L’afflizione di Alessandro Gilioli mi pare sincera, ma temo sia in errore nel ritenere che l’imbarbarimento dello scontro politico sia arrivato a darci gli episodi di contestazione a Dell’Utri e a Schifani, come esito finale di quindici anni di berlusconismo, per una sorta di contaminazione, perché «sono saltate le regole di civiltà e di confronto […] e le hanno fatte saltare loro». In realtà, «l’idea che la guerra civile fosse alle spalle da venti o trent’anni e che quindi ci si potesse confrontare riconoscendosi in regole democratiche condivise», che gli pare fosse garantita e quasi sancita dal cosiddetto «arco costituzionale», è sempre stata enunciata e non si è mai fatta sostanza: anche nei momenti in cui Dc e Pci hanno dato le più riuscite prove di consociativismo – fino al 1989 e dopo – l’avversario è sempre stato un nemico e una definitiva resa dei conti non ha mai smesso di essere nei sogni delle forze in campo (se non dei rispettivi ceti politici, dei due popoli che non si sono mai sentiti uniti nella stessa storia). Le regole di civiltà e di confronto sono sempre state sacrificate, e le hanno sempre fatte saltare «loro». Ci si è delegittimati a vicenda, da sempre, e dal 1994 in qua il degrado si è solo fatto più evidente: non c’è mai stata un’età dell’oro, si trattava di una patina. Talvolta, è vero, parve vigente un galateo, ma ebbe sempre a dimostrarsi assai fragile, le violazioni parvero sempre necessarie, la patina saltò, fu riattaccata, e saltò ancora.Consiglio ad Alessandro Gilioli di trovare lenimento nella lettura di Virgilio Ilari (Guerra civile, Ideazione Editrice 2001), che forse potrà convincerlo del fatto che Berlusconi non è la causa ma l’effetto di un degrado che data mezzo secolo: Berlusconi ha solo illuso i suoi che una definitiva resa dei conti fosse possibile, rinfocolando braci mai sopite, di qua e di là. E dunque penso che il titolo che Alessandro Gilioli dà al suo post pigliandolo da una canzone di Fabrizio De Andrè (Sono riusciti a cambiarci, ci son riusciti, lo sai) dovrebbe essere sostituito dall’analogo della strofa precedente (Non sei riuscito a cambiarmi, non ti ho cambiato, lo sai).
L’afflizione di Alessandro Gilioli mi pare sincera, ma temo sia in errore nel ritenere che l’imbarbarimento dello scontro politico sia arrivato a darci gli episodi di contestazione a Dell’Utri e a Schifani, come esito finale di quindici anni di berlusconismo, per una sorta di contaminazione, perché «sono saltate le regole di civiltà e di confronto […] e le hanno fatte saltare loro». In realtà, «l’idea che la guerra civile fosse alle spalle da venti o trent’anni e che quindi ci si potesse confrontare riconoscendosi in regole democratiche condivise», che gli pare fosse garantita e quasi sancita dal cosiddetto «arco costituzionale», è sempre stata enunciata e non si è mai fatta sostanza: anche nei momenti in cui Dc e Pci hanno dato le più riuscite prove di consociativismo – fino al 1989 e dopo – l’avversario è sempre stato un nemico e una definitiva resa dei conti non ha mai smesso di essere nei sogni delle forze in campo (se non dei rispettivi ceti politici, dei due popoli che non si sono mai sentiti uniti nella stessa storia). Le regole di civiltà e di confronto sono sempre state sacrificate, e le hanno sempre fatte saltare «loro». Ci si è delegittimati a vicenda, da sempre, e dal 1994 in qua il degrado si è solo fatto più evidente: non c’è mai stata un’età dell’oro, si trattava di una patina. Talvolta, è vero, parve vigente un galateo, ma ebbe sempre a dimostrarsi assai fragile, le violazioni parvero sempre necessarie, la patina saltò, fu riattaccata, e saltò ancora.Consiglio ad Alessandro Gilioli di trovare lenimento nella lettura di Virgilio Ilari (Guerra civile, Ideazione Editrice 2001), che forse potrà convincerlo del fatto che Berlusconi non è la causa ma l’effetto di un degrado che data mezzo secolo: Berlusconi ha solo illuso i suoi che una definitiva resa dei conti fosse possibile, rinfocolando braci mai sopite, di qua e di là. E dunque penso che il titolo che Alessandro Gilioli dà al suo post pigliandolo da una canzone di Fabrizio De Andrè (Sono riusciti a cambiarci, ci son riusciti, lo sai) dovrebbe essere sostituito dall’analogo della strofa precedente (Non sei riuscito a cambiarmi, non ti ho cambiato, lo sai).
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