Una delle più comuni domande che alleggia nelle menti di chi cerca, ormai da una vita, di recuperare il proprio peso forma è senz’altro questa: “Perché non riesco a stare a dieta?” Bel quesito, verrebbe da dire!
Sarà per caso colpa della dieta sbagliata, assurda da un punto di vista scientifico, oppure delle carenti informazioni alimentari in nostro possesso? O magari della scarsa forza di volontà che, inesorabilmente, spazza via la nostra motivazione di partenza? Beh, di fatto potrebbe essere corretta ciascuna di queste ipotesi, ma poiché il condizionale, almeno in questo caso, non c’è per niente utile abbiamo deciso di rivolgerci a quattro diversi esperti di nutrizione – nello specifico il Dott. Buracchi, il Dr. Attilio Francesco Speciani, Roberto Albanesi e il Dr. Davide Bianchini – e chieder loro di fare chiarezza sull’argomento elencandoci i principali motivi che rendono davvero complicato portare avanti una dieta.
Vediamo cosa hanno risposto:
Dr. Davide Bianchini - Dietista
A mio avviso le motivazioni possono essere raggruppate in tre gruppi.Del primo fanno parte le persone affette da malfunzionamenti di tipo fisiologico, come l'ipotirioidismo ad esempio. In questi casi la cura, risolve anche il "non dimagrimento". Nella mia esperienza personale, i casi che mi sono capitati sono meno dell'1%.
Del secondo tutte quelle persone che, seguite o no da un professionista, nel tentativo di dimagrire mangiano sempre meno o eliminano alcuni nutrienti dalla dieta tipo i carboidrati. La reazione che si ottiene è di autodifesa dell'organismo, che tende a consumare le stesse calorie che si introducono, funzionando al risparmio ed anche ad assimilare di più per uscire da questa situazione di deficit. In questi casi la soluzione è mangiare di più e magari rivolgersi a un professionista competente.
Del terzo e ultimo gruppo fanno parte quelle persone che, inconsciamente, remano contro i loro obbiettivi. Queste persone vivono nella paura di non dimagrire, tanto da auto-sabotarsi (non percepiscono il dimagrimento anche quando è presente, vedono il cibo dappertutto e ci pensano continuamente, trovano le tentazioni irresistibili).Per questo poi alla fine trovano giustificazioni ai fuoriprogramma che si concedono (ho saltato i carboidrati perchè non scendevo, ho bevuto il vino perchè non vedendo risultati mi sono innervosita e non ce l'ho fatta più), in questo modo di fatto non seguono il programma, ma si convincono che non sia questa la causa dei non risultati.
C'è da dire che molto spesso le persone del secondo e terzo gruppo coincidono, passano in pratica dall'uno all'altro.
Il mio consiglio è, dopo aver fatto le opportune indagini per assicurarsi del corretto stato fisiologico, di concentrarsi su "COSA VOGLIO FARE PER ESSERE FISICAMENTE COME DESIDERO" e non sul perchè non dimagrisco, altrimenti si resta impantanati su di un presunto problema, che in reltà non esiste.
Cosa potete fare per dimagrire? Affidatevi a un professionista che possa darvi un programma nutrizionale adatto a voi, al vostro metabolismo (dopo averlo adeguatamente stimato), alla quantità di chili ancora da perdere, che sappia motivarvi, che vi dia gli strumenti per non cadere negli auto-sabotaggi psicologici e per gestire la fame emotiva, che renda la vostra dieta un percorso gratificante e felice, percorso che renda voi una nuova persona.
Dr. Davide Bianchini - Dietista
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Roberto Albanesi - Divulgatore scientifico
Dopo attento esame di coscienza, ho capito che non riesco a stare a dieta per quattro motivi principali. Il primo è che la dieta è spesso associata all'esercizio fisico che a me pesa moltissimo. Di conseguenza ogni umano sgarro alimentare non viene bruciato dall'esercizio e diventa praticamente impossibile ottenere risultati sul lungo periodo con una dieta che di fatto è troppo rigida. Il secondo è che non ho la minima coscienza alimentare, cioè non so come operare sostituzioni sensate del piano dietetico che mi viene proposto, piano che alla lunga, senza ritocchi, diventa molto monotono. Quando vado al supermercato non so leggere le etichette nutrizionali e la mia spesa rende la dieta molto approssimativa. Il terzo è che non so resistere a inviti di parenti e amici per cui, se sto a dieta per sei giorni, al settimo rovino tutto! Anche limitandomi (e non è facile perché gli altri ti giudicano subito una "malata"), mangio molto di più del dovuto, tanto che ho l'impressione che i chili che ho preso negli anni siano dovuti soprattutto a questi incontri dove la cucina è spesso il collante fra le persone. L'ultimo motivo è che non so rinunciare a certi cibi che finisco sempre per aggiungere al piano alimentare indicatomi. Ora so che la strada è: "sport + informazione alimentare + maggiore forza di volontà". Lavorare sulla consapevolezza di questi concetti è più importante che seguire meccanicamente una dieta.
