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Non svegliarmi

Creato il 27 gennaio 2013 da Theartship

Non svegliarmiGiuditta Naselli. Il 28 dicembre del 1895, all’interno del Salon Indien nel Grand Cafè, nel cuore di Parigi, fu possibile, pagando una piccola somma, partecipare ad uno spettacolo senza precedenti: la proiezione di una serie di dieci vedute della durata di circa un minuto, tra cui l’Arrivée d’un train en gare de la Ciotat, che mettendo in scena l’arrivo di un treno terrorizzò molti degli spettatori, costringendoli alla fuga. Vedere su un telo bianco, in un piccolo cafè di Parigi, un treno in arrivo alla stazione? Com’è possibile che ciò che fino a quel momento era considerato un’utopia, avesse conquistato il requisito di reale? Non è possibile rispondere a questa domanda perché, a più di cento anni dalla nascita, il cinema è ancora al limite tra il sogno e la realtà. Nessun’arte, come quella cinematografica, ha la capacità di sconvolgere l’animo dello spettatore, e di coinvolgere tutti i cinque sensi dell’essere umano, sorprendendo ad ogni proiezione la sua immaginazione. Benché, infatti, apparentemente il cinema non può, nei suoi racconti, rendere complice l’olfatto, chi può dire di non sentire il profumo dei più bei fiori d’Egitto quando Elizabeth Taylor che interpreta Cleopatra, nell’omonimo film del 1963, entra trionfante a Roma o di non percepire l’odore del mare, che sarà fatale per l’attore in declino Norman Maine, interpretato da James Mason nel film È nata una stella (A Star is Born,1954)?

Nel corso del tempo i cineasti da un lato hanno cercato di rendere il racconto cinematografico sempre più reale mentre dall’altro, con tecniche sempre nuove (l’ultima il 3D), hanno limitato fino all’inverosimile il confine tra lo spettatore e lo schermo. Attenzione, però, perché per quanto si voglia mettere piede nell’universo che si materializza davanti ai nostri occhi, non è possibile farlo se non con le proprie emozioni. Non tentiamo dunque di rendere concreto un sogno che ha la possibilità di rimanere tale in eterno.

 


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