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Creato il 01 agosto 2014 da Gaia

È una strana sensazione stare davanti al computer a leggere una notizia allarmante dopo l’altra (l’ebola, l’agonia della democrazia italiana, Gaza, gli aerei che cadono…) sapendo di non poter far nulla, almeno al momento, e volendo però comunque sapere cosa succede e formarsi delle opinioni. Una notizia che mi sembra non sia stata ripresa dai media italiani, ma che mi ha colpito molto, è questa: una tribù di indigeni dell’Amazzonia è fuggita dal Perù fino in Brasile (confini che per loro, presumibilmente, non significano nulla) in seguito a un attacco da parte di non-nativi che deforestano illegalmente e trafficano droga. Sono venuti a chiedere armi e aiuto, e rischiano già solo per questo di morire di influenza, a cui non hanno immunità.

Ovviamente è un argomento di cui non ho nessuna esperienza diretta, ma la stessa esistenza di tribù isolate che desiderano rimanere tali pone tanti interrogativi di grande importanza anche per chi vive in angoli del mondo dove queste tribù non esistono. Di chi è la terra? È giusto uccidere per difenderla? Il progresso va in una direzione sola? A che punto una causa diventa persa? Si può tornare indietro? Lo si può fare solo in parte? È più importante lasciare tracce del nostro passaggio o vivere bene? L’incontro tra culture è sempre una cosa positiva?

Qui qualche informazione sulle tribù del Brasile e sui motivi per cui il semplice contatto con non-nativi è per loro devastante. Altre domande: cos’è che possiamo fare per salvarli? Non mangiare carne? Non comprare legname esotico? Non tirare di coca? Convincere i brasiliani e i peruviani a non vivere come noi? Smettere di dare il cattivo esempio? Vivere senza petrolio? Niente?

È triste pensare che alcune di queste tribù possono essere scomparse per sempre.


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