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Le Olimpiadi di una vita in un unico tuffo.
Piattaforma 10 metri.
L'atleta sale le scalette, più sale più si avvicina il momento in cui sarà lassù, davanti agli occhi di tutti, sulla piattaforma.
Quattro, cinque passi sul cemento, magari correndo, e poi giù, in picchiata verso la gloria o il disastro assoluto.
Il Nostro Atleta si chiama Dario Argento.
Ha salito quelle scalette, le scalette delle piume di cristallo, del velluto grigio, del profondo rosso, di suspiria, la sua fama è andata sempre più in crescendo fino a farlo diventare, a ragione o no, il Maestro dell'horror moderno. Poi, arrivato in cima, ha fatto quei 4 passi sul cemento, non si sale più, anzi la sensazione che si stia per precipitare è forte. Opera, Trauma, Stendhal, e poi si salta dal bordo e si va giù verso il disastro più assoluto, si tentano 4,5 carpiati ma li si falliscono completamente tra cartai, terze madri, Jenifer fino a piombare di pancia in un'acqua che di azzurro non ha più niente, soltanto Giallo.
Nonhosonno è il 4° passo sulla piattaforma, è il bordo della stessa, è l'ultima volta che il Darione nazionale ha tentato disperatamente di star lassù prima di abbandonarsi alla forza di gravità, a quella forza verticale che non risparmia nessuno.
A meno che non vai nella Luna.
Ricordo ancora che lo vidi al cinema. Avevo 24 anni ma restai profondamente scosso e terribilmente impaurito da quei primi fulminanti 10 minuti, da quella vocina poi fattasi vocione, da quel corpo nascosto sotto le coperte, dalla caduta della prostituta e dalle bellissime sequenze nel treno terminate con quel magistrale urlo della ragazza tutta insanguinata reso vano dalla pioggia, dal vetro e dal rumore del treno.
Il film poi cala notevolmente di livello ma è comunque un film degno, l'ultimo del Nostro. E' incredibile come nei film di Argento abbiamo sempre, SEMPRE, le stesse caratteristiche.
- personaggi macchietta (qui ad esempio il custode e l'immancabile barbone)
- doppiaggio italiano aberrante (non ai livelli de Il Cartaio ma siamo lì)
- i personaggi che parlano da soli in qualsiasi situazione (ad esempio come fa continuamente quello interpretato dal grande Von Sydow)
- le armi da taglio protagoniste
- il killer con i guanti neri
- una scrittura dei dialoghi davvero improponibile (in Nonhosonno su tutti quello tra le tre ragazze con in mezzo la "coniglietta). Non è un caso che quasi in tutti i film le migliori scene siano mute o "sotto" le indimenticabili colonne sonore
- piccolo indizio che poi si rivela importante (più d'uno anche qua, tipo l'aggeggino per l'asma)
In mezzo a personaggi odiosi, scelte assurde ( perchè Giacomo doveva lavorare in un ristorante cinese vestito in quel modo? boh), autoreferenzialità che raggiunge livelli di un narcisimo incredibile (tutto il film è basato su una filastrocca, peraltro davvero banale, scritta da piccola da Asia Argento) il film rimane comunque abbastanza gustoso, merito di una sceneggiatura piena di errori e forzature ma "complessa", non scritta in 3 giorni, di una buona un'atmosfera (mirabile come Argento sa raccontare le città dove gira) e di omicidi fatti davvero ad arte. La donna uccisa a clarinettate, la ragazza sbattuta al muro o il custode che per la prima volta vede una penna entrare a far parte della propria vita, sono sequenze notevoli per il genere.
Ed anche l'idea di fondo, quella del Nano che nano non è, quella di seguire uno schema delle uccisioni. quella che giustifica la pausa di 17 anni in un modo assolutamente plausibile, sono tutti piccoli meriti di un film che ricordavo con piacere e che ho rivisto con altrettanto piacere.
Niente di trascendentale ovviamente, si avverte lontano un miglio che si sta per spiccare il balzo.
E qua, non siamo sulla Luna.
( voto 6,5 )
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