Fu in una notte uggiosa e malinconica, che Biagio, il gallo della fattoria “La birolla”, raccontò una delle sue tante storie. Questa in particolare, però, era diversa da tutte le precedenti, per la semplice motivazione che i protagonisti erano tra gli animali della fattoria stessa e, soprattutto, era una storia vera.
Quella notte, gli spettatori erano parecchi: c’erano il pastore tedesco “Nero” che, ovviamente, era tale di nome e di fatto, l’asina “Balòss”, il pappagallo “Cicerone” ed infine il gatto “Miao” (si dice che fosse un felino privo di fantasia, esattamente come i suoi padroni), che teneva tra le zampe una tinozza piena d’acqua contenente tre pesciolini rossi di nome, rispettivamente, “Rosso”, “Muto” e “Bianco”, sì, perché quest’ultimo ebbe la sventura di sostare per qualche minuto nell’acqua calda, e perse tutto il suo colore; naturalmente, i compagni della fattoria dissero che era stato fortunato: poteva lasciarci le branchie; sarà, diceva sempre lui, ma vorrei vedere voi ad essere un pesciolino rosso tutto bianco.
Biagio, il gallo narrastorie, prima di iniziare il suo racconto, si fermò a guardare il gatto Miao: si domandava sempre se si portasse dietro quei pesci per anticonformismo o per avere uno snack a portata di mano nei periodi di noia. Alzòle penne con fare indifferente, prima di iniziare:
«Allora, questa storia, amici miei, è la storia delle galline della nostra beneamata (o maleamata)», aggiunse per sfoggiare il suo noto sarcasmo «Fattoria». Indicò il pollaio poco distante, prima di iniziare. «Mi riferisco, ovviamente, a quelle vecchie. Le pollastre che hanno portato di recente sono molto carine, ma no, non fanno parte della storia». Vide il suo pubblico distrarsi, così riprese senza ulteriori divagazioni il suo racconto: «Dovete sapere che le galline del nostro pollaio furono protagoniste di una storia interessante. Pochi giorni fa, infatti, in una notte serena e misteriosa, una di loro – la vecchia Polly – trovò una serie di semini che formavano come una strada verso un angolo del recinto del pollaio e, di seguito, verso un passaggio che sembrava condurre fuori dalla fattoria. Polly ne fu estasiata: sia perché quelli erano davvero semi di grande qualità (roba che non vedevano spesso), sia perché guidavano direttamente alla libertà. Così, avvisò le altre galline e, insieme, presero gioiose a mangiare quei semini seguendo la strada da essi formata, gustando con avidità quell’imprevista scorpacciata, e pronosticando un futuro pieno di nuove aspettative. Arrivate quasi all’uscita del recinto, però, trovarono Nero che le fermò e, non contento, prese a mangiare – senza troppo gusto – i semini che indicavano la via alla libertà». Nero annuì fieramente. «Dovete sapere infatti che quelle galline avevano un pessimo senso dell’orientamento e, senza quei semini, non sarebbero mai riuscite a trovare la via di fuga. Capeggiate da Polly, le galline si riunirono per protestare verso Nero. Dissero che voleva tarpar loro le ali e, per giunta, fregargli la cena. Nero cercò si spiegare loro che stavano sbagliando: lui mangiava con fatica quegli odiosi semini per salvarle». Nero tornò ad annuire, mentre gli altri spettatori lo guardarono poco convinti.
«Come è facile immaginare, le galline lo insultarono, non credendo ad una sola parola. Così il cane spiegò loro che quei semini erano stati lasciati da una volpe rossa che, per comodità, chiameremo ‘Volpe’. Se incapperete nel suo tranello, avvisò, vi mangerà».
«Infuriate, le galline ignorarono il cane, e gli dissero di lasciarle in pace, prima di rimettersi a dormire». Il gallo studiò i suoi spettatori, per vedere se erano ancora attenti, dunque riprese. «La notte seguente, le galline trovarono ancora la strada di semini e, tutte contente, seguirono la golosa strada. Dopo qualche metro, però, trovarono come un muro il nostro Nero, che si era mangiato l’altro capo del sentiero, facendolo sparire».
«Ne nacque un altro furioso dibattito, dove il cane tornò a ripetere il pericolo che stavano correndo: Volpe le avrebbe ingannate, e divorate. Polly e le altre non ci vedevano più dalla rabbia, e gli urlarono dietro che l’unico truffatore era proprio lui, che con la scusa di fare del bene si mangiava sempre la loro gustosa cena. Gli gridarono di farsi i fatti suoi, e di non interferire. Così, il Cane decise di ascoltarle: “fate come volete”. Disse infuriato, e se ne andò sbuffando».
«La terza notte, le galline trovarono ancora la strada di semini. Ne furono oltremodo contente, perché pensavano ormai che quel regalo potesse non ripresentarsi. Seguirono allora la strada e, questa volta, non trovarono alcun intralcio al loro percorso. Macinarono e divorarono – letteralmente – quel sentiero di leccornie, fino a riuscire ad uscire dal recinto». Biagio sospirò profondamente, prima di concludere. «Purtroppo, il giorno seguente, nessuna gallina fu ritrovata ma, poco oltre il muro della fattoria, vidi solo un mucchio di penne di vario colore». Biagio, finito il suo racconto, osservò lo svariato pubblico che aveva dinanzi, ma si ritrovò davanti un gruppo di bestiole addormentate.