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Non lasciare scampo al lettore

Da Marcofre

Che cosa rende una storia potente? La lingua, il talento certo, e un mucchio alto così di altre peculiarità, siamo d’accordo credo. Tuttavia è necessaria un’altra qualità che in un certo senso raccoglie tutte le altre, e consiste più o meno in questo.

Non lasciare scampo al lettore.

Che cosa vuol dire?

L’unico modo, secondo me, di capirlo, è di fare un esempio. Come l’incipit del romanzo di Tolstoj “Anna Karenina”.

Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è infelice a modo suo.

Che cosa possiamo notare qui? Semplice: il lettore non ha scampo. Lo scrittore russo asserisce, fissa i confini e questi non possono essere né incerti né deboli. Ci sono quattrocento modi per iniziare una storia, solo uno è quello giusto. Un narratore maldestro avrebbe esordito con:

“Come si sa, tutte le famiglie felici si somigliano”

Come si sa? Andiamo, non scherziamo.

Un altro, magari desideroso di dare alla storia un fondamento scientifico avrebbe osato:

Secondo le più recenti indagini sociologiche, tutte le famiglie felici si somigliano.

Cosa? Non scherziamo.

Qualcuno potrebbe domandare: lo scrittore allora è uno che le spara grosse? Si tratta di una semplificazione.

Sappiamo, eccome, che le famiglie felici non esistono. Lo sono adesso, tra sei mesi, chissà. Pure Tolstoj ne era a conoscenza (infatti scapperà di casa, proprio per sfuggire all’abbraccio della famiglia).

Uno dei criteri che si usano per capire che storia è quella che si legge, o che si inizia a leggere, è il tono della voce del narratore. Che deve contenere anche una buona dose di presunzione, ma non solo.

L’incipit di Anna Karenina contiene l’energia che scaturisce non dalla presunzione, ma dalla riflessione. E l’oggetto di questa riflessione è l’essere umano, quel mistero che un autore decide di esplorare non per capirlo, ma per proporlo a un’umanità frettolosa. E per riuscire nell’impresa, deve amarlo. E quando lo ama si mette al suo servizio, in maniera completa.

Tolstoj scopre un mondo. Non tutto è come ci si aspetterebbe, quindi certi dettagli sfuggono. Adesso qualcuno osserverà che non si può dire che è nei dettagli che uno scrittore dimostra il proprio valore, e poi affermare il contrario, o quasi.

Eppure è così. Quando si è alle prese con una rivelazione, questa colpisce lo scrittore come una fucilata. E si mette a scrivere. Sì, ci sono un mucchio di dettagli da mettere a fuoco, si dovrebbero mettere a fuoco.

Chi l’ha esplosa?

Che calibro era il fucile?

A che distanza è stato esploso il colpo? Eccetera eccetera.

Questi dettagli, ahimè, resteranno per forza di cosa avvolti nell’ombra. Credo di aver già detto che una buona storia è un agguato: capita, e basta.

Dopo, tutti chiederanno: ma non ti sei accorto di nulla? Ci dovevano essere degli indizi! C’erano sicuramente! Non potevi non vedere…

Forse, però è stato talmente bello…


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