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“Non mi ami ancora” di Jonathan Lethem

Creato il 26 aprile 2011 da Sulromanzo

“Non mi ami ancora” di Jonathan LethemSu Wikipedia è definito una 'commedia erotico musicale' (senza trattino).
Prima di verificare l'autorevole fonte avevo deciso che l'incipit della recensione a questo libro di Lethem (riedito dal Saggiatore nel 2011) sarebbe stato: 'mah'; adesso riservo l'interiezione dubbiosa non più al libro (e al mio giudizio su di esso), bensì alla lapidaria definizione wikipediana. Insomma, non posso dire che il libro non mi abbia lasciata perplessa, ma, come accade per tutte le tassonomie, anche in questo caso bisogna sottolineare quanto di questa storia rimanga fuori dalla definizione in cui sono incappata (a lettura avvenuta).
Commedia? A me, oltre all'urgenza di tornare dai personaggi, Non mi ami ancora ha comunicato una profonda solitudine e un senso di inadeguatezza generazionale, la consapevolezza di non sapere dove si stia andando pur fra astratti furori e improbabili aspirazioni alla grandezza. Insomma, la protagonista Lucinda è confusa e vive in maniera disordinata, è pronta ad abbandonare il suo appartamento per affidarsi completamente a un misterioso (finché è voce al telefono) quanto prosaico (visto dal vivo) reclamante telefonico; non deve riflettere prima di farsi tagliare artigianalmente i capelli dalla batterista del suo gruppo e si affida al vaticinio di un'insegna luminosa raffigurante due piedi (uno sano, l'altro malato). Si trascina da una relazione all'altra nel tentativo di affermarsi attraverso la seduzione, e crede che la risposta a tutto sarà (banalmente): l'amore.

A me questo non sembra allegro. Poco interessante, nei suoi risvolti sentimentali; poco originale (ancorché realistico), nella descrizione di una generazione che ha fatto del precariato (soprattutto sentimentale) uno stile di vita, ma di sicuro non allegro. A meno che 'commedia' non si intenda in senso filologico, e dunque non si riferisca al lieto fine (non anticipo nulla che non siate in grado di capire sin dalla prima pagina, su come la storia è destinata a finire. Eppure la lettura risulta ugualmente piacevole, non temete).
Quanto all'aggettivo, sì, c'è una componente erotica, se vogliamo calcare semanticamente la mano sulla presenza di diverse scene di sesso abbastanza esplicite, ma non mi sembra la caratteristica principale del libro, infatti, ribadisco, la tensione alla seduzione in Lucinda è funzionale alla ricerca di conferme e di protezione.
Non saprei come definirlo, questo libro di Lethem, ma c'è una band musicale squattrinata e scalcinata, un artista concettuale che crea un ufficio finto per veri reclami (e un concerto silenzioso – solo nelle sue intenzioni), un rapitore di canguri (ma a fin di bene), un chitarrista che guarda ossessivamente lo stesso film per cogliere le implicazioni nascoste delle scritte sullo sfondo. Oh, e anche uno sniffatore di ascelle (altrui). Tutti oltre a Carl il reclamente, elemento di disturbo ma fattore che genera, in fin dei conti, quasi tutte le svolte narrative del testo. È in un brindisi di metà racconto che emerge l'idea per cui un romanzo si deve giudicare dai personaggi secondari. In tal caso, considerando che tutti i personaggi sono subordinati a Lucinda, e forse tutti più interessanti di lei, saremmo portati a dire che questo è un gran romanzo, ma non è così.
Sono arrivata a Lethem nella convinzione che sarebbe stato un altro degli autori statunitensi da seguire con interesse, ma per il momento è stata appagata solo la mia voglia di storie, mentre il desiderio di ritrovare la voce di un autore da amare è rimasto deluso. Gli altri titoli di questo autore sembra possano valergli una rivalsa e li leggerò al più presto, per far pendere la bilancia del mio giudizio verso l'ammirazione o verso l'indifferenza. Dunque, in attesa di ulteriori elementi, Lethem può accusarmi o constatare impotente, rivolgendosi a me: 'non mi ami ancora'.


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