da qui
Da dove cominciare se non dal fuoco e dai graffiti,
dalle prime scoperte fatte insieme, o messe in comune
con stupore, all’evoluzione degli Etruschi,
alle guerre in grande stile fra Cartaginesi e Greci, alle fortune
dell’arte e del governo democratico, lo splendore di una civiltà
che solo adesso comincia a crollare
per l’incuria dello Stato. Roma
cambiò la geografia e la storia, i sette re, la repubblica,
le guerre esterne e interne, la rivolta degli schiavi
- a eterno memento – l’espansione del confine,
fondato su un accordo col popolo e l’oblio
di istituzioni venerande – a eterno
memento - ricostituite solo formalmente sotto il grande
Augusto, che fece dell’Italia il cuore pulsante dell’Impero,
perso a poco a poco, con l’equiparazione
di tutte le provincie, l’arrivo dei barbari, la fine.
Longobardi, Bizantini, Arabi e Papi,
soprattutto, il potere temporale, il canovaccio
di crociate e lotta per le investiture, la protesta dei monaci,
- a eterno memento -
i Comuni, la nascita di una lingua volgare,
del popolo italiano, sotto la spinta di Dante, di Boccaccio
e Petrarca, e poi le Signorie, Papato e Impero in crisi
di fronte agli Stati nazionali, al prestigio del monarca, l’esplosione del Rinascimento
e a seguire la sottomissione ai francesi, agli austriaci, agli spagnoli,
e, finalmente, i carbonari, il talento
di gente libera contraddetto dal fascismo,
riabilitato dalla guerra, attraversato dalle alterne sorti
di una Repubblica divisa tra boom economico,
mafia e tangentopoli, uno stivale che conserva un desiderio, un ideale cronico
di felicità, conscio del prima,
con il sogno invincibile del poi,
nonostante tutto, nonostante noi.