Credevo fosse finita. Voglio dire: quando il tuo secondo e ultimo figlio ha già abbondantemente compiuto 2 anni e tu non hai intenzione di fare il terzo, pensi di essere fuori da discussioni tipo parto, allattamento, fascia.
Soprattutto, guardandole con il distacco di chi ci è già passato e non ha intenzione di ripassarci, pensi che ne sorriderai e ti faranno anche un po' tenerezza: sono legate a momenti talmente brevi, e tu non pensi che siano scelte che segneranno poi così tanto il futuro tuo e dei tuoi figli.
Non fraintendetemi: so benissimo che una cicatrice da cesareo può darti fastidio per tutta la vita e che il latte materno ha proprietà statisticamente importanti per la salute dei bambini e della madre. Ma penso che ci siano altri fattori che incidono molto di più sul lungo periodo, tipo la salute dell'aria che respiriamo, il clima che si instaura in famiglia, la qualità del cibo che scegliamo.
Esempio: posto che il latte materno ha (statisticamente) proprietà antiallergiche, temo che la composizione dell'aria che si respira conti molto di più nel determinare eventuali allergie e/o patologie all'apparato respiratorio. E che, se allatti anche fino a 3 anni ma la tua famiglia mangia cibi non prevalentemente bio o magari addirittura schifezze belle e buone, molti benefici dell'allattamento al seno vadano a farsi benedire.
Ecco, io vorrei che tutto questo equilibrio zen fosse reale, perché ne avrei tutti i motivi: non ho allattato né portato granché in fascia, ma i miei figli sono sani e felici.
Invece, quando sento parlare di questioni legate al puerperio, è come se un rampino da baleniera mi tirasse dentro contro la mia volontà. Come se improvvisamente il web si trasformasse in uno stadio e io dovessi prendere posizione nella mia curva, non importa se con altri tifosi.
Alcuni mesi e poche settimane fa, alcuni post che ironizzavano sull'allattamento al seno e sulle cosiddette talebane sono stati oggetto di insulti e reciproche polemiche. Ecco, io non mi sono entusiasmata né per l'uno né per l'altro post: non riesco a trovare divertente qualcosa che rivanga una mia ferita. Laddove, badate bene, la ferita non è l'eventuale smacco di non aver allattato, scelta di cui proprio non mi pento, ma tutte le pressioni di chi voleva dirmi che cosa fare con una parte per me molto importante del mio corpo, una parte centrale nella mia vita sessuale ed erotica.
No, non sono una che non ha allattato per non "rovinarsi" il seno. Non sono una modella, non sono una danzatrice professionista, non lavoro col mio corpo. Confesso di essere stata un po' spiazzata dalla consistenza "liquida" che il mio seno aveva preso dopo il secondo parto, ma giusto al punto di arrivare a chiedere consiglio alla mia farmacista e acquistare un prodotto apposito, io che non uso nessuna crema in nessuna parte del corpo.
La questione è più sottile di così, e mi stupisco che in nessun approccio all'allattamento venga trattata.
Viviamo in una società dove le persone sono abituate a pensare il proprio corpo come una cosa propria e inviolabile, di cui nessuna parte è tranquillamente fruibile e accessibile da altri. Ci hanno insegnato che nessuno ci può toccare senza il nostro consenso, ed è sacrosanto. Nessuno dei nostri mariti (spero) si sognerebbe di tornare a casa e cominciare a smanacciarci senza il nostro consenso e senza alcuna delicatezza: si fa con le puttane, mi risulta, e nessuna di noi ci tiene ad essere trattata come tale. E, mi auguro, nessuna di noi si sognerebbe di trattare alla stessa maniera il proprio compagno.
Eppure, improvvisamente, si pretende che una donna cresciuta in questa cultura porga una parte così delicata e importante del proprio corpo, una zona normalmente erogena, a un altro che non la tratterà certo bene. La si esorta a sopportare il dolore di eventuali ragadi e il fastidio di questa simbiosi con un altro essere. La si liquida con fastidio quando questa donna manifesta il proprio disagio nel non disporre più liberamente del proprio corpo e/o del proprio tempo. Le si dice: se non volevi fastidi, potevi prenderti un pesce rosso.
Peggio: non la si prepara nemmeno a tutto questo. Mentre tutti sono pronti a metterti in guardia contro i dolori del parto e nei corsi preparto si parla di training autogeno, respirazione e altri metodi per calmare o ignorare il dolore, si sottolinea solo l'intenso piacere che dà l'allattamento sia alla madre sia al bambino. Beh, vi confesso: a me, abituata a concepire il mio seno come zona erogena, questo "intenso piacere" sbandierato dalla propaganda pro allattamento ha dato più turbamento del dolore. Posso ancora ancora sopportare l'idea di allattare con dolore, ma molte immagini di "allattamento-godimento" mi hanno fatto pensare a una confusione di ambiti morbosa e disgustosa. Per fortuna la realtà è che ti trasformi in una mucca e il massimo godimento fisico che provi è lo stesso di quando ti si svuota un ascesso (se qualcuna prova altro, vi prego, non venitemelo a raccontare, tenetevelo per voi).
Ecco, ora venitemi a dire che sono una superficiale che non ha allattato al seno per ignoranza, leggerezza o vanità. Certo, qualcuno lo farà: la cattiveria non costa niente.
Quel qualcuno, però, si premuri di dirmi in che cosa avrei sbagliato. Perché, a parte il mio latte, ai miei figli non è mancato niente: non il mio amore, non la mia presenza, non il cibo sano, non l'aria buona, non la mia attenzione, non il mio costante impegno a usare ogni mia risorsa per crescere persone felici.