Vladimiro Giacchè: l’Italia, l’euro e le unioni monetarie “irreversibili“
«L’Italia deve avere la capacità di guardare oltre gli stretti confini dell’Unione Europea». Con questa convinzione il dottor Vladimiro Giacché ha affrontato il problema della crisi italiana all’interno dell’Unione Europea, una situazione difficile aggravata dal diverso sviluppo delle economie dei singoli paesi. Rilevante è l’analisi dell’unificazione della Germania, che egli giudica un’operazione di mera annessione, i cui effetti sono stati la deindustrializzazione e la distruzione dell’élite culturale della Germania Est. Dopo la laurea, alla Normale di Pisa, ha approfondito gli studi a Bochum nella Germania federale. Attualmente lavora come dirigente nel settore finanziario e dal novembre 2007 è partner di Sator, il gruppo finanziario fondato e diretto da Matteo Arpe. E’ presidente di News 3.0 e membro del Consiglio di Amministrazione del Centro Europa Ricerche.
Nel suo libro Anschluss. L’annessione, l’unificazione della Germania e il futuro dell’Europa, Lei sostiene che l’unificazione della Germania sia stata un’operazione di annessione che ha comportato la deindustrializzazione e la distruzione dell’élite culturale della Germania Est. Come argomenterebbe questa tesi?
Il motivo fondamentale è stato sostanzialmente la convertibilità del marco dell’Est con il marco dell’Ovest e soprattutto il suo cambio alla pari con il cambio dell’Ovest. Sino ad allora i rapporti commerciali tra le due Germanie avvenivano con un cambio di 1 a 4,44 per essere precisi. Questo ha significato non solo la trasformazione del marco dell’Est in una valuta chiaramente convertibile, in linea teorica fatto positivo, ma una tremenda rivalutazione di questa valuta. In pratica, da un giorno all’altro i prezzi dei prodotti della Germania dell’Est sono aumentati del quattrocentocinquanta per cento, anche se qualcuno dice del trecento per cento, perché su alcuni prezzi l’aumento non fu del tutto commisurato. Questo è il punto essenziale, perché questa misura, che era positiva in teoria per i consumatori dell’Est che hanno visto rivalutati i loro risparmi anche se di fatto furono convertiti ad un valore inferiore, fu un provvedimento assolutamente micidiale per le imprese che a quel punto si trovarono del tutto fuori mercato. A questo va aggiunto l’operato dell’Istituto che si occupò di privatizzare l’intera economia della Germania Est. Sostanzialmente con queste privatizzazioni è stato distrutto un valore all’incirca di mille miliardi di marchi. Il punto fondamentale era politico, cioè avere quanto prima un unione politica della Germania. A questo scopo è stata funzionale la stessa unione monetaria che ha forzato in tempi rapidissimi l’assimilazione della Germania Est con la Germania Ovest.
Nel suo libro Titanic Europa, ritiene che le politiche anticrisi adottate dall’Unione Europea ci stiano portando al disastro e che il problema sia cosa fare per evitarlo. Ritiene quindi che l’Europa stia affondando definitivamente? Quale sarà il futuro dell’euro?
Gli squilibri tra le varie parti dell’Europa negli ultimi anni non si sono ridotti ma si sono accentuati. Questo è un fattore fortissimo di disgregazione politica, sociale e per quanto riguarda la solidarietà tra i paesi. L’atteggiamento che si sta riproducendo oggi in Europa verso la Germania nei confronti dei paesi del Sud Europa, è analogo a quanto avvenuto in Germania dove il tedesco dell’Ovest pensa di essere stato un benefattore per quella dell’Est e il tedesco dell’Est di essere stato fregato dall’unificazione. Nel mio libro “Titanic Europa” cerco di spiegare i problemi che ci sono oggi in Europa e uno dei temi fondamentali è che la distanza economica tra le varie parti di questa presunta unità in realtà è aumentata. Questo è il vero fattore di disgregazione che può anche far saltare la moneta unica, perché è evidente che non può sussistere una moneta unica se le economie che l’hanno adottata non solo non si avvicinano tra loro, ma anzi tendono sempre di più a divaricarsi. Questo è uno dei motivi per i quali si può dire che le politiche di austerità antidebito dell’Unione Europea hanno fallito e hanno portato la recessione in diversi paesi. In Italia hanno prodotto una vera e propria depressione economica, termine che non sentiamo molto spesso, ma che invece bisognerebbe dire perché è la realtà. Oggi l’Italia a cinque anni dall’inizio della crisi ha una situazione peggiore di quella che aveva nel ’29 dopo cinque anni dall’inizio della crisi. Se non facciamo una politica economica adeguata per l’Europa, la stessa unione politica può essere un’ulteriore cintura di costrizione e indurre effetti davvero drammatici in molti paesi.È davvero possibile per l’Italia uscire dall’euro?
La prima cosa da dire è che non esistono unioni monetarie irreversibili. Lo sanno bene in Russia dove l’area monetaria del rublo si è disgregata una ventina di anni fa. In realtà, le unioni monetarie che sono saltate dal secondo dopo guerra nel mondo sono non meno di settanta. Ovviamente l’implosione dell’unione monetaria dell’euro avrebbe un effetto enorme, anche perché oggi l’euro è la seconda valuta internazionale di riserva. La questione è come al solito economica, perché se la situazione economica tra vari paesi continuerà a divergere l’unione monetaria europea non potrà che saltare per aria. È chiaro che uscire dall’unione monetaria può avere effetti economici molto rilevanti, per cui potrebbe essere qualcosa di molto simile a quello che era la vecchiaia secondo la definizione di Maurice Chevalier: “una gran brutta cosa però non tanto brutta, se si pensa all’alternativa”.
Quale ruolo può giocare la Russia con l’Europa e in particolare con l’Italia?
La Russia è legata all’Italia da accordi di cooperazione di grandissima importanza che sono venuti prima di accordi con altri paesi europei. Penso soltanto all’operato dell’Eni, al commercio di materie prime ed energetiche, al grande stabilimento della Fiat di Togliattigrad aperto già negli anni sessanta. Ci sono dei legami molto forti e anche negli ultimi anni il commercio tra i due paesi sicuramente non ha avuto problemi. Questo commercio e questi rapporti dovrebbero essere ulteriormente rafforzati, anche perché io penso che l’Italia debba avere la capacità di guardare oltre gli stretti confini dell’Unione Europea.
Fonte: La Voce della Russia