Magazine Diario personale

Non dimentichiamoci di loro:mai!

Da Gattolona1964

Il computer stamane ha fatto qualche bizza puramente tecnica. Ringrazio i miei attenti follwers, solo quelli che mi amano di più, particolarmente attenti ed acuti osservatori, solo di occhi, che mi avvertono ogni qualvolta un post è male pubblciato o illeggibile. E’ il problema della diretta, succede anche a Tele Fabiana. Riporto qui di seguito il post, spero questa volta in maniera corretta e leggibile.

Buongiorno, non nevica ancora, ma le previsioni del nostro attento ed organizzato Comue di Reggio Emilia, sezione IREN, ci ha avvertiti con un SMS che possibilii e abbondanti nevicate arriveranno nel tardo pomeriggio e nella giornata di domani. Mentre attendiamo il soffice e candido manto, dobbiamo per forza di cose ricordarci oggi della giornata della Shoah, (catastrofe) che ha sostituito il termine Olocausto il termine «olocausto» usato in precedenza per definire lo sterminio nazista, perché con il suo richiamo al sacrificio biblico, esso dava implicitamente un senso a questo evento e alla morte, invece insensata e incomprensibile, di sei milioni di persone. La Shoah è il frutto di un progetto d’eliminazione di massa che non ha precedenti, né paralleli: nel gennaio del 1942 la conferenza di Wansee approva il piano di «soluzione finale» del cosiddetto problema ebraico, che prevede l’estinzione totale  di questo popolo dalla faccia della terra. Lo sterminio degli ebrei non ha una motivazione territoriale, non è causato da ragioni espansionistiche o da una per quanto deviata e pazza, strategia politica. È deciso sulla base del fatto che il popolo ebraico non merita di vivere. È una forma di razzismo radicale che vuole rendere il mondo Judenfrei,cioè ripulito dagli ebrei. Nato tredici anni fa,questo Giorno della Memoria si celebra oggi,  27 gennaio perché in questa data le Forze Alleate liberarono Auschwitz dai tedeschi. Al di là di quel cancello, oltre la scritta «Arbeit macht frei» (Il lavoro rende liberi), l’inferno era il padrone di tutto. E il mondo vide allora per la prima volta da vicino quel che era realmente successo, conobbe lo sterminio in tutta la sua orripilanza.. Il Giorno della Memoria non è una mobilitazione collettiva per una solidarietà ormai inutile. È  un atto di riconoscimento de di ricordo di questa storia:, che non è uan favola ma è realmente e tristemente avvenuta. Qualcuno avrebbe tentato di far credere al mondo che erano fandonie e leggende metropolitane: spero che nessuno vi abbia mai creduto! Basta sfogliare un qualsiasi libro scolastico di storia per renderci conto della verità. Se tutti, quest’oggi, ci affacciassimo ai cancelli di Auschwitz capiremmo che cosa è stato di quei poveri scheletri che camminavano già morti, verso la morte.Auschwitz è il nome tedesco di Oswiecin, una cittadina situata nel sud della Polonia. Qui, a partire dalla metà del 1940, funzionò il più grande campo di sterminio di quella sofisticata «macchina» tedesca denominata «soluzione finale del problema ebraico». Auschwitz era una vera e propria metropoli della morte, composta da diversi campi – come Birkenau e Monowitz – ed estesa per chilometri. C’erano camere a gas e forni crematori, ma anche baracche dove i prigionieri lavoravano e soffrivano prima di venire avviati alla morte. Gli ebrei arrivavano in treni merci e, fatti scendere sulla cosiddetta «Judenrampe» (la rampa dei giudei) subivano una immediata selezione, che li portava quasi tutti direttamente alle «docce» (così i nazisti chiamavano le camere a gas). Solo ad Auschwitz sono stati uccisi quasi un milione e mezzo di ebrei. Dopo la Shoah è stato definito il termine «genocidio». Purtroppo il mondo ne ha conosciuti tanti di questi tristi eventi e ancora troppi sono in corso sulla faccia della terra. Riconoscere delle differenze non significa stabilire delle gerarchie nel dolore: come dice un antico adagio ebraico «Chi uccide una vita, uccide il mondo intero». Ma mai, nella storia, s’è visto progettare a tavolino, con totale freddezza e determinazione, lo sterminio di un popolo. Studiando le possibili forme di eliminazione, le formule dei gas più letali ed «efficaci», allestendo i ghetti nelle città occupate, costruendo i campi, studiando una complessa logistica nei trasporti, e tante altre manovre e piani di eliminazione totale di questi poveri esseri umani, come potrei essere io o voi, cari amici.  La soluzione finale non è stata solo un atto di inaudita violenza, ma soprattutto un progetto collettivo, un sistema collettivo, condiviso, ed approvato di morte. Perché dobbiamo allora ricordare e commemorare ancora, soffrire, piangere come sto facendo io in questo momento e penso anche voi?  Il Giorno della Memoria non vuole misconoscere gli altri genocidi di cui l’umanità è stata capace, né sostenere un’assai poco ambita «superiorità» del dolore ebraico. Non è infatti, un omaggio alle vittime, ma una presa di coscienza collettiva del fatto che l’uomo è stato capace anche di fare questo. Non è la pietà per i morti ad animarlo, ma la consapevolezza di quel che è accaduto. Che non deve più accadere, ma che in un passato ancora molto vicino a noi, nella civile e illuminata Europa, milioni di persone hanno permesso che accadesse.  Per non dimenticarli mai, parliamone nelle scuole a partire da quelle Elementari, Medie, Superiori, parliamone in Chiesa, negli Ospedali, nelle Piazze, nelle nostre case, dentro alle sale che servono per fare quelle odiose riunioni condominiali nelle quali tutti urlano. facciamo conoscere a chi ancora non conosce, l’obrobrio, la bruttura, la ferocia, la nefandezza, la pazzia e tutti quei componenti che fanno arrivare alla decvisione umana di sopprimere anche solo un essere umano. Non c’è nulla da occultare o non dobbiamo far finta che non sia mai successo, potrebbe ri succedere, Dio non lo permetta!



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