C’è sempre qualcosa di magico in ciò che si fa con coscienza.
Come scrivere, parlare, mangiare, aspettare, studiare. O nelle piccole cose che ti riempiono la giornata. Quindi nella cioccolata calda di oggi pomeriggio, che hai dovuto assaggiare solo dopo aver sgrassato il pentolino dal retrogusto di bruciato (proprio così). Credendo di poter gustare quell’attimo, quella cioccolata marrone e omogenea – da ciobar – illudendoti che sarebbe stata così anche dopo averla ingerita con tutto il sapore di bruciato che è riuscita a trattenere.
Certi eventi di una giornata passano in primo piano in maniera assurda senza che tu lo voglia realmente. Magari sei lì che ti progetti un film, e il pomeriggio ti finisce da tecnico informatico nella riparazione di una tastiera senza fili.
Come quando parti convinta delle tue decisioni, che – nel percorrerle – si rivelano scomposte, inadatte, incomplete.
Quelle volte in cui le tue ambizioni superano gli abissi che più ti spaventano. Quando dicidi di non aspettarti niente, perché impaziente e timorosa di una devastante attesa. Intollerante alla quotidianità poni la tua coscienza in condizioni inequivocabili.
Ma ecco l’eccezione. La strada è dritta davanti a te, e decidi di non percorrerla, ritieni che non è il caso. Che dopotutto se il caso è un fatto casuale non puoi deciderlo tu.
Giochi a pari&dispari con te stessa, mentre sei al pari col mondo ma non con la vita. Vorresti scegliere, camminare dentro orizzonti che sono albe, e isole che sono terre inesplorate. Perché conosci te stessa più di chiunque altro e sai di potercela fare, e pretendi che quel momento sia questo qua, che invece continui ad aspettare. Perché delle volte ci sentiamo inappropriati alla realtà.