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Non troppi dettagli, mi raccomando!

Da Marcofre

(…) i dettagli, anche molto interessanti, affaticano l’attenzione.

 

Lo scrive Čechov. Un po’ tutti sappiamo che i dettagli, nel lavoro di un falegname, o di chi scrive (che poi non c’è tutta questa differenza), sono importanti.

Uno dei miei difetti di un tempo (adesso per fortuna sostituiti da altri, più nuovi e sottili), era lasciarmi andare a lunghe e dettagliate descrizioni.

Capita quando si crede che lo scrivere sia metterci tutto, proprio tutto. Quasi che lasciare fuori qualcosa possa compromettere l’equilibrio della narrazione.

Lo scrittore russo ci ricorda invece che anche per ragioni fisiche, i dettagli possano affaticare chi legge.

Esatto, le sue sono linee guide, ma conviene seguirle. No, non sono ingredienti precisi. Non si tratta di preparare una crostata. Quali sono i dettagli da mettere, e quali da lasciar fuori, è una bella domanda.

È una questione che deve risolvere il singolo, e nessun altro. Se vuoi la bicicletta, non puoi chiedere che alla prima salita subentri un altro al tuo posto.

So ben poco; ma spesso la profusione di dettagli risponde più all’esigenza infantile di dimostrare che si ha padronanza della lingua, mentre invece occorrerebbe averla della storia.

Certo: la letteratura offre abbondanti esempi di autori che si sono lasciati andare, e hanno riempito le pagine di dettagli.

Che però ci annoiano, anche se magari sono frutto del nostro autore preferito.

La domanda è: ci annoiano perché sono inutili, oppure perché nel XXI secolo non amiamo più un certo modo di narrare? L’incipit de “I promessi sposi” è lento e Manzoni ha preso una cantonata, oppure noi siamo ormai abituati a una scrittura che vada al sodo?

Spiacente. Ogni storia ha i suoi problemi e le soluzioni sono da qualche parte al suo interno. Occorre pazienza, silenzio e attenzione. Qualunque altra indicazione temo che sia del tutto arbitraria.


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