso la strada verso l’interno, ho superato la località chiamata Santuario e ancora oltre.
Fino a San Bartolomeo del bosco. Mi sono fermato. Ho osservato. Qualche macchina, il silenzio, la luce, il bosco che sembra stiracchiarsi, pronto a precipitarsi senza più indugi verso la stagione dei colori.

Ho osservato ancora e ancora. C’è sempre qualcosa da vedere, ma bisogna fermarsi, e insistere. Se si scrive, alla fine si viene presi dalla voglia di andare oltre la superficie, l’ovvio. Per trovare.
L’occhio è il bisturi; incide, poi occorre frugare. E tanto coraggio.


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