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Non prendermi alla lettera! Il linguaggio non letterale e le difficoltà dei bambini

Da Jessi

Difficile da capire, da dire e da spiegare.

Difficile a tal punto che l’apprendimento completo delle forme non letterali si ha dopo i dieci anni. Quando si discute sulla prima lingua, si pensa sempre che dopo i tre, quattro anni, la cosa è fatta.

Invece, non è così.

Ci sono poi alcuni percorsi di sviluppo particolari in cui queste complessità del discorso rappresentano degli ostacoli ancora più grandi, per esempio per i bambini e le bambine con alcune disabilità specifiche, come Autismo, Sindrome di Down, Deficit attentivo, Disabilità cognitiva o SLI.

Se è abbastanza facile per i familiari e gli insegnanti riconoscere gli errori di pronuncia, quelli grammaticali o sintattici, molto più complessa è l’intercettazione di questo tipo di errori che riguarda il nostro ‘saper fare le cose con le parole‘, cioè saper andare oltre il significato letterale per capire e far capire le intenzioni comunicative. Dato che le espressioni non letterali sono molto numerose e varie nel linguaggio degli adulti, c’è il rischio di non essere chiari quando parliamo con i bambini e anche quello di fraintendere le loro difficoltà, pensando ad esempio che sono maleducati o irrispettosi quando non si esprimono come ci aspetteremmo o quando non ci capiscono.

Qualche approfondimento è già stato proposto, ne riparleremo ancora nei prossimi giorni, intanto un anticipo: secondo voi qualche finale della storia preferiscono i bambini e le bambine di 6 anni, per la vignetta seguente?

Zio Paperone non fa altro che parlare di soldi. Paperino si è stufato e gli dice: “Cambia disco!”

Finale1 (Picture3): Zio Paperone cambia argomento e parla d’altro

Finale2 (Picture4): Zio Paperone va al giradischi e cambia disco


 

Cambia disco!!

Cambia disco!!


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