Magazine Cucina
Ognuno ha le sue debolezze e le sue dipendenze.
Io amo le persone vere, sfogliare il quotidiano distesa a pancia in giù, il profumo della biancheria quando esce dalla lavatrice, la cioccolata preparata con il cacao giusto, annusare i libri appena acquistati, le scarpe pulite, l'ennesimo caffè, scoprire storie da raccontare e da cucinare.
Ci sono dei giorni in cui tra famiglia, casa, lavoro, il blog, l'altro lavoro, Maggie e rogne assortite faccio fatica a cucinare.
Guardo i miei appunti sparsi ovunque, apro il frigo e osservo, riosservata, formaggi, verze e radicchi freschi, pezzi di carne o di pesce. Un'intenso scambio di sguardi interrotto da un cicalio che avvisa che la porta dell'elettrodomestico è aperta da troppo tempo. Entro in dispensa annusando: farine, spezie, pasta di grano duro, olii, birre, vino..anche loro guardano me e sembriamo tutti in attesa di Godot.Del resto se esiste il blocco dello scrittore deve esistere anche il blocco del cuoco, no? Quelle giornate in cui faresti qualsiasi cosa, compreso lavare le tende, tutte insieme, pur di non accendere il piano di cottura. Che se mi concentro riesco a preparare la moka col pensiero."Oddio ho perso la vena!" che detto così ti fa sentire un'infermiera un pò distratta ma che rende l'idea del patè d'animo di certi momenti.Chiunque si aspetterebbe, entrando nella casa di una persona che vive la cucina a tutto tondo, di trovare sempre il lievito rinfrescato, il formaggio appena preparato, il pane che lievita e i biscotti da credenza che fanno bella mostra di sè nella credenza, appunto.L'unico piatto pronto tollerato i croccantini degli abitati pelosi della casa, come da disposizione medica. In questi casi, rari per fortuna, urge una terapia d'urto. La mia è il classico chiodo-scaccia-chiodo: la cucina mi ha tolto le energie? E io le recupero attraverso la cucina condivisa ovvero cucinare, anche delle cose semplici, basiche, in compagnia di amiche, senza stress, tra chiacchiere, farina ed un bicchiere di vino.
Uno di questi momenti è stato un paio di giorni fa con Elisabetta. "Arrivo con due farine, la planetaria e una bottiglia di Garganega che voglio farti assaggiare". E alle 10.00, dopo una bella tazza di caffè fumante, è iniziata la cura d'urto impastando "le bissete", biscotti a forma di esse, preparati senza burro e con un po' di olio evo, che arrivano direttamente dalla tradizione ebraica, come viene ben spiegato in questo bellissimo post.Ne abbiamo preparati tanti utilizzando due farine diverse e testando in loco la necessità di idratare maggiormente l'impasto rispetto alla ricetta tradizionale, provando una volta con uovo intero ed una volta aumentando l'olio evo.Li abbiamo assaggiati, tra una chiacchiera ed un'altra, un libro ed un'altro, un sorriso ed un'altro, giudicandoli severamente e ci sono piaciuti. Così tanto che li abbiamo impacchettati. Del resto ne avevamo preparati oltre 250 :)
La cura è servita? Certo che si, non avevo dubbi in proposito. E i frutti nei prossimi giorni.
Ingredienti500 gr di farina Petra 9 o Petra 5, 250 gr di zucchero, 3 uova bio, 4/5 cucchiai d'olio evo, cannella in polvere a gusto.ProcedimentoInserire tutti gli ingredienti nella planetaria e lavorarli alla velocità minima con la frusta a foglia osservando l'impasto man mano che si amalgama: diventa prima quasi un couscous e successivamente un impasto liscio.Pizzicarlo con le dita per verificarne la consistenza: non deve essere troppo duro nè troppo morbido da appiccicarsi alle dita. Avvolgere la palla di pasta con la pellicola e lasciarle riposare in frigo per circa 30'.Nel frattempo coprire le leccarde del forno con la carta antiaderente e portarlo a 180°. Prelevare dalla pasta la quantità di una noce, lavorarla brevemente fino ad ottenere un bastoncino di circa 10 cm di lunghezza e disporlo sulla leccarda dandogli una forma ad esse. Continuare fino a coprirne la superficie. Non essendoci lievito i biscotti non lieviteranno per cui possono essere disposti abbastanza vicini l'uno all'altro.Cucinare i biscotti per circa 15' e sfornarli che siano un po' morbidi in quanto con il raffreddamento risulterebbero poi troppo croccanti.Serviteli con un buon vino, magari passito, in compagnia di una persona vera.
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