Magazine Diario personale

Nono cap.: Ninuccia si sposa.

Da Gattolona1964

 

Compiva ventinove anni Ninuccia, quel quattordici Ottobre millenovecentosettantanove, ed il ventiquattro ottobre, festa del patrono di Castrolibero, si sarebbe sposata con Fornasetti Achille, chiamato il furbo. Sua madre Angelica si era miracolosamente ripresa quasi del tutto, dal gravissimo ictus che aveva avuto anni prima.Il linguaggio era tornato abbastanza comprensibile per un buon sessantacinque per cento. Solo le gambe erano rimaste paralizzate e viveva su una sedia a rotelle.“Sarebbe stato meglio e più salutare il contrario”, diceva Rosina a Ninuccia, “Non continuerebbe a ripetere i suoi sproloqui per tutto il santo giorno. Quella sua linguaccia da vipera continua a fare danni anche se fa molta fatica ad esprimersi, mentre le gambe non avrebbero parlato!” “Pazienza, cosa ci vuoi fare! La vita punisce i buoni e premia i cattivi, l’ho sempre detto, ma credo che oramai non abbia più molti anni da vivere”. Aggiunse Ninuccia, rassegnata al fatto che sua madre fosse una pazza assassina, quello che le era successo non cambiava o annullava, lo stato delle cose. Era avvenuto e basta, nulla poteva cancellarlo. Dopo il matrimonio ci inventeremo qualcosa per abbandonare Achille, tanto in Paese lo sanno tutti che beve e quando è sbronzo diventa molesto, i motivi per un buon annullamento con addebito di colpa, non glieli leva nemmeno il Padreterno. Che ne dici Rosina? Per ora terminiamo di cucire quest’abito bianco, proprio adatto a me che arrivo all’altare ancora illibata!”.Mentre con vergogna e cinismo pronunciava queste parole, Ninuccia si punse un dito con l’ago e succhiò forte il sangue per non vedere il colore rosso. Odiava il rosso, odiava il sangue così come odiava la lesina. Non sopportava più la vista delle scarpe nzippate con i guarduncelli. Quel ventiquattro  Ottobre dell’anno millenovecentosettantanove, la gelida e seriosa cerimonia nuziale, si svolse senza tanti frizzi e risate, nella discrezione e nel riserbo più completo: solo Angelica rideva per essere riuscita a far maritare la figlia disonorata. Il ghigno funesto e spaventoso che aveva sul viso, disegnava una maschera dell’orrore.Era il frutto della vecchia paresi, faceva impressione al solo guardarlo e, per questo Ninuccia si scherniva ancora di più, ripetendosi che sarebbe arrivato un giorno nel quale anche lei e Rosina, avrebbero riso con soddisfazione.Ninuccia era invece molto seria, anche se bellissima nel suo abito con il velo, i capelli biondi finalmente erano lasciati liberi sulla schiena, ed il suo viso di una dolcezza soave, aveva le mandibole serrate: sembravano scolpite come una roccia di montagna.Nulla sarebbe dovuto trasparire agli occhi degli invitati, solo Rosina sapeva e come Ninuccia, non sorrideva affatto. Nove mesi esatti dopo, partoriva le sue gemelle: Greta e Celeste, tra dolori insopportabili, visto che anni prima era stata ricucita nella sua intimità da Angelica,per far credere al futuro marito che era ancora vergine, così come si cucirebbe la spalla di vacchetta per preparare un paio di scarpe nuove. Dopo ore e ore di travaglio, solo Greta era riuscita ad uscire, annunciando al mondo fin da subito il proprio caratterino. Celeste invece non voleva saperne di uscire allo scoperto, così il medico del paese tale Baroni Attilio, decise di praticare a Ninuccia un taglio cesareo d’urgenza. Celeste era in sofferenza fetale per la mancanza totale di liquido amniotico, inoltre aveva quattro giri di cordone ombelicale attorno al collo. L’intervento riuscì e Ninuccia vide per la prima volta le sue bambine. Erano belle come angioletti del Cielo: una bionda e l’altra castana non si potevano di certo confondere, Ninuccia notò inoltre che avevano entrambe gli occhi azzurri come il suo povero papà, nonno Biagio Ercolani.Non ti illudere, li cambieranno presto quegli occhi da gatto”, le diceva sempre sua madre per farle un dispetto ben sapendo benissimo che Ninuccia adorava gli occhi azzurri ed i capelli biondi, ma Angelica pur di farle rabbia le ripeteva che gli occhi sarebbero diventati scuri.Hanno gli occhi dei gatti appena nati, non rimarranno così, stanne certa, diverranno neri più dei tuoi mia cara!”