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Non insegnate ai bambini

Creato il 11 aprile 2013 da Lundici @lundici_it

L’URLO ALLA LUNA. Giorgio Gaber all’alba del secolo (2003) compone questa canzone. E’ una lirica pedagogica vuota di ornamenti retorici e perbenisti. E’ un richiamo severo al mondo dell’istruzione. Non fu mai eseguita da Gaber perché una morte crudele portò con sé la sua voce allusiva e contromano.

gaber non insegnate ai bambini

“Non insegnate ai bambini”
di Giorgio Gaber, 2003

Non insegnate ai bambini
non insegnate la vostra morale
è così stanca e malata
potrebbe far male
forse una grave imprudenza
è lasciarli in balia di una falsa coscienza.
Non elogiate il pensiero
che è sempre più raro
non indicate per loro
una via conosciuta
.
Ma se proprio volete
insegnate soltanto la magia della vita.

Giro giro tondo cambia il mondo.

Non insegnate ai bambini
non divulgate illusioni sociali
non gli riempite il futuro
di vecchi ideali.
L’unica cosa sicura è tenerli lontano
dalla nostra cultura.
Non esaltate il talento
che è sempre più spento
non li avviate al bel canto, al teatro
alla danza
.
Ma se proprio volete
raccontategli il sogno di
un’antica speranza.

Non insegnate ai bambini
ma coltivate voi stessi il cuore e la mente
:
stategli sempre vicini
date fiducia all’amore il resto è niente.
Giro giro tondo cambia il mondo.
Giro giro tondo cambia il mondo.

A dieci anni di distanza, il suo urlo-alla-luna è più che mai condivisibile perché rivolto a una Società fabbrica di individui omologati, miopi, decerebrati. Refrattari ad alzare lo sguardo verso un “altrove” popolato di culture inedite e colorate.

L’OMBRA DEL PENSIERO UNICO. Il sistema pubblico di istruzione del nostro Paese è chiamato, oggi, a incrociare le lame con un Belzebù dal volto butterato: la cultura mnemonica, assertoria, in pillole. Siamo dinanzi al trionfo del  pappagallismo. Nel suo monitor è in via di estinzione il patrimonio alfabetico che la Scuola accumulò nell’ultimo trentennio del novecento. La causa? Il manifestarsi – all’alba del duemila – di due gravi “miopie” culturali.

Prima miopia. La Scuola, anziché essere fornita delle lenti necessarie per osservare l’odierna cultura complessa e  ramificata, viene costretta a specchiarsi in sbiaditi fotogrammi di nonna Speranza. In questi, si intravvedono soltanto conoscenze parcellizzate da ripetere fedelmente e culture inattuali e senescenti. Entrambe allusive dei piccoli mondi antichi di-un-mondo-che-fu.

Seconda miopia. La Scuola, anziché disporre di saperi plurali e critici, viene instradata su binari univoci e assertori che non alimentano nessun dubbio, nessuna libera interpretazione, nessun consumo critico. Siamo al cospetto di una istruzione/nana che si nutre  di pasticche cognitive avvolte in risibili inconfutabilità.

Per renderle conoscenze/verità – algoritmiche e ricorsive – sono grottescamente verificate tramite Quiz. Attraverso domande sì/no e a scelte multiple predisposte dagli Istituti nazionali della valutazione.

Non insegnate ai bambini

Siamo al cospetto di una “caricatura” del sapere scolastico che – tramite domande catramate e acefale – falsifica il patrimonio genetico delle materie curricolari. Siamo al cospetto di lotterie quadrimestrali e di scrutini rischiatutto di fine anno. Come denuncia Edgard Morin, dinanzi a noi campeggia una Scuola che sta formando soltanto teste “piene” di pillole cognitive disordinatamente accatastate senza vita. Queste, mai disporranno di meccanismi interpretativi-ricostruttivi-reinventivi idonei a  selezionare e ad aggregare logicamente il flusso dei saperi curricolari dando loro un senso e un significato.

Al contrario, aggiunge Morin, è una testa-ben-fatta la sola capace di selezionare, interiorizzare  e trasformare le conoscenze: proprio perché dispone dei meccanismi di connessione e di ri-organizzazione delle conoscenze che danno a loro un senso e un significato (*).

(*) In proposito, vedasi: E. Morin, La testa ben fatta, Milano,   Raffaello Cortina 2000.

Non insegnate ai bambini
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