Pubblicato da lapoesiaelospirito su dicembre 21, 2011
di Meth Sambiase
Il dove è cominciato nella mail.
Il come è stato un invito simile ad un gravame, un impegno etico, da cui è faticosamente difficile scivolar via, una sorta di chiamata alla scrittura di un testo poetico che fermasse l’impegno lirico delle proprie ricerche per convergere in una poesia sociale.
Il perché è connesso dalla cronaca, in un liquido d’inchiostro nero che sembra capace di smarrire l’identità del tu, come l’ha smarrita (caso sconnesso) Firenze, città che ama ricordare se stessa come madre della lingua (madrelingua) italiana eppure ha visto l’elaborazione di un pensiero di morte, che ci si augura unico o in umana pietà estremamente raro, “l’adesso si uccide” chi non padroneggia la carta d’identità nazionale, l’extraitaliano (chiamamolo così).
Il chi è stata una metabolizzazione in forma poetica di questi accadimenti da parte di un migrante, Arnold de Vos, olandese e poi trentino, che ha inviato a Gianmario Lucini un lavoro in dedica “ai migranti di ogni razza e specie dispersi”.
Lucini (migrato in gioventù anch’egli) ha aperto una nuova pagina sulla sua Poiein “Non possiamo tacere!” distribuendo un invito a riempirla (eccola la mail) con un’esortazione “Suggerirei di raccogliere e RISPONDERE al civilissimo appello (le strofa di de Vos) che peraltro ci giunge da un migrante, con un PING PONG di poesia….in modo di dare una voce al disappunto per i fatti di Firenze e di Torino… So che molti non sono d’accordo con questo tipo di poesia e quindi non mi aspetto una messe abbondante di risposte, ma sono curioso, testardo e provo: vediamo cosa succede. In coscienza, non mi sento di stare a guardare…”
E’ una forma d’amore, sebbene imperfetta, quella che chiama alla poesia l’Altro, non tanto una bocciatura sulla cristallizzazione tipologica (Lirismo, ricerca, d’estrazione civile, classicheggiante, pastosa, liquida, erotizzante e chi ne ha più ne scriva, visto che si potrebbe continuare a riempirne di fogli, l’etichettare è un modus critico che non conosce né storicismo né recessione).
Ma balza alle orecchie della memoria un pezzo di discorso tenuto una sera di questa fine estate, alla conclusione del Festival della Poesia di Modena, da un altro Gianmario, Gianmario Villalta, che stigmatizzava la ricerca poetica contemporanea come prevalentemente lirica, o forse, nella semplicità del giusto, nella maggior produzione di poesia lirica di questo momento storico, profondamente individualista, cuore e fibra di quel “mai uno potrà essere equivalente a molti” (Sofocle).
Il dualismo non è fortunatamente mai netto, la teoria delle ombre non è applicata al fare poetico. Sarà però d’interesse “educativo” aspettare la fine della lunga pagina di Poesis e leggerne contenuti e (contare le) firme che si agganceranno come catena agli anelli di Arnold de Vos e Lucini.
Io, sono un anello della quarta pagina.
Arnold de Vos
Ai propilei del cuore
Per i migranti di ogni razza e specie dispersi
Se un animale mette le mani in avanti
vuol dire che ha bisogno di te.
Ti legge negli occhi che hai voglia di fuggire
per paura dell’affetto strano:
l’alfabeto non scritto delle emozioni senza richiamo,
esperanto universale dei senza speranza
che però ci provano, ai propilei del cuore
a entrare nell’adito riservato al tuo dio privato,
al quale fai risalire i dettami del comportamento.
Sulla soglia la specie scricchiola
davanti al consesso dei numi senza nome
rigettati in nome di un dio vano.
+++
Meth Sambiase
Non sono inumano\a
ho sempre delegato e non rifiutato
non è un impulso non sono imputabile,
perché in principio Dio creò i meridionali
(i napoli, soprattutto)
le femmine brutte e i ricchioni
d’altronde, come possa io trovare il biasimo
non nei diritti ma fra i rovesci: lo negheresti?
Noli mi tangere, li ho avuti sui nervi
(una dichiarazione d’intenti)
nero su bianco, ogni bene a quelli che vendono
gli occhialini in riviera, li compro sempre
(poverett) per trenta soldi così li moltiplicano
come i pani integrali e i pesci tropicali
e i cinesi? pago una candelina ottocentesimi
da noi ne vogliono due euro
non c’è paragone, è a getto continuo
non stanno con le mani in mano
ha detto quell’impiccione del terzo piano
che non li vedi dagli imbarcaderi
ma negli aeroporti più illuminati
mormorano non urlano non ce n’è uno alla morgue
(rin)civili, senza un impiccio.