.“No madre, non li cambieranno, questi sono di un azzurro già ben definito e non sono grigio verde, sono azzurri come il cielo d’ estate pieno di stelle cadenti, ci potrei scommettere quello che vuoi: non cambieranno il colore.”Due anni e mezzo più tardi, denunciò il marito per le percosse che riceveva quotidianamente in regalo, ed i continui tradimenti che subiva, quando ubriaco fradicio andava a letto con ogni essere umano femminile di Castrolibero. In questo sua madre purtroppo aveva ragione: uomo uguale a traditore, ma per Angelica e per i disegni nefasti che aveva manifestato anni prima, questa situazione giocava a favore di sua figlia. Un giorno d’autunno, nel quale Ninuccia non ne poteva proprio più, con un lunga veletta nera che le nascondeva i suoi splendidi capelli in segno di lutto e due grossi lividi in viso che aveva accentuato con il colore per le scarpe, andò al Commissariato di Castrolibero.Cercò subito il Colonnello, suo grande amico d’infanzia, nonché suo primo amore. Si fece annunciare dall’attendente di turno e sedette su una panchina, nel corridoio d’attesa. Il Colonnello Cordua Vincenzo, non appena ebbe appreso che fuori ad attenderlo, c’era Ninuccia Ercolani, che lo cercava con urgenza la ricevette immediatamente, facendola accomodare nel suo ufficio privato. “Ti ha ridotto proprio male, vero quel fetente? Ma da quanto tempo va avanti questa storia? Presumo da molto, visto che non ti si vede nemmeno più a Messa la domenica!I miei subalterni lo trovano spesso sbronzo in ogni angolo o fossato del paese, se lo devono caricare sulle spalle a peso morto, per portarlo al Commissariato”.Perché lo portano qua, invece che a casa, oppure da sua madre? Oltre alle sbronze, mi vuoi dire che cos’altro combina quel’animale?Il Colonnello innalzò un sopracciglio in segno di disappunto totale, ma vista la mandibola serrata e lo sguardo severo di Ninuccia, dovette confessare il motivo.E’ inutile che io ci giri attorno: lo abbiamo sorpreso diverse volte mentre rubava le offerte fatte a Don Gaudenzio, prelevandole direttamente dalla cassettina nascosta  in canonica, per di più e questo è un fatto gravissimo! ha rubato anche un quadro prezioso del quattrocento, quello piccolo appeso sopra all’altare minore di destra, te lo rammenti?”Il quadro donato dai conti Rizzuto? Quello raffigurante il Bambino Gesù?” Chiese inorridita Ninuccia.Sì signora proprio quello, ha cercato di venderlo a quel gruppo di trafficanti di colore, che abitano nella baracca adiacente il porto. Anzi a tale proposito, ora che ci sono e anche se mi costa.., ti vorrei confessare che è stato visto alcune volte abbracciato ad un….”Non riuscì a terminare la frase il Colonnello Cordua, Ninuccia gli mise una mano sulla bocca per farlo tacere, lui ne approfittò subito per baciargliela appassionatamente.Ti prego, non continuare oltre Vincenzo, mi fa orrore sapere che ho generato le mie figlie con quel.. quel.. porco a tutti gli effetti. E bada bene sto usando un eufemismo, perché mi reputo ancora una donna elegante e non voglio dire in tua presenza ulteriori epiteti! Sai non volevo dare un dispiacere alle bambine, nonostante tutto gli sono affezionate moltissimo, ma non ne posso più di percosse, di umiliazioni, di tradimenti e di essere derubata dei pochi soldi che abbiamo da parte che lui usa regolarmente per pagare qualche ragazza del bordello.Ho saputo anch’io dallo storpio e dagli altri amici, che