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Non credere alle sirene, credi in te stesso

Da Marcofre

Succede che dagli Stati Uniti giunge la solita notizia. Una scrittrice di 26 anni ha pubblicato 9 ebook sullo store di Amazon, vendendone oltre 100.000 al mese.
Due le riflessioni.

La prima. Come amo dire spesso, se uno entra in una tabaccheria, compra un biglietto e vince un milione di Euro, non vuol dire che siamo autorizzati a trascorrere la vita a tentare la fortuna. Che capiti, fa parte del gioco, ma spingersi oltre, fantasticare, è inutile.
Anche perché costei vive nel mercato letterario più importante del mondo, scrive nella lingua più popolare, ha (probabilmente), una conoscenza delle dinamiche della Rete decisamente spinta.

Nel post che riporta la notizia non si parla della scrittura, ma ci si sofferma appunto sull’incredibile exploit di questa scrittrice, secondo il tipico modo statunitense, e pragmatico, di affrontare la faccenda. Se fai i soldi sei bravo, e al diavolo il “valore” delle tue storie, ci penseranno i parrucconi del New Yorker a trovarlo. Ammesso che ci sia.

C’è comunque da imparare dai best seller e dai loro autori. I dialoghi, la costruzione dell’intreccio, la suspense. Non rimarrà niente di questi scrittori? Può darsi, ma non di rado c’è dell’ottimo artigianato che non si trova presso celebrati autori di casa nostra.

Qui arriva la seconda riflessione, che è racchiusa nel post che ho segnalato. Non esiste al mondo un editore capace di offrire alla scrittrice quello che in questo momento, ha. Ma non mi riferisco molto al lato monetario della faccenda, bensì alla libertà di cui gode. O meglio: la libertà che ha scelto di avere.

Costei non ha mai pubblicato con una casa editrice tradizionale (e forse non lo farà mai). Ha un agente. Gestisce molto della propria attività da sola, senza delegare niente ad altri; ha un blog, un account Twitter, la sua pagina su Facebook. Tutto aggiornato.
Occorre evitare di farsi trascinare dai facili entusiasmi. Eppure è indubbio che la Rete è lì, pronta a essere usata. Basta un po’ di tempo, e di impegno.

Non credo molto ai miracoli. Però sono certo che se qualcuno ha qualcosa da dire deve smetterla di prendersela con gli editori brutti sporchi e cattivi, e cambiare le cose. Provarci.
Invece che partecipare a concorsi, o spedire manoscritti che nessuno leggerà (e come potrebbero? Le case editrici sono sommerse), impara a usare la Rete.

Il titolo del post, quel “credere in te stesso”, vuole ricordare che lamentarsi o immaginare complotti per soffocare la tua voce, annoia e non interessa a nessuno.
Se non hai un blog, e scrivi, vuol dire che non credi alla scrittura.

Se scrivi, e non sei capace di sfruttare a tuo vantaggio i motori di ricerca, non credi nella scrittura.
Se scrivi, e riempi il tuo blog di bla bla bla invece che dialogare, condividere, non credi nella scrittura e non hai capito nulla della Rete.
Se scrivi, e affermi di non avere tempo per studiare il funzionamento delle reti sociali, allora non credi nella scrittura e non hai nulla di interessante da dire.

Le sirene sussurrano che basta sbarcare su Lulu.com, ed è fatta. Falso. Che ci sono milioni di persone che girano sul Web e non ci vuole molto a vendere loro qualcosa. Vero che siano milioni, falso che abbiano intenzione di spendere il loro tempo (e soldi), per leggere i tuoi scritti; a meno che tu non dimostri loro il tuo valore.

Le sirene dicono; “Lo vedi che è facile fare i soldi?”. Falso: è difficilissimo, e gli esempi statunitensi ovviamente gettano la luce su chi ci è riuscito (uno, due casi), non su quelli che ci riusciranno tra cinque anni, lentamente, e senza riscuotere un clamoroso successo.
Le sirene non parlano della fatica che ci vuole, dello sconforto, della delusione che si incontra ogni giorno; eppure sono utili anche queste cose, perché mettono alla prova la nostra volontà, la determinazione di cui siamo capaci, al di là delle fantasie con cui riempiamo la nostra testa.

Sono tre gli ingredienti per ottenere quello che cerchi.

  1. Talento;
  2. Disciplina;
  3. Fortuna.

Il più necessario il primo, il più importante, l’ultimo.


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