Napoli, tra tutti i suoi primati, vanta anche quello di avere la più antica Scuola di sinologia e orientalistica di tutta l’Europa: l’Orientale. Con la predilezione per le tematiche che riguardano l’Asia e l’Africa, non trascura però le culture che sono espressione degli usi e costumi del mondo occidentale rappresentato dall’Europa e dall’America.
L’Orientale, che ha la sede centrale a via Chiatamone, nacque dalla trasformazione, nel dicembre del 1888, del Real Collegio Asiatico evoluzione a sua volta, all’indomani dell’Unità d’Italia, dell’antico Collegio dei Cinesi. Quest’ultimo fu fondato nel 1724 da Matteo Ripa, missionario che dal 1711 al 1723 aveva lavorato come pittore e incisore su rame alla corte dell’imperatore mancese Kangxi. Quando il sacerdote tornò a Napoli, portò con sé quattro giovani cinesi e un maestro di lingua e scrittura mandarinica. Costituì così il primo nucleo della scuola impegnata, da allora, nella formazione religiosa e nell’ordinanza sacerdotale di giovani cinesi destinati a diffondere il cattolicesimo nel loro paese. Il primo riconoscimento ufficiale arrivò, nel 1732, dal papa Clemente XII. In questi anni fu costruito, annesso al Collegio, anche un convitto per la formazione e l’educazione di napoletani dove, nel Settecento, soggiornarono anche il vescovo e compositore sant’Alfonso Maria de’ Liguori e il missionario, proclamato beato nel 1996 da papa Giovanni Paolo II, Gennaro Maria Sarnelli.
Carlo VI d’Asburgo
Con il passare del tempo, con lo scopo di formare nuovi sacerdoti, furono ammessi alla scuola anche studiosi provenienti dall’Impero Ottomano. Altro obiettivo del Collegio era creare anche interpreti ed esperti nelle lingue dell’India e della Cina al servizio della Compagnia di Ostenda, costituita nei Paesi Bassi con il favore di Carlo VI d’Asburgo, per stabilire rapporti commerciali tra i paesi dell’Oriente Estremo e l’Impero Asburgico, nel cui ambito rientrava il Regno di Napoli.
Dal 1736 al 1888, la Congregazione della Sacra Famiglia di Gesù Cristo si occupò dell’educazione dei collegiali e dei convittori. Durante questi anni, dopo l’Unità d’Italia, il Collegio dei Cinesi fu trasformato in Real Collegio Asiatico, struttura divisa in due parti: missionaria e laica, per gli studiosi di lingue asiatiche. Intanto nella scuola si iniziò a insegnare anche arabo e russo, oltre, a partire dal 1878, hindi, urdu, persiano e greco moderno.
Nel 1888 la sezione missionaria della scuola fu eliminata del tutto e il nuovo Istituto fu trasformato in un’università, mentre precedentemente, il Real Collegio Asiatico era considerato una scuola superiore secondaria.
palazzo du Mesnil dell’Orientale
Agli inizi del Novecento l’università passò dal ministero della Pubblica Istruzione al controllo del ministero delle Colonie. Fu affidata all’accademico italiano Carlo Alfonso Nallino un’opera di riqualificazione volta a trasformare l’Istituto nel centro di formazione del personale coloniale. Quando, con la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia perse quasi tutte le colonie, la scuola non riuscì più a garantire una carriera ai propri studenti e trasformò il proprio corso di laurea in “Scienze Politiche per l’Oriente”.
Attualmente l’università possiede tre dipartimenti: Asia Africa e Mediterraneo, Scienze Umane e Sociali e Studi Letterari, Linguistici e Comparati.
Fonti: Vincenzo Pavoni, Renato Sironi, “Quale università”, Alpha Test, Milano, 2011
Antonio Schiavulli, “La guerre lirica”, Giorgio Pozzi, Ravenna, 2009