l’hanno trovato in un fienile mentre sodomizzava un ragazzino molto giovane, questo è il culmine, ora basta!Perciò non mi stavi per rivelare nulla di nuovo purtroppo, ora è veramente finita!”Hai tutta la mia approvazione Ninuccia cara, ti darò il mio totale appoggio per metterlo al fresco a schiarirsi le idee, cercherò di agevolarti con il giudice per il divorzio e tutto quanto occorrerà, per la burocrazia e le carte varie.Naturalmente su di lui ricadranno diverse colpe: sarà accusato di parecchie cosette, in questo modo sarà costretto a vendere la casa di sua madre, la povera Iones Acerro, nonché tua suocera.” In quel momento preciso Ninuccia ebbe un flash davanti agli occhi che la stordì: vide Iones regalare il cappone a sua madre per farle un brodo caldo e lei rannicchiata nel suo giaciglio, tremante e sudata, con quaranta di febbre e la broncopolmonite.Il Colonnello, che nel frattempo si era tolto la giacca e si era allentato il nodo della cravatta, si avvicinò a Ninuccia da dietro, le cinse la vita con mani forti e braccia da atleta e si accostò alla sua guancia rosea e morbida, con un alito caldo e profumato, che sapeva di liquirizia, pianta che faceva letteralmente impazzire Ninuccia. Cordua  iniziò senza il suo permesso a darle dei baci, sussurrandole in un orecchio con dolcezza: “Auspicandomi che tu mia adorata, una volta libera, prenda in considerazione la mia proposta di matrimonio, che è ancora e sarà sempre valida per te.” Così dicendole, iniziò anche a morsicarla delicatamente sul collo, alternava baci a morsi amorosi: vedendo che lei rabbrividiva al solo contatto, lui continuava più sicuro e ardito. Le mise la lingua calda dentro all’orecchio, lei si ammorbidì e si abbandonò al suo corpo, che era già abbondantemente pronto per entrare dentro di lei. Ninuccia si sentiva al sicuro tra le sue braccia, si sciolse permettendo al suo corpo di ascoltare le sensazioni che esso le trasmetteva. La rabbia cieca di prima, aveva lasciato il posto ad un calore che le saliva dalle gambe e le arrivava sino alle tempie pulsanti. Il suo cuore batteva all’impazzata e nella sua intimità si sentiva bagnata e pronta per fare l’amore. Iniziò a ricambiare i suoi baci ardenti e appassionati, dopotutto aveva solo trentuno anni, era di una bellezza prorompente e per lui devastante. Vincenzo le era sempre piaciuto per la sua bellezza e mascolinità, era l’uomo che avrebbe voluto sposare, inoltre erano diversi mesi, che non faceva più l’amore con un uomo vero. Il Colonnello aveva chiuso la porta del suo ufficio a chiave, Ninuccia si abbandonò completamente a lui gli sbottonò la camicia e lo accarezzò ovunque. Ogni volta che  le sue mani lo sfioravano, lui emetteva dei sospiri e gemiti fortissimi, diverse volte le disse ”Ti amo da impazzire Ninuccia, ti ho sempre amata, sei la donna della mia vita, amami ancora come sai fare tu, regalami i tuoi orgasmi e mi farai l’uomo più felice della terra”.Ninuccia obbedì, ed iniziarono ad arrivare i suoi orgasmi: il primo fu maestoso, terrificante e l’urlo che le uscì dalla gola, fu talmente forte da far spaventare un subalterno del Colonnello, che era sempre di guardia davanti all’ufficio. Egli bussò forte alla porta chiedendo al Colonnello, se fosse capitata una cosa grave o se si fosse sentito male. Vincenzo Cordua, rispose che era la radio che trasmetteva un film di guerra e gli disse di non disturbarlo più fino a che era in Ufficio, per nessun motivo al mondo. Il subalterno ubbidì, anche se la versione del film alla radio non era molto credibile, dal momento che nel corridoio d’aspetto, era appoggiato sulla sedia lo scialle nero di Ninuccia, fatto al tombolo. Era stato ricamato con fili d’argento intrecciati, il risultato lo rendeva diverso da tutti gli altri scialli delle donne del Paese, perciò ben riconoscibile. Il carabiniere