Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa riflessione di S. C.
Ok. Fatevene una ragione. Non ci avete capito niente, o giù di lì. Sì, dico a voi: voi che “è un film su Roma”, voi che “è un film sulla decadenza di Roma”, voi che “è un film sulla decadenza dei costumi” o “sulla perdita della morale” o “sulla ricchezza fine a se stessa”. C’è una buona notizia: non siete soli. La compagnia non è delle migliori però, e abbiamo quelli che “il film non ha una trama” (raffinatissima critica da terza elementare firmata Pietrangelo Buttafuoco stasera su La7, e dimmi te se devo anche trovarmi ad essere d’accordo con Scanzi che gli fa notare che l’argomento non è dei migliori) o che “ma come fa uno che fa il giornalista di mestiere a permettersi un attico sul Colosseo?”. E chiamiamo pure in causa anche quanti si riempiono la bocca di “il film poteva piacere solo agli americani perché sono un popolo di buzzurri che appena vede Roma, ciao”. Più le variazioni sul tema, che non sono poche e che vi risparmio. Se siete curiosi vi invito ad un giro in qualche blog o su qualche bacheca Facebook.
Sapete qual è il punto? È che secondo me non vi state ponendo le domande giuste. Non state operando un giudizio sulla fatica di Sorrentino da un’ottica corretta, o quanto meno intellettualmente onesta. Ma fosse solo questo, staremmo sereni. Ciò che trovo particolarmente grave è invece il fatto che non vi state nemmeno lontanamente sforzando di farlo. Di aprire la vostra prospettiva. Di sforzarvi veramente di capire il film e quello che porta con sé. Siete come quelli che vanno al Guggenheim e davanti ad un Mondrian dicono che, beh, a fare quattro linee che si incrociano sono buoni tutti, alla fine. Ora, io non voglio discutere se il film sia bello o brutto, riuscito o meno. Non mi interessa e penso che sia più divertente farlo davanti ad una birra piuttosto che dietro la tastiera di un computer. Dico però che non avete la minima intenzione di usare gli strumenti adatti a farlo, perché alla fine un po’ di anti-intellettualismo (di per se’ molto più intellettualistico che negli intenti) va di moda. Non vergognatevene, basta essere sinceri, almeno con voi stessi se proprio non volete sbandierarlo ai quattro venti.
Ecco. Allora, e lo dico per voi -ma anche un po’ (poco eh) per noi- sforzatevi un tantino di più, apritevi, cercate di cogliere il vero intento delle cose, oppure… oppure lasciate perdere. Ché può darsi pure che non l’abbiate capito, ‘sto film. Capita, ogni tanto, anche ai migliori. E non sempre è colpa della spiegazione venuta male.