La passione per la scrittura che non sia capace anche di rendersi carnale, pesante e reale come… la realtà, è solo un venticello. E come si fa a passare dalla passione alla realtà?
Che io sappia, c’è solo un modo, e questo sta nella riscrittura e nelle correzioni.
Spesso si scrive sull’onda di una certa emozione, e questa è sincera, ci mancherebbe. Ma è proprio il suo essere emozione che la rende leggera. E noi non lo siamo affatto.
Abbiamo corpacci, teste e per arrivare a comunicare con questi elementi, per stabilire un collegamento, le emozioni non sono sufficienti. A meno che non si pensi di essere aria, e allora attenzione. Perché si è imboccata una strada pericolosa.
È una strada che conduce tra gli scaffali. Dove si è benvenuti finché si ha da spendere qualcosa, e se questo non succede, prego accomodarsi fuori e non disturbare.
Esatto: è più semplice scrivere di passione che di corpi.
Jack staccò alle tre. Lasciò la stazione di servizio e raggiunse in macchina un negozio di calzature dalle parti di casa sua. Appoggiò il piede sullo sgabello e lasciò che il commesso gli slacciasse gli scarponi da lavoro.
Questo è Raymond Carver, tratto dalla raccolta “Da dove sto chiamando”. Che cosa c’è di interessante? Tutto è molto concreto. Sappiamo il nome del protagonista, e quello che fa: stacca alle tre. Lavora in una stazione di servizio e da lì, in macchina, se ne va in un negozio di calzature vicino casa. Lascia che il commesso gli slacci gli scarponi da lavoro.
Per esempio: il fatto che costui si faccia slacciare gli scarponi dal commesso, vuol dire qualcosa? Non lo farei mai per esempio, ma ci penserei io.
Non è poetico né emozionante, è un fatto, che tuttavia ci dice qualcosa sul tipo.
È voluto dall’autore? Probabile, o forse no, chi può dirlo? Perché spesso si scrivono cose che paiono poco interessanti, o si buttano giù di fretta, mentre il lettore riesce a scorgervi un senso più profondo. È la scrittura: spesso contiene degli elementi che l’autore non è in grado di cogliere completamente. La storia è migliore di lui.
Eppure in quell’incipit c’è una forza, e una capacità di rendere reale quel personaggio, da manuale. Certo, qualcuno dirà che tutto questo è possibile solo perché Carver aveva la passione per la scrittura, e perciò…
Non confondiamo i piani.
Se si scrive, è necessario ricordarsi che non siamo idee e concetti, bensì carne e sangue. Non c’è nulla di brutto o triste in questo. È troppo concreto? Ebbene, che c’è di male? L’essere concreti non è niente male perché lì si racchiudono potenzialità notevoli.