“Quello ha la penna facile, diventerà uno scrittore”, si dice.
Uno degli elementi che di solito viene considerato rivelatore di talento è proprio la “facilità” con la quale si riempiono pagine su pagine. Fosse così semplice.
È uno degli elementi che aiuta ma a parte questo, non è certo sufficiente.
La parola è una brutta bestia, e si crede che conoscendo regole grammaticali e di sintassi, oltre ad avere una buona o ottima padronanza della lingua, sia in mano nostra. Che sia stata domata.
Magari.
Non è facile definire che cosa diavolo sia il talento, e ciascuno è persuaso di averlo. Tuttavia, occorre possedere una capacità non comune di sopportare l’impegno che la parola pretende.
Raccontare una storia è una delle attività più pericolose che esistano. Lo so che esiste di peggio, e infatti quando parlo di “pericolo”, intendo al rischio di scrivere di tutto e di più, tranne che narrare una storia.
Attenzione: non voglio affermare che sia necessario possedere la volontà. Si ripete spesso che sia l’unico criterio che conduce al conseguimento dei propri obiettivi. I grandi autori, si dice, lo sono diventati perché non hanno mai mollato.
Lo sono diventati perché possedevano un talento smisurato, e non hanno mai mollato. Che poi la mancanza di talento possa spalancare le porte di una casa editrice, lo so bene. Se guardo a quello che si trova in libreria, lo capisco al volo.
A molte persone sfugge l’aspetto “pratico” della scrittura. Voglio dire: al di là della retorica con la quale la scrittura viene circondata, bisogna costruire una macchina narrativa.
Anche se può sembrare “divertente”, alla lunga l’impegno che richiede la parola, l’ossessione che scatena, spesso allontanano le penne facili. Una macchina narrativa vuol dire un organismo non perfetto, ma che sia capace di andare da qualche parte, anche se la storia può svolgersi in una stanza. Ma un organismo vivo.
Capace anche di rallentare; di zoppicare in certi punti. La perfezione dei grandi autori non esiste, e spesso la si giudica in base a una traduzione che spesso, è una sorta di editing.
Gli aspetti “pratici” della narrazione si imparano attraverso la lettura, certo; la scrittura, si capisce. Il talento, soprattutto.