Roberto Albanesi - Divulgatore scientifico
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Dr. Attilio Francesco Speciani - Medico chirurgo, specialista in Immunologia, docente nei Master di Nutrizione delle Università di Bologna e Milano
Per almeno due motivi: Il primo è perché fai una prima colazione ridicola, e il secondo è perché continui a usare qualcosa per dolcificare, anche se a basso contenuto calorico.Le diete partono dalle prime colazioni e la maggior parte dei consigli dietetici che vedo limitano le calorie, con tristi prime colazioni a base di una fetta biscottata spalmata con un velo di marmellata senza zucchero e una tazza di tè, che forniscono all’organismo un quantitativo minimo di calorie (da 30 a 40) che non sono certo sufficienti a generare senso di sazietà. Inoltre non stimolano la produzione di leptina, un ormone che stimola il dimagrimento. La prima colazione dovrebbe dare un segnale di ricchezza, cui l’organismo risponde producendo leptina e consumando grasso. Di fronte a un segnale di povertà si percepisce invece uno stato di carenza e giustamente, dopo poco tempo, si interrompe la fatica dimagrante mettendo su di nuovo (con gli interessi) il peso perso. Per chi ha il tuo problema, se devi per forza usare 1200 calorie in tutta la giornata, 600-700 andrebbero mangiate nella prima ora dal risveglio.
Poi c’è l’aspetto della dolcificazione: devi sapere che i nostri geni non sono mai stati abituati ad avere a disposizione risorse di sostanze dolci, e così l’essere umano è evoluto, nell’ultimo milione di anni, per capire che quando c’è un segnale dolce (zucchero, miele, stevia, dolcificanti ipocalorici) il nostro organismo viene stimolato a fare man bassa di carboidrati. Se non nello stesso pasto, sicuramente in quello dopo.
Dr. Attilio Francesco Speciani - Medico chirurgo, specialista in Immunologia, docente nei Master di Nutrizione delle Università di Bologna e Milano
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Gabriele Buracchi - Nutrizionista Psicologo
Il problema fondamentale è che, proprio da parte degli specialisti del settore e da parte degli organi di informazione, e quindi anche da parte della maggior parte delle persone “comuni”, la dieta viene sempre considerata sia come un qualcosa di scisso e indipendente dalla personalità (gusti, bisogni, abitudini, credenze) di chi la chiede, e sia sempre e necessariamente come una dieta dimagrante.Direttamente collegato a questo è il modo con cui queste vengono “confezionate” e “consegnate”.
E’ ancora prevalente il metodo prescrittivo, come se si trattasse cioè della prescrizione di un farmaco. La dieta, cioè il modo in cui si mangia, è una componente integrante fondamentale della nostra vita e non è come prendere: “2 pillole al giorno prima dei pasti”. Mi sono capitati pazienti, numerosi, che mi hanno riferito di essere stati derisi e praticamente insultati dallo specialista cui si erano rivolti perché non avevo raggiunto i risultati assegnati.
Altro aspetto del problema è proprio nelle diete che vengono consegnate alle persone. Sembra impossibile ma ancora il tipo di dieta prevalente è la dieta dissociata, un controsenso scientifico. Le persone si ritrovano ancora a dover combattere con le calorie, visto che viene fatto loro credere che per dimagrire è necessario ridurle, come se fosse la stessa cosa assumere 100K.cal. da 25gr. di zucchero o da 850gr. di ravanelli (tanti ne servono).
Perché è così difficile portare avanti le diete dimagranti? La risposta non è poi difficile da trovare se la si vuole davvero cercare: perché la stragrande maggioranza delle diete che vengono proposte sono oggettivamente infattibili e assurde da un punto di vista scientifico, non tenendo inoltre in nessuna considerazione la persona a cui sarebbero dirette.
Gabriele Buracchi - Nutrizionista Psicologo
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