Non è stato semplice riuscire a incastrarlo e convincerlo a rispondere alle mie domande. Mesi e mesi di estenuanti contatti mail (ha rifiutato ogni tentativo via Skype), soltanto per ottenere, alla fine, un generico interesse per l’intervista. Poi, l’invio di una prima serie di domande, rispedite indietro dopo tre giorni perché “Sono in formato .doc, e Satana usa quel formato per riempire l’inferno.”
Re-invio in formato .odt. Ancora un rifiuto: “Se rispondessi a queste domande, sarei un idiota.”
Infine, dopo qualche settimana di riflessione, un altro invio. Silenzio. Che poteva dire tutto, o niente.
Quando mi ha spedito le risposte, quasi non ci credevo.
Eccole.
Buona lettura.
L’intervista
Visto che nessuno ti conosce, parlaci un po’ di te.
Non scrivo per soddisfare la curiosità di perfetti sconosciuti sul mio conto. Parlo attraverso le mie storie e credo che debba essere così. Conta solo l’opera. Tutto il resto, le chiacchiere, le curiosità, sono un modo per screditare la scrittura. Ridurla al livello di pettegolezzo.
Raccontaci la tua giornata tipo.
No.
Puoi parlarci della Trilogia delle Erbacce?
Si tratta di 3 raccolte di racconti. Al momento siamo alla seconda, intitolata “Cardiologia”. La prima era “Non hai mai capito niente”. Quella conclusiva arriverà nell’autunno del 2016. A meno che non mi uccida un meteorite. Cerco di puntare la mia attenzione sulle erbacce, vite di persone che tirano a campare, o ci provavano. Soprattutto, il mio fine è celebrare il mistero dell’essere umano. Non ho più lo scopo di una volta: di educare e ammaestrare il lettore. Cerco di essere bravo, e spero di essere inutile. Non è detto che ci riesca, naturalmente. Credo che la gente abbia bisogno, come diceva Raymond Carver, di onestà. Non di maestrini o maestrine che dicano al lettore: “Sei brutto, sporco e cattivo. Ma io ti indicherò la luce perché io sono la luce”. Per questo boicottano i libri. Giustamente.
Cosa vorresti che il lettore provasse dopo aver terminato una tua storia?
Compassione. Credo che non ci sia e che al giorno d’oggi si faccia di tutto per farla scomparire perché, be’, rischia di inchiodare il sistema. Tutti parlano di ottimizzazione. Di competitività. Ci sono un mucchio di parole al giorno d’oggi per nascondere la realtà, renderla fredda, meccanica. Priva di compassione, appunto.
Ci sono degli argomenti nelle tue storie che vorresti sempre affrontare, anche in quelle future?
Credo che si capisca già quali sono i miei argomenti preferiti. Quelli che ci saranno anche da dieci o vent’anni, nelle mie storie. Mi interessano le persone che non hanno vie d’uscita. Oppure che ne cercano una, ma non le solite. Perché hanno intuito che c’è qualcosa, dietro le apparenze, che agisce. Che può condurre a una visione differente delle cose. In fondo “Cardiologia”, a mio parere, è in un certo senso più metafisica, come raccolta, rispetto a “Non hai mai capito niente”. Almeno credo. E lo spero. Perché non si tratta più di illustrare soltanto come se la cavano certi individui. Adesso vogliono capire. È come se scoprissero una sorta di truffa ai loro danni, e andassero a caccia della verità.
Ti affezioni ai tuoi personaggi?
No.
Cosa pensi quando scrivi?
Adesso cerco di divertirmi. Posso solo dire che con “Cardiologia” ho iniziato ad affrontare la pagina scritta con questa idea in testa: divertimento. Prima, no. E può apparire assurdo, perché io parlo di gente senza lavoro, in crisi. Non sempre, d’accordo, ma spesso sì. Ma ho capito che soltanto mantenendo uno sguardo scanzonato, e rispettoso, riesci a scendere nel pozzo. E il pozzo per me è, appunto, il mistero dell’essere umano. Un pozzo nero.
Coloro che si auto-pubblicano, spesso lo fanno perché hanno ottenuto solo rifiuti. Questo vorrà pure dire qualcosa, no?
So bene che vuol dire. Che non sono bravo. Esattamente come la metà degli scrittori che pascolano nelle trasmissioni televisive o scalano le classifiche. E che sono lì perché fanno parte di cricche varie. Quelli bravi, come Cormac McCarthy, non vanno quasi mai in televisione. E vendono. Chissà come mai. In realtà so bene di essere di gran lunga migliore di quella metà di essere ruminanti che si vedono in tivù. Per questo scrivo, e continuerò a farlo, e se qualcuno non è d’accordo, stanotte dormirò tranquillamente.
