Scusate se torno sull’argomento. A Londra di sicuro gli spunti non mancano per parlare anche d’altro. Avevo pensato di discutere dei media, per esempio, e di come una nazione completamente ossessionata dalle celebrita`, e madre dei tabloid, sappia allo stesso tempo produrre un giornalismo cosi` equilibrato, approfondito e pacato nei toni (vedi BBC, Guardian). Gli scandali sessuali e matrimoniali delle persone famose, meglio ancora se famose senza un vero motivo, vengono trattati come questioni di vita o di morte – le scuse di Tiger Woods, golfista e nient’altro, sono state trattate come un fatto di importanza internazionale, mentre erano affari suoi e di sua moglie. Per non parlare dei calciatori e delle loro donne!! E l’Italia sta iniziando a scimmiottare gli anglosassoni, anche qui, e su personaggi famosi ancora piu` distanti da noi! Ma allo stesso tempo, l’ironia e l’onesta` intellettuale di buona parte dei giornalisti britannici fa sembrare buona parte dei nostri cronisti di parte e isterici.
Ho visto poca tv, ma anche quella ci fa mangiare la polvere. Niente donne nude o seminude, anzi: le donne nella televisione sono alla pari degli uomini, anche se un po’ meno numerose -conduttrici, giornaliste, vestite per bene. Ci sono un paio di trasmissioni con finti quiz, i cui partecipanti non sono persone “comuni”, ma comici e giornalisti, uomini e donne, bianchi e neri, che rispondono alle domande con un’ironia cosi` geniale che non riuscivo quasi a credere alle mie orecchie. Sembrava manna che cadeva dal cielo, per il mio cervello.
Oppure volevo parlare di cibo. Qui si puo` mangiare qualunque cucina del mondo, ben fatta, e anche