Sì, lo so cosa pensi.
Tu plani su questo scalcagnato blog e trovi quella bizzarra frase sotto il mio nome e cognome: “Prima la storia, poi il lettore”.
E pensi che non ho le idee molto chiare.
Ho già parlato in precedenza del perché e del percome, della ragione che mi ha spinto a scegliere questo motto. E più il tempo passa, più sono convinto di aver compiuto la scelta giusta.
Al centro la storia
Tu penserai che ovviamente con una simile idea in testa io sia destinato per sempre alla marginalità. È possibile, ma solo perché mi ci sono messo, e non per quella frase. Anzi.
Se metto al centro la storia, io non lo faccio mica per parlare a me stesso. Ma per parlare meglio al lettore.
Per me è importante la parola, anzi la parola è la cosa più importante, e viene ben prima del lettore. Ma proprio perché cerco di essere rispettoso nei confronti della parola, credo che riuscirò ad avvicinarmi meglio al lettore.
Un’altra frase che ho fatto mia da tempo è: “Il lettore non sa quello che vuole: glielo devo dire io”.
Scommetto che tu hai da ridire anche a proposito di questa. Non dovresti.
In fondo, buona parte della letteratura, o meglio dei successi letterari, colgono di sorpresa quanti predicano di dover dare al lettore quello che vuole. Dopo, quando arriva il successo, allora si dice:
sì, in effetti. Già già. Però. Eh.
Ma dopo pure io sono in grado di prevedere. Quindi provo ad applicare la politica del “Bastian contrario”? Non credo affatto che sia così.
Cosa ti piace?
Come ho già spiegato, tutto dipende da quello che uno decide di fare. Cosa gli piace? E una volta trovata la risposta, e individuato l’obiettivo (fare arte), ha tolto di mezzo un mucchio di ostacoli e pensieri. Non perdo tempo a spiegare cosa sia l’arte perché mi pare di averlo già fatto, ricorrendo alla definizione di Flannery O’Connor, che per me è valida; e direi di chiuderla qui.
Scelta la strada… Non resta che percorrerla. Qualcuno potrebbe pensare: