Milano.
Ultimamente c’è la questione della sporcizia che deturpa la città, specie nella zona dei navigli e di questo incolpano il sindaco. Come avevo risposto in un precedente intervento a Mario, la mia antipatia per Pisapia non l’ ho mai nascosta, ma diamo a Cesare quel che è di Cesare. La colpa è della poca educazione della gente e sarebbe stato lo stesso con un sindaco dell’altro schieramento.
Tutti ne parlano male però io, nonostante tutto amo Milano. Quell’amore che solitamente si riserva ai diseredati, ai poveretti, agli ultimi. Milano che degrada sempre più, snaturata nella sua essenza, multietnica, certo, ma di quel miscuglio non dei migliori, come quelle miscele di caffè da poco prezzo che lasciano l’acido in bocca. Non certamente multiculturale, perché i nuovi arrivati non vogliono aggiungere la loro cultura alla nostra ma pretendono di soppiantarla con la loro, cercando di eliminare anche le nostre tradizioni. Giro per viale Monza e ogni volta la trovo ulteriormente peggiorata. Scomparsi in parte i locali di massaggi (?) ora stanno spuntando le sale gioco ed anche negli altri locali proliferano le slot machines. Sempre più negozi in mano a cinesi asiatici e nordafricani. Non bastavano negozi di kebab, le rosticcerie take away, i bar e i ristoranti. Poi sono venuti i parrucchieri, i money transfer ed i cambiavalute, dopo ancora i “compro oro”; adesso tutta una serie di negozi di telefonia e di accessori per cellulari e pc, nessuno dei quali italiano.
Questo in “quasi” periferia, ma non è che in centro vada meglio. Vero che hanno sloggiato una piccola parte delle bancarelle ormai diventate storiche, in quanto ritenute “indecorose”,
però ogni pochi passi ci sono venditori ” itineranti” di libri, giocattoli, accendini, sciarpe di finta pashmina e foulard in “puro acetato finta-seta”, DVD e CD di dubbia provenienza oltre ad un considerevole numero di questuanti che pressano da vicino i passanti.
Milano soffre e diventa sempre più insicura. La generosità e l’accoglienza caratterizzavano la città si sono inaridite e regna l’indifferenza verso il prossimo se non addirittura il fastidio, non tanto per i tanti elemosinanti che girano, ma più per quanti approfittano della situazione, spacciandosi per bisognosi quando non lo sono.
Per fortuna ci sono momenti di evasione dovuti agli artisti di strada che, in qualche modo, cercano di raggranellare un po’ di soldi Ecco allora tutta una serie di “statue viventi” nei più svariati costumi o suonatori e cantanti che propongono i loro repertori. Tra questi ultimi, i simpatici Jukes and the Box, con tanto di tariffario ben esposto: canzone corta €0,5 – canzoncina € 1 – canzone bella €2 (chissà con quale criterio) – canzone difficile €3.
(Le fotografie precedenti sono di repertorio tratte da internet, mentre le fotografie seguenti con gli artisti di strada sono state scattate da me con il cellulare)