Eppure in teoria ci sono stati dei progressi: nella legislazione e un po’ (poco) anche nella mentalità e nel costume, almeno a giudicare dalla nascita di associazioni e centri (pochi) che si occupano degli uomini violenti e molestatori. Che alcuni avvertano la necessità di lavorare su se stessi per tenere sotto controllo l’aggressività e le altre pulsioni negative che sono alla base del problema dovrebbe essere almeno un segnale.
Molto rimane da fare, soprattutto in campo educativo. Non solo a scuola, dove si svolgono diverse iniziative, che andrebbero comunque anticipate. Presso Telefono rosa di Roma, dove ho seguito un corso di volontariato, ci si era convinte che gli incontri con i ragazzi, in atto presso le medie superiori e inferiori, andrebbero iniziati nella scuola elementare e addirittura materna. Ma soprattutto nella famiglia, dove occorre modificare in profondità i modelli educativi: l’aggressività dei piccoli maschi dev’essere scoraggiata, le femminucce vanno poste su un piano di parità rispetto ai fratelli, i giochi dovrebbero essere meno caratterizzanti… Anche noi nonne dobbiamo fare la nostra parte, visto che i nipoti ci sono spesso affidati.
Gli stereotipi circa la differenza di genere sono infatti già presenti nella prima infanzia, ovviamente a causa dei modelli familiari. Infatti uomini violenti e donne maltrattate provengono spesso da famiglie analogamente “malfatte”. E, a prescindere dagli atti propriamente aggressivi, quel che predispone tanti uomini alla sottovalutazione “proprietaria” delle loro donne è proprio l’esempio: una madre debole e subordinata rappresenta un pessimo viatico per l’età adulta.
Ho scelto la fotografia del direttivo di Donne di carta ( http://www.donnedicarta.org), un’organizzazione femminile di promozione e “difesa” della lettura. Queste simpatiche signore i libri addirittura li leggono ad alta voce in vari luoghi e situazioni. Perché ne parlo oggi? Hanno un programma interessante sul tema della violenza, le nonne di Roma potrebbero seguirlo. E sono un simbolo di libertà e cultura. L’unione dei due termini è importante. Essere colte non rende libere in automatico: tra le maltrattate ci sono donne di ogni livello d’istruzione, e tante donne libere di spirito non sono affatto colte. Le due caratteristiche unite dovrebbero, si spera, dare qualche possibilità in più contro la violenza.
Ho trattano l’argomento negli articoli: Giornata del femminicidio, Nonne e “femminicidio”,Chi (e come ) educa il nipote maschio?
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