La regular season del College Basketball si è di fatto conclusa e in attesa di farci rapire dalla pazza March Madness diamo un’occhiata a due giocatori che si sono fatti notare fin qui e saranno certamente protagonisti al prossimo Draft NBA di giugno. Difficile che possano contendere la prima scelta assoluta a Jahlil Okafor di Duke, tra l’altro Freshman e Giocatore dell’Anno dell’ACC, ma quasi sicuramente non usciranno dalla Top 5: uno era atteso, Karl-Anthony Towns di Kentucky, l’altro meno, D’Angelo Russell di Ohio State, entrambi matricole – tutti e due Freshman dell’anno per SEC e BIG TEN rispettivamente – e entrambi – uno pivot, l’altro playmaker – sempre vivisezionati dagli scout del piano di sopra.
NBA Mock Draft 2015 – Top 30 Prospects by Basketcaffe.com
Entrambi sono stati osservati dal vivo da un signore del calibro di Phil Jackson, oltre che quasi tutti gli altri dirigenti NBA. Il Maestro Zen, presidente dei New York Knicks che avranno certamente una delle prime 4 scelte al prossimo Draft, è andato a Columbus per vedere Russell con Ohio State e poi è volato a Lexington per vedere Towns, e gli altri talenti di Kentucky come Cauley-Stein, Booker e Lyles, sia negli allenamenti, sia nella gara vinta contro Arkansas (una delle 31 vinte in altrettante gare!). Oltre tutto Jackson è stato multato dalla NBA perchè ha espresso un commento su Russell (“Great prospect”), cosa non concessa dal regolamento trattandosi di un giocatore non ancora eleggibile per il Draft. Ma vediamo più nel dettaglio queste due stelle del futuro.
KARL-ANTHONY TOWNS
Karl Towns, lungo dominicano classe 1995 di 213 cm per 112 kg, non poteva non andare a Kentucky visto che coach Calipari lo aveva addocchiato quando lui era il ct della nazionale caraibica. Inoltre Towns, che ha raccontato di avere sempre seduto su una delle sue spalle l’amico immaginario “Karlito” (!), era già una stella quando era al liceo a St. Joseph, nel New Jersey, lo stesso di Andrew Bynum, ex di Lakers e Cavs. E’ un lungo moderno, con grande IQ cestistico, ottimo ball handling e mani dolcissime, anche per il tiro da lontano: soprattutto è bravissimo nell’andare a rimbalzo dove sfrutta le mani forti, ha sempre la posizione giusta e buonissima coordinazione, anche per muoversi in difesa dove è uno stoppatore più che discreto nonostante non sia un atleta incredibile. Deve irrobustire la parte alta del corpo e dimostrare di avere un tiro da tre affidabile, oltre che limare alcuni tratti spigolosi del suo carattere che spesso lo portano ad entrare in collisione con arbitri, avversari ma anche gli stessi compagni.
Towns viaggia a quasi 10 punti e 7 rimbalzi a sera con 2,4 stoppate e il 79% ai liberi in appena 20 minuti di utilizzo, cifre importanti considerata la forza di Kentucky e il sistema dei platoons utilizzato da coach Calipari. Sui 40 minuti parliamo di un giocatore da abbondante doppia doppia (20+12+4 stoppate) e che ha guidato la sua conference, la SEC, per Player Efficiency Rating (30.6), Defensive Rating (75.9) e Blocks Percentage (12.6). Per il dominicano sei doppie doppie in 31 partite e 4 volte a 19 punti, suo career high (sempre sotto i 20). Il potenziale è elevato, forse superiore a quello di Okafor che però è destinato ad avere un maggior impatto offensivo fin da subito in NBA: questo però non esclude del tutto la possibilità che Towns, paragonato a Rasheed Wallace, venga chiamato prima dell’asso di Duke.
Non si pensava invece avesse questo impatto devastante da subito D’Angelo Russell, play-guardia di 194 cm per 81 kg, che nonostante sia di Louisville, Kentucky, ha accettato la borsa di studio offerta da coach Thad Matta e Ohio State invece che quella dei Cardinals di Pitino o di Florida, lo stato in cui ha svolto l’high school a Montverde Academy. Di certo i Buckeyes hanno vissuto un cambio scioccante visto che sono passati da un generale del parquet come Aaron Craft ad un talento pazzesco ma più discontinuo e con ritmi tutti suoi di Russell, convocato lo scorso anno per McDonald’s All American Game e Jordan Brand Classic. D’Angelo è un leader naturale, un go-to-guy e ha preso sin da subito in mano OSU: talento fuori dal comune, ha tiro da fuori, visione di gioco, capacità di andare a rimbalzo e coinvolgere i compagni, è bravo a finire al ferro, soprattutto con la prediletta mano sinistro, gioco anche in post basso dove sfrutta i miss match. Insomma un giocare completo che crea tantissimo per sè e per la squadra e che ricorda certamente James Harden, il Barba.
Di contro c’è un corpo da rafforzare ma soprattutto un atteggiamento difensivo da migliorare notevolmente e accentrare meno su di sè il gioco, soprattutto nei momenti chiave. Come il Barba dei Rockets va ad una velocità tutta sua, a fiammate, che però vanno ben incanalate: Russell ha solo 19 anni e ha tutto il tempo per sistemare i suoi difetti. Le sue cifre sono notevoli, considerato che gioca nella BIG TEN, una delle conference più dure, fisiche e competitive: viaggia a 19 punti, 5 rimbalzi e 5 assist a sera col 42% da tre (primo in BIG TEN per bombe segnate, 84), con un Offensive Rating di 117.5 punti prodotti su 100 possessi (!). In questa stagione solo una volta in 31 gare non è andato in doppia cifra mentre è andato due volte sopra i 30 (career high 33 punti sul campo di Northwestern), tre volte in doppia doppia e ha stampato pure una tripla doppia, 23 punti, 11 rimbalzi e 11 assist sul parquet di Rutgers.