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Non distruggete la ricerca!

Creato il 10 giugno 2012 da Emmecola

Sono una persona che crede nella ricerca scientifica. E quando si parla di OGM, credo che la ricerca sia l’unico strumento che abbiamo per capire se e in che modo questa tecnologia possa essere utilizzata su larga scala come è stato fatto in molti Paesi del mondo. Sono decisioni importanti e difficili che andrebbero prese dopo aver considerato i dati, non le ideologie o le opinioni personali. Gli OGM sono pericolosi? Gli OGM sono utili? Sono queste le domande che dovrebbero guidare le scelte dei governi, e le risposte può darle solo la ricerca scientifica. Per questo motivo ho deciso di sottoscrivere l’appello dell’Associazione Nazionale dei Biotecnologi Italiani (che riporto qui sotto). Se i campi sperimentali dell’Università della Tuscia venissero distrutti, perderemmo l’occasione di ottenere le risposte che cerchiamo in merito alla coltivazione degli OGM. Non importa se siete a favore o contro gli organismi geneticamente modificati, qui si tratta di difendere la ricerca pubblica. Non possiamo continuare per sempre ad appellarci al “principio di precauzione”: la cautela è d’obbligo quando le tecnologie sono nuove, ma prima o poi bisogna essere responsabili e prendere decisioni vere, basate sui fatti e sui numeri. Distruggere un campo sperimentale di OGM significa prolungare questo momento di incertezza e rallentare volontariamente il progresso. E’ un po’ come scegliere di restare immobili in un posto per paura di prendere la direzione sbagliata: probabilmente non ci perderemo, ma non arriveremo mai a destinazione. La ricerca può darci la mappa che ci serve per trovare la strada giusta. Perché rinunciarvi?

In fondo all’appello trovate i link per dare il vostro appoggio a questa causa. Non c’è tempo da perdere: se le cose non cambiano, martedì i campi verranno distrutti!

APPELLO DELL’ANBI

Martedì 12 giugno inizierà la dismissione dei campi sperimentali dell’Università della Tuscia in cui erano coltivati alberi di olivo e di ciliegio, e alcuni filari di kiwi transgenici. Le piante verranno fatte seccare con appositi prodotti chimici, e conseguentemente distrutte. Gli esperimenti, iniziati in campo aperto nel 1998 da una ricerca pubblica avviata nel lontano 1982, potrebbero consentire di selezionare varietà resistenti a diversi agenti patogeni, come funghi e batteri. La riduzione dell’uso dei pesticidi in agricoltura, che tutti auspichiamo, passa anche attraverso lo sviluppo della ricerca scientifica in questo settore. Purtroppo gli esperimenti non hanno ancora dato risultati apprezzabili, dato che le piante arboree hanno bisogno di molto tempo per crescere. Anche per questa ragione pensiamo che la distruzione delle piante vada assolutamente evitata: non è possibile interrompere un esperimento del genere e riprenderlo, magari tra qualche anno, dal punto in cui lo si è lasciato. Fermarsi ora significa, letteralmente, buttare al vento decenni di ricerca pubblica finanziata con i soldi dei contribuenti italiani. Una prospettiva a nostro avviso sconvolgente.

Ricordiamo che gli allarmi, apparsi sulla stampa, di possibili rischi di contaminazione per le colture circostanti, sono completamente infondati. La ricerca si svolge seguendo un rigido protocollo, a suo tempo approvato dalle autorità competenti, che prevede misure di sicurezza molto rigide per quanto riguarda la possibile diffusione del polline: ad esempio, ogni anno vengono rimossi manualmente i fiori da ogni pianta di kiwi, e sterilizzati in autoclave. I ricercatori dell’Università della Tuscia, che hanno condotto le sperimentazioni, sono disponibili a fornire ulteriori informazioni e dettagli a chiunque voglia saperne di più, su qualsiasi aspetto della ricerca, coerentemente con quanto avvenuto per la sperimentazione sul grano in corso a Rothamsted in Inghilterra. La scienza dimostra di non aver paura di confrontarsi e dialogare con la società civile. Anche con coloro che vorrebbero distruggerla.

Come ricercatori e studenti di biotecnologie, siamo convinti che la ricerca, non solo quella sugli OGM, non possa che fondarsi su di una attenta valutazione del rischio che nasca da una seria sperimentazione. Per queste ragioni, facciamo appello alle autorità competenti, a cominciare dal Ministro dell’Ambiente Corrado Clini e delle Politiche Agricole Mario Catania, perché non si disperda irreparabilmente quanto raccolto finora da questa esperienza, anche in termini di capitale umano e competenze, e affinché recedano da questa decisione. Per favore, non distruggete il nostro lavoro. Non distruggete la ricerca. Non distruggete il futuro del Paese.

ANBI – Associazione Nazionale Biotecnologi Italiani

Per sottoscrivere l’appello andate a questo link e lasciate il vostro nome nei commenti.

Volendo, potete anche sottoscrivere la petizione internazionale su Biofortified.



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