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Non è un caso

Creato il 13 marzo 2012 da Oblioilblog @oblioilblog

Non è un caso

La strage perpetuata a Kandahar dal Sergente americano che ha ucciso 17 persone a seguito di un raptus o di un crollo nervoso non è un episodio isolato. Nel 2006, un altro soldato, tale Steven Green, violentò una quattordicenne irachena, bruciò la di lei famiglia e si beccò l’ergastolo. Nel 2005 un gruppo di soldati compì una rappresaglia in seguito alla morte di un commilitone su una bomba: 24 civili assassinati nelle loro case. Finì a processo solo Frank Wuterich, la cui punizione fu un semplice decurtamento della busta paga.

Che la Giustizia abbia un occhio di riguardo per i militari e per i crimini di guerra non serve neanche dirlo: per le 320 stragi di civili commesse in Vietnam, sono stati 203 i soldati indagati, 57 i processati e solo 23 i condannati.

Il problema, sottolineato da una lettera pubblicata dal New York Times, è il sostegno psicologico ai soldati. Si tratta di persone, non super-uomini. Sono circa 2 milioni i militari statunitensi che a turno hanno calpestato i suoli di Iraq e Afghanistan. Spesso giovani o giovanissimi (l’esercito USA ha l’età media più bassa in ambito Nato), arruolatisi per pagare l’università, o immigrati che cercano di ottenere la residenza, o criminali che hanno ottenuto una deroga giudiziaria. Persone costrette a lavorare in scenari da incubo, a sopportare stress inimmaginabili e a subire shock impressionanti.   

Dei due milioni di giovani americani che hanno vissuto l’esperienza del fronte in Medio Oriente, 7.000 sono morti, 300.000 sono stati feriti, una cifra simile ha subito danni cerebrali di varia entità, 250 mila soffrono di Ptsd, un disordine da stress post-traumatico che causa incubi, insonnia, iperventilazione, tachicardia, depressione, tendenze suicide o assassine.

Ogni giorno negli USA si tolgono la vita 18 veterani, in mille al mese ci provano. I soldati muoiono più a casa propria che in battaglia. Perché non hanno supporto, non riescono più a tornare alla vita precedente, non trovano lavoro (il 12% dei soldati tornati in perfetta salute rimane disoccupato), non sanno più relazionarsi con la quotidianità (il 25% dei senzatetto è un veterano).

Nella base di Fort Hood, in Texas, c’è il Resiliency Center, un centro specializzato alla cura dei disturbi psicologici. Quindi molti ex soldati vivono nella zona. Bene, dal 2003 al 2009 90 militari della base si sono suicidati e nella vicina cittadina di Killeen dal 2001 il tasso di violenza domestica è aumentato del 25%. Serve aiuto.

 

Fonte: Corriere e Messaggero


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