O più semplicemente e internazionalmente noto come The Piano. Frutto della regia della grande autrice australiana Jane Campion e uno dei film più erotici e poetici degli Anni Novanta… Che voi che guardate Miley Cyrus leccare un martello non avete idea di cosa sia l’erotismo, se non avete mai visto questo film e non vi è mai mancato il fiato nel vedere un buco in una calza penetrato da un dito… E ho detto tutto.
Vi state chiedendo con aria di disappunto: «E allora cosa sono io che non l’ho mai visto? Un ignorante?»
Beh…
Nel lontano 1992, Jane Campion mette insieme un cast che comprende Holly Hunter, Anna Paquin, Harvey Keitel e Sam Neill. Per farci cosa? Beh, di certo non per accompagnarla «a scendere il cane che lo piscio» (come si direbbe da noi!) ma, per imbastire una storia di torbido sesso e amore sotto l’alito dell’epoca vittoriana che soffiava fino alla Nuova Zelanda.
Inaspettatamente, fra le trine e l’organza dei pomposi scuri abiti femminili ottocenteschi e un pianoforte molto amato, buttato in una spiaggia nebbiosa, crea il CAPOLAVORO (premiato con la Palma d’Oro a Cannes)… Ve lo siete perso? Sarete mica scesi a pisciare il cane?
Motivi per i quali è ritenuto tale:
1. Ada. Si chiama così la protagonista (lo so, cosa state pensando: «Che nome di merda…», non statevi a sentire, le dona). Ada McGrath, donna scozzese muta e con figlia a carico che si ritrova nuovamente sposata a un colono inglese (Sam Neill) che da anni vive in Nuova Zelanda ma, che poi non amerà, preferendo a lui il più selvaggio George (Harvey Keitel) che, da anni, vive a stretto contatto con gli oriundi dell’isola. Ma dietro il padrone di casa gentilissimo e accogliente che vi fa entrare in casa, si nasconde la possessività violenta e senza senno. Una donna da Harmony che, però, convince. Formidabile l’interpretazione che ne fa una struggente Holly Hunter che, non potendo usare la parola, si carica di sensualità in ogni gesto che le sue mani e il suo corpo riescono a rappresentare. È lei la donna sospesa fra passione e libertà. L’oggetto desiderato in una storia romantica che non avrebbe mai pensato di vivere nell’umidità degli antipodi, arrivando a tradire la moralità e a offendere se stessa. Come non darle un Oscar? La cosa spassosa è che è anche bruttina ma, fa sesso comunque! E molto probabilmente, fa più sesso di certe strafighe che vedo in giro! Ed è abbottonata fino alla gola, eh!
2. Anna Paquin. Ma la vera sorpresa del film è la allora piccola Anna Paquin (molto lontana dalle nudità di True Blood), che qui interpreta la figlia di Ada, e che si trova in mezzo fra gli scontri e i confronti erotici (e anche culturali… perché la Campion non ci fa mandare proprio niente) che sua madre intrattiene (diventando un po’ la bagascia dell’isola). Un tocco di innocenza e fragilità che dona realtà a queste redivive atmosfere brontiane (ma già vi sento brontcosa?!? Mmm un attimo che telefono alla vostra insegnante di letteratura inglese). Vi spoilero un po’ il finale: è un po’ anche colpa sua, se l’adulterio materno va leggermente a putt… a un certo punto della storia. Dopotutto, una figlia, a volte, è molto più pesante di un pianoforte. Madonna che accollo!
3. La sceneggiatura. Malgrado, la protagonista di questa storia sia muta, il film è ricco di battute poetiche che non possono che rimanere nella mente dello spettatore. «La mia volontà ha scelto la vita», scrive la Campion. E poi ancora… «C’è un grande silenzio dove non c’è mai stato suono, c’è un grande silenzio dove suono non può esserci… nella fredda tomba del profondo mare…» Ti capisco, Ada. Amen, sorella!
4. L’atmosfera. Checché se ne possa dire, Lezioni di piano descrive un mondo che, inspiegabilmente, diventa vostro. Un posto che scoprite con Ada, un posto buono e cattivo, un posto felice e infelice… In cui ogni minimo elemento cinematografico è al servizio del tempo del racconto, dell’aria che tira… Certo, se vi aspettate però che gli oriundi del posto parlino come Mamie di Via col Vento: «OH MIZZ ADA, GOME E’ BELLA LEI, SDAZERA!», anche no.
5. I costumi. Rappresentano le ultime corazze a cedere nella vita di Ada. Lei continua a essere vestitissima ma, l’amore la spoglia definitivamente, facendole svanire corpetti, sottogonne e cuffiette… Fondamentali poi se volete affogare in mare con un po’ di poesia. Nome in codice: OFELIA.
Fabio Secchi Frau