Pubblicato da lapoesiaelospirito su giugno 10, 2012
di Anonimo
1
non sai che cosa perdi, sai che perdi
te ora – E ai suoi capezzoli beveva
venticinque anni fa la prima figlia,
e ora ci sei tu.
E questa notte la notte è
diversa dal mio premio: c’era una volta
per tutte, E la pietà è su questa madre
cara, che dice a me *sei tu mia madre*.
2
maggio selvaggio, dove uno vuole
TUTTO: anche essere donna, che
io teneramente ti ami, anche lavorare,
e mancare e sfiancare solo
sé. ma i bambini non ancora sono
la vita e non ci sono e neanche nati
ora e questa ora porta gioia e noia.
E lei colpisce, e l’abilità si arma.
3
restate infanzia. e l’aria viva è
chi non aspetto più. uscite ora
liberamente dalla piazza. voi
siete la piena opaca che non sa
perché si vive, e allora siete i piccoli
bambini e innocui. e veramente io
non sarò come voi; da qui non posso più
continuare nel cielo le sequenze.
4
quando il mattino guida a questa terza
dominazione lunga, cioè il sesso
di uno e una: dove il luogo è stretto,
è contro la finestra… e alla finestra
deve accadere tutto: la viltà
è a chi la scrivi ed una diffusione
di bene e seme è fatta e non morendo
hai vinto tutto questo, e non ti basta.
5
exit aër, ma prima deve dire
*sono un gesto gratuito*, io sono sempre
la povertà. scompare l’aria tutta
invisibile (era un uomo) (era
i diecimila istanti del suo alcool:
buon sangue); e un giorno è un giorno fortunato
con l’abbraccio più forte, e la caduta
non c’è più, c’è lo sfogo.