scelto Colonna Esmeraldo lo aveva riconosciuto e comprese subito chi urlava nell’ufficio, fece finta di nulla e si accese una sigaretta.Dopo tutto non erano affari suoi, tutti in Paese sapevano che per Ninuccia, il Colonnello avrebbe fatto qualsiasi cosa, qualsiasi cosa lei gli avesse domandato. Ripresero a fare l’amore selvaggiamente e arrivarono altri orgasmi senza farsi pregare:finalmente aveva aperto la gabbia, permettendo a loro di uscire dopo secoli di forzata prigionia.Arrivavano in fila uno dopo l’altro, come un fiume in piena che non conosce ostacoli, per ogni orgasmo lei chiudeva gli occhi e Vincenzo lo sentiva dalle contrazioni della vagina di lei, che gli avvolgevano il pene come in una morsa serrata.Ninuccia era in estasi, un leggero rigolo di saliva le stava uscendo dalla bocca, gli occhi facevano cadere lacrime calde di piacere facendola abbandonare sempre più al corpo di Vincenzo, che oramai al limite della sopportazione, temeva di avere un orgasmo.Ninuccia ti supplico, lasciami uscire da te, mi fai morire e non vorrei avere venire proprio ora, non prima di averti resa completamente felice e soddisfatta, ti supplico non mi toccare per qualche minuto o esploderò!” Glielo chiese dolcemente, supplicandola di lasciarlo uscire, pregava come se pregasse in Chiesa e a malincuore riuscì ad uscire dalla vagina. di lei. Continuò però a baciarla con la lingua ovunque, le procurò altri tipi di orgasmo, tutti intensi e diversi tra loro. Lei stordita ed ubriaca di passione, non sapeva più in quale parte delle sue intimità stava godendo, per lei questa era un rivincita sulla vita ed una dimostrazione a lui, che il tempo e le sevizie subite, non l’avevano cambiata né incattivita. Era ancora quella ragazza nata per amare e per farsi amare dal proprio compagno, senza limiti o confini. Cordua lo sapeva da sempre con certezza, lo avvertiva in ogni movenza o gemito di lei, per questo era tranquillo che lei non stava approfittandosi di lui, usando il proprio magnifico corpo. Si prese il tempo di calmarsi e di far scendere, anche se di poco la propria maestosa erezione, ma fu questione di pochissimi minuti e rientrò prepotentemente dentro di lei. Andarono avanti così per un tempo non quantificabile: quando il Colonnello capiva che era vicino ad eiaculare, usciva da lei e si concentrava per comandare la situazione. Si amarono come ragazzini, quando lui stremato e sudato fradicio, esplose con la furia di un vulcano in eruzione, bagnandola ovunque persino nei suoi magnifici capelli, tanta era la potenza del suo liquido. Ninuccia sapeva come amare, amava l’amore ed il sesso, era spontanea, sincera, per niente costruita, i suoni primordiali, le urla, le lacrime, i gemiti e le sensazioni che sapeva donare all’altro, pareva fossero nozioni , imparate nei libri di scuola. Invece ad amare non si impara, come scriveva lei, si nasce con l’amore dentro, ce l’hai nelle vene ed è mescolato al tuo sangue, devi essere intriso e straripante d’amore, se vuoi donarlo all’altro.Non si va a scuola di sesso, a meno che tu non sia una puttana e lo faccia secondo un codice ben preciso di comportamento. Se ami veramente e trovi il canale giusto, che ti fa avviare i motori sei tu l’amore vero, ed il centro della vita del tuo uomo”. Questi erano i suoi pensieri, queste erano le sensazioni che sperimentava sulla sua pelle e per niente al mondo li avrebbe cambiati. Ninuccia aveva dentro di sé questo dono della natura, era nata così, non poteva farci nulla, sua madre Angelica non glielo aveva cucito come le aveva ricucito l’ imene, era suo e di nessun altro. Ninuccia stessa era un dono della vita, era nata per amare e per rendere felice il proprio compagno, nonostante le violenze fisiche e psicologiche che aveva dovuto subire da bambina era rimasta un’anima pura. Vincenzo questo lo aveva capito fin da ragazzino quando verso sera, correvano entrambi per arrivare nel bosco dei ciliegi di Don Gaudenzio. Vincenzo e Ninuccia, trascorrevano sotto al grande ciliegio le ore libere dalla Fabbrica delle Scarpe, si strappavano i vestiti di dosso ed in un battibaleno, erano nudi e baciati dal sole di Castrolibero. Giovani e felici erano avvinghiati come due edere, imparando insieme, giorno dopo giorno, tramonto dopo tramonto i primi giochi sessuali.Per ogni gioco nuovo che sperimentavano, lei urlava come una selvaggia, usando un istinto primordiale che a volte, faceva paura anche a lei. Quel ragazzo tanto ardito quanto attratto e stregato da lei, era come lei, ai primi tentativi di sesso. Inesperto com’era, non riusciva quasi mai a portare a termine un amplesso: il suo orgasmo esplodeva intenso dopo pochi minuti di carezze intime, ma era contento e soddisfatto ugualmente. Era Ninuccia che lo faceva venire e lui faceva venire lei, in che modo e dopo quanto tempo ad entrambi non importava: erano grati alla vita e al destino che li aveva fatti incontrare.Ora in quell’ufficio lei doveva liberarsi di tutto quel piacere represso che aveva nel corpo e nell’anima, non ne poteva più di aspettare alla finestra, sola e piangente sino a notte fonda uno sciagurato come suo marito, che non appena metteva piede in casa la picchiava. Questo pensiero reale la induceva a non avere remore o sensi di colpa nel tradire quell’uomo, che era diventato suo marito solo per volere di sua madre. Ora stava facendo l’amore con il Colonnello Cordua Vincenzo: sulla scrivania del suo ufficio, in terra come una gatta randagia, in piedi attaccata all’armadio dei documenti, sul lavandino del bagno adiacente l’ufficio, davanti allo specchio, mentre guardava il pene di lui entrare ed uscire ritmicamente nella sua vagina, con la clitoride che le si era gonfiata a dismisura.Era attonita per le dimensioni del pene di Vincenzo, adorava quelle parti intime di lui, così imponenti ed altere, non ricordava più nulla, di come era fatto sotto a quella divisa da ufficiale,così come non ricordava l’angioma beige che aveva nella parte bassa della schiena. Era macchia grande come una ciliegia, che disegnava una specie di nuvola ed ogni volta che guardava la paragonava ad un altro angioma, che ben ricordava. Vincenzo le piaceva molto fisicamente, forse non ne era innamorata nel senso più classico e tenero della parola, forse era solo passione sfrenata e ardita, della quale in questo momento lei aveva un dannato bisogno.Il resto non le importava e l’amore dei sedici anni, quello puro e angelico, non sarebbe mai più tornato per lei; dopo quello che aveva dovuto subire, aveva deciso che non si sarebbe mai innamorata di un uomo, ora si stava semplicemente prendendo ciò che le occorreva per tirare avanti. Lo volle sentire dentro di sé, anche mentre era attaccata all’appendiabiti, pretese da Vincenzo di essere amata in tutte le posizioni e in tutti gli angoli di quella stanza di venticinque metri quadrati. Si donava a lui senza false riserve, senza pudori o inutili vergogne, ricevendo da lui, ancora più di quanto lei gli stava regalando. Tutto in quei muri scrostati, una volta che lei fosse uscita, doveva avere il suo sapore ed il suo odore, tutto doveva parlare di lei, in modo che Vincenzo non la dimenticasse mai. Ma su questo poteva stare certa, Vincenzo non l’avrebbe mai e poi mai dimenticata. La mattinata trascorsa ad amarsi appassionatamente, avrebbe lasciato un segno indelebile in tutti e due, forse era stato il lasciapassare per liberarsi in modo definitivo di Achille Fornasetti e.. chissà!Forse sarebbe riuscita ancora ad amare Vincenzo, magari si sarebbero sposati, anche se il viaggio in programma l’avrebbe portata molto molto, lontana da lui.Trascorsero parecchi giorni da quella mattina di fuoco, Fornasetti fu arrestato e passò in carcere quasi dodici mesi, con parecchi capi d’imputazione. Primo tra tutti quello di furto e tentata vendita d’opera d’arte, con l’accusa di loschi traffici con delinquenti, stato d’ubriachezza molesta, furto di denaro alla Parrocchia, percosse alla moglie, tradimento, violenza carnale su minorenne e altre piccole cosette, che Vincenzo aveva voluto aggiungere al curriculum del Furbo. Con evidente soddisfazione e una punta d’orgoglio, lo mise in gattabuia personalmente dandogli, anche un paio di sonori ceffoni senza essere visto dalle guardie.Dopo aver chiuso la cella con i dovuti catenacci, si fumò in tutta pace un sigaro, con occhi sornioni e un grande sorriso sulle labbra, per essersi tolto dai piedi un ostacolo alla passione tra lui e la donna che aveva sempre amato. Ninuccia, Rosina, Greta e Celeste finalmente poterono andarsene su al Nord, con la maledizione di Angelica, che per la rabbia ebbe un altro gravissimo ictus, ancora più paralizzante del precedente. Ma nemmeno questa volta chiuse gli occhi per andarsene in cielo, in compagnia del povero Biagio Ercolani, marito manipolato da lei come un burattino con i fili rotti.Questo ulteriore incidente di percorso, come lo chiamava lei, non le impedì di andarsene in Emilia Romagna, più precisamente a Bologna dove aveva la Casa Editrice principale, il Commendatore Sangalli Pietro. Il cervello di Ninuccia era una calcolatrice perfetta con le pile nuove: d’ora in poi bando ai sentimentalismi e stop alle lacrime, ma obiettivi chiari e precisi da raggiungere. In questo Ninuccia non era seconda a nessun, con la determinazione e tenacia che aveva, sarebbe arrivata in cima alla vetta più ambita. La squadra femminile di Castrolibero formata da Ercolani Ninuccia, Giudici Rosina, Fornasetti Greta e Celeste, partì per Bologna accompagnata dal fedele e devoto Tirotta Mafaldo.

Eccovi un piccolissimo dono per i miei affezionati lettori, quelli che già mi conoscono e gli altri che stanno imparando a conoscermi. Vi ricordo con piacere, che dopo aver pubblicato qualche giorno fa, la sinossi e l’introduzione al Romanzo”NINUCCIA E LE SCARPE DEGLI ANGELI”, che desidero  pubblicare con tutto il mio cuore e la mia volontà, (non a pagamento!!) con un serio e concreto Editore, mi sento pronta per farvi assaporare uno dei passaggi più significativi ed incisivi di questa meravigliosa Donna. Mentre ve l’ho trascritto, sono arrossita ancora, il cuore mi batteva molto forte, ed ho riprovato un misto di stupore e brividi in tutto il mio corpo, stupendomi ancora oggi, a distanza di quattro anni di come sia riuscita a descrivere in maniera così dettagliata e precisa (credo!) il momento dell’amplesso complicato e pieno di passione di Ninuccia con Vincenzo. Vi confesso che non sarà l’unico momento di sesso misto ad amore vero, che Ninuccia proverà nel corso della sua storia, ma non ve ne saranno molti altri. Sicuramente l’altra scena non la pubblicherò, per non rovinarvi un’eventuale, futura lettura di tutto il Romanzo. La dottoressa Ninuccia Ercolani, vedova Fornasetti, vedova Sangalli, è una persona che riuscirà ad amare ancora in modo totale ed assoluto solo ed esclusivamente ad una condizione. Sperando che prima di leggere questo nono capitolo, vi ricolleghiate alla fondamentale sinossi ed  alle motivazioni reali e non fasulle, che mi hanno spronata a scrivere questo Romanzo, così strutturato. Non lo cambierei per nulla al mondo, solo correggerlo da normali e fisiologici errori di grammatica o sintassi. Auspico nel mio cuore di avervi fatto cosa gradita e diversa dal solito! ora mi merito proprio un buon caffè e vado a prepararmelo con la mia macchinetta da bar, Lavazza, con la cialda Crema & Aroma. Un bacio a tutti, stamane audace e pretenzioso!

 



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