Perché scrivi?
Perché mi piace. E alcune persone, dei perfetti sconosciuti, dicono che ci so fare. Se non siete d’accordo, andate a prendervela con loro.
C’è qualcosa di autobiografico nelle tue storie?
Sono una persona banale, che conduce una vita banale, con degli interessi banali. Quindi: no, non c’è nulla di autobiografico.
L’auto-pubblicazione manca del filtro dell’editore.
La democrazia permette agli idioti di votare. Aboliamo la democrazia?
Se qualcuno ti dicesse che non ama le tue storie, come reagiresti?
Con un altro caffè.
Perché la gente non legge? E cosa faresti per portarla alla lettura?
Chi non legge ha i suoi buoni motivi, immagino. E non mi permetto di sindacare. Portare la gente alla lettura? Ci vorrebbe un Charles Dickens italiano, capace di vendere vagonate di libri raccontando storie oneste, che parlino della realtà, non di come renderla carina e tanto rispettabile. Ovviamente uno scrittore del genere sarebbe crocifisso dagli intellettuali secondo i quali se non vendi, ma sei amico loro, allora sei un grande scrittore, e il popolo una massa di ignoranti.
Di recente si dice che la lettura sia utile per rendere serena la vita delle persone. Si parla di libroterapia. Che ne pensi?
Stai scherzando, vero?
L’ebook può avvicinare le persone alla lettura?
Dipende dalle storie, o meglio da chi scrive. È una leggenda che il libro elettronico convinca chi non legge, a farlo. Ha solo convinto me, che già leggo, a leggere di più. Il problema è che le persone non leggono perché non sono interessate. Ma non è detto che siano cattive persone. Ah, dimenticavo: meglio una sbronza, di certi libri.
Alcuni dicono che il libro cartaceo ha un fascino particolare: l’odore della carta, eccetera.
Questa domanda non l’ho vista.
Scrivi racconti, che hanno la fama di non vendere.
Scrivo racconti perché mi piace. Se uno auto-pubblica e non vende, è perché ha sbagliato qualcosa nel suo piano di marketing. Non ha parlato delle sue storie. Sto cercando di rimediare.
Un autore che si autopubblica come vive certe questioni? Per esempio Mondazzoli, ovvero la fusione tra Mondadori e Rizzoli.
Col medesimo interesse che posso avere per il Savona Calcio. Zero.
Ci si chiede quale sia il ruolo degli intellettuali al giorno d’oggi. Molti criticano il fatto che gli intellettuali sono timidi col Governo.
Grazie a Dio, non sono un intellettuale. Ho un diploma di terza media, niente maturità né laurea. Il ruolo degli intellettuali? Quello di essere sempre organici al potere: altrimenti che mangiano? Gli intellettuali “contro”, barricaderi, lo sono soltanto perché muoiono dalla voglia di essere organici al potere che verrà. Quello dei loro amichetti, insomma. A quel punto, si sederanno a tavola a mangiare. Chi vuole essere davvero contro dovrebbe assumere delle posizioni ragionevoli, e quindi folli: un’economia basata sul baratto per esempio, o la monarchia assoluta come forma di governo.
Quale scrittori ami di più?
La mia triade preferita è Tolstoj, Dickens, Dostoevskij. Poi Raymond Carver, Flannery O’Connor, Cormac McCarthy. Ignazio Silone, Leonardo Sciascia, Georges Simenon, Stephen King, Emile Zola. E poi mi fermo, o facciamo notte.
Qual è la tua idea di letteratura?
Per me la letteratura che non parla di carne e sangue, ciccia insomma, è aria. Teoria, chiacchiera. A me non interessa l’aria e anzi, è una minaccia alla narrativa stessa. Perché vuol far credere che il piacere della lettura, sia qualcosa o di frivolo, oppure di contrario al progresso. Per certi autori, la realtà è solo una seccatura. Ma lo è solo perché complessa, e quindi sfugge alle loro piccole ideuzze. Ai loro pregiudizi. Queste persone, si vantano poi di non avere pregiudizi, ovviamente.
Non credi che la letteratura debba collaborare a migliorare il mondo?
Credo che la letteratura debba raccontare buone storie.
Quale consiglio daresti a una persona che vorrebbe scrivere?
La gente non vuole consigli. Vuole solo sentirsi dire che è tanto brava. Non sono sicuro della mia bravura, figuriamoci se sono disposto a sprecare del tempo per coltivare quella altrui.