Magazine Diario personale
Qualche sera fa ho deciso di visitare la sagra del mio paese. Abito lì da 10 anni ma non ci sono mai stata, non so perché, non c’è una motivazione precisa, semplicemente non c'è mai stata l'occasione favorevole. Quest’anno, incuriosita dal fatto che tutti ne parlavano, percependo un po’ di fermento intorno all’evento, ho deciso di farci un salto con i miei figli. Le mie aspettative erano tutte orientate al cibo e al divertimento all’aria aperta per i miei bambini, quindi, fornita di scarpette da ginnastica, buona volontà e una bottiglietta d’acqua, mi sono incamminata. Non potevo immaginare che accanto alla carne alla brace e all’orchestra di liscio avrei trovato una postazione finemente addobbata per ospitare diverse playstation, un mega camion con cinema 6D e una giostra gonfiabile di quelle che vanno tanto di moda oggi, dove lasci i figli e li riprendi sfiniti dopo qualche ora. La mia sorpresa ha lasciato posto un po’alla volta al mio disorientamento, i bambini intorno a me erano sempre più coinvolti dai giochini elettronici e dalla loro busta di patatine fritte piuttosto che dall’interagire l’un l’altro. C'era un campo di calcio, un pony e qualche cavallo all’aria aperta, ma il loro interesse era tutto per queste postazioni elettroniche dalle quali diventava sempre più difficile staccarsi…
E allora mi sono chiesta: è possibile mai che anche queste antiche occasioni di convivialità hanno bisogno di tecnologia, elettronica, e gonfiabili?
Non voglio sembrare radicale, né voglio appellarmi a tutti quegli studi che confermano le potenziali difficoltà dei bambini che trascorrono troppo tempo (più di 2 ore al giorno) davanti a tv/playstation. I miei figli guardano la tv ogni tanto e non voglio demonizzare questo strumento di comunicazione di massa così diffuso: i bambini devono poter sperimentare quello che li circonda. Ma ogni cosa ha il suo posto! Non capisco infatti il bisogno di attribuire, anche alle sagre paesane, una connotazione moderna e tecnologica che smorza allegria e interazione sociale.
Non ho mai pensato di regalare ai miei figli una playstation per Natale, so come andrebbe a finire, ore e ore senza staccarsi mai dall'aggeggio, ricercando soddisfazione e gratificazione da un pulsante e un manubrio. Adoro troppo invece quando i miei figli giocano e litigano insieme, perché è proprio in quel momento, proprio in quell’istante in cui io non ne posso più e li vorrei zitti e buoni a rassicurare la mia stanchezza, loro stanno imparando quell’arte, preziosa e costruttiva, che tanto gli servirà da grandi nella vita di tutti i giorni: l’arte di gestire le proprie relazioni.
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