Non è che uno si chiama Vecchiotti così, a caso.
E io devo fare i conti con me stesso: l’omen che già nel nomen mi porto addosso racconta già tutta la mia ossessione per ciò che appartiene al passato e che è inesorabilmente perduto, finito nell’oblio.
Mi piace guardare fotografie di edifici che sono stati abbattuti, sentir raccontare storie di persone che nessuno ricorderà mai; mi piace ciò che è stato moda per un brevissimo attimo e, pochi istanti dopo, ha smesso di interessare chiunque.
Mi piacciono i libri introvabili, quelli che nemmeno il potentissimo e iperfornito Amazon sarà mai in grado di farti avere. Mi piacciono le canzoni che non si trovano su iTunes. Mi piacciono i temi che su Facebook non scateneranno mai alcuna discussione.
Mi piace il fuori catalogo in un’epoca in cui, grazie al digitale, il fuori catalogo ha quasi smesso di esistere. Mi piace ancora di più se non riesco a scovarne traccia nemmeno su eBay.
Mi piace ciò che non si trova con pochi click, ciò che mi impegna e che, apparendomi irraggiungibile, stuzzica la voglia di raccogliere la sfida. Mi piace quando la difficoltà di un’impresa riesce ancora a non farmi cadere nella noia facile del tutto-subito.