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"E se fosse tutto vero?" - la domanda che rimane a fine libro. Domanda rivolta agli autori, ieri sera, alla presentazione alla Feltrinelli a Milano. Perchè questo è un libro che apre a delle domande, per rifiutare il sulenzio: silenzio non come assenza di suoni, ma come eccesso di parole, di confusione sui fatti raccontati nel libro (la strage di via D'Amelio e il passaggio alla seconda repubblica).
Si deve rifiutare il silenzio della verità - raccontava uno die due autori Patrick Fogli - togliere le parole dal rumore di fondo, ed è questo quello che fa il protagonista senza nome. Uno come noi, che si fa domande: dovrebbe essere un dovere per tutti i cittadini, non accettare il silenzio. Silenzio a cui siamo abituati, putroppo e che non permette di distinguere verità dai depistaggi.
Umberto Ambrosoli, anche lui presente, ha esordito con le parole "la verità per disvelarsi, ha bisogno della finzione". Finzione verosimili contenuta dentro un romanzo, che si appoggia a delle sentenze. Su questi fatti (Borsellino, la strage, Capaci) ognuno di noi è stato investito da tanti fatti, tali da impedire la scoperta della verità. E davanti a fatti complicati come questi, la curiosità di farsi delle domande viene meno. Questo libro, invece, mettendo assieme tutto (Addaura, il crollo del muro, Sindona e Calvi, il riciclaggio, mafia e politica, la finr della DC e dei referenti politici ..) da la possibilità di vedere nei fatti stessi qualcosa che ci rende liberi di trovarne una interpretazione.
Il romanzo ha la libertà che altre forme di comunicazione non possono avere: anche per questo, le storie raccontate possono raggiungere un pubblico più vasto. "Il paese delle storie dimenticate": leggendo il libro, ha continuato il figlio del liquidatore della Banca di Sindona, ritornano in mente le parole scritte nel 1974 da Pasolini. "Io so ..": so i nomi dei responsabili ma non ho le prove, perchè sono un intellettuale e metto assieme i fatti. Un compito affidato alla nostra curiosità, per arrivare ad una verità che va oltre quella giudiziaria.
Francesco Pinotti ha scritto libri sui "Poteri forti": Ior, Opus Dei, Cl, mafia, massoneria, mafia e riciclaggio... Come mai un libro con un romanziere? Il libro nasce dal silenzio: quello di Falcone e Borsellino, ma anche quello di Giorgio Ambrosoli. Silenzio di certe tematiche che non si posono toccare. Anche come scrittori, come giornalisti. Per il libro "Colletti sporchi" (ibs) con il pm Tescaroli è in causa civile con Fininvest, a tutela di due soggetti noti. Il potere, di cui parla nei libri, è un potere che non vuole che si parli di lui, che si faccia ricerca della verità (del suo lato oscuro). Ma Pinotti è uno che non si arrende: farà una contro querela per violenza privata, a Fininvest. Oggi è un dovere discutere, parlare: trasferire la nostra angoscia collettiva (di fronte a storie di morti, depistaggi, scheletri negli armadi, poteri occulti) in un racconto che è anche una vicenda collettiva.
Nel seguito della presentazione, Ambrosoli ha voluto testimoniare come in Italia esistano dei nuclei di persone non rassegnate all'assenza di verità, sensibili a queste tematiche (mafia, corruzione, la nostra storia): persone incontrate negli oltre 200 incontri col pubblico per il suo libro "Qualunque cosa succeda " (ibs).
Fogli ha poi parlato dell'importanza del romanzo, come strumento per far conoscere delle storie: Gomorra per i casalesi, Romanzo Criminale per la Banda della Magliana. "Il tempo infranto" sulla strage di Bologna. Come mai in Italia non esistono film su Tangentopoli, sulla strage di Bologna, su Piazza Fontana?
Come mai è sempre difficile raccontare dei rapporti tra mafia e mondo finanziario, delle reponsabilità della chiesa nei confronti delle mafie e dei poteri criminali? Perchè su molti di questi episodi non esiste una verità giudiziaria? Ecco, un romanzo si può provare a raccontare una storia, una idea di verità.
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