A ben vedere è proprio strano, questo trascorrere soggettivo del tempo, che si trasforma in attese interminabili di minuti o in sparizioni fameliche di giorni e la misura scientifica di spostamenti calibrati delle lancette di un orologio perde di efficacia, davanti alla personale percezione dell’avanzamento. E accade che una settimana intera trascorra così rapidamente da non trovare il tempo per scrivere poche righe che registrino ciò che è accaduto. O di andare a fare la pipì, prima che divenga improrogabile urgenza anche essa. Ci sono periodi di corse, con il mondo che arriva addosso così rapido che non si riesce a distinguere i colori delle foglie degli alberi che si stanno adattando al cambio stagione o l’attimo di bellezza del cielo arrossato dell’alba. Ce ne sono altri in cui il proprio riflesso nei vetri della finestra rimanda un’immagine di attesa disperata di un inevitabile istante dopo il quale niente sarà più come prima e la consapevolezza di quanto sta per accadere diventa desiderio di perdersi nel buio del mondo esterno, sul quale la notte è già scesa. Ci sono frenate in auto su strisce pedonali sulle quali attraversano frotte di studenti diretti alle porte della scuola in fondo alla strada. Il loro passaggio richiama visioni di tempi lontani che catapultano indietro con tutta la forza della nostalgia il presente ad innumerevoli mattine delimitate da un banco nero e verdognolo, ma il desiderio del ritorno si perde dopo pochi chilometri di asfalto, annegato dalle logiche di un mondo di adulti, confuso e incerto, dove sopravvive chi trova scorciatoie e si nutre di debolezze altrui. Il narcisismo è più obnubilante di un intenso profumo. Nell’andirivieni continuo tra presente e passato, bisogna anche trovare il momento per pensare al futuro: al fine settimana in arrivo, alla riunione della prossima ora, ai desideri da realizzare, mentre le zanzare circumnavigano ossessive le braccia e il viso, mattina e sera, padrone di un settembre umido in cui fare scorta di vita prima della morte invernale, ultimo istante di un’estate mai sbocciata. Avere più tempo, più tempo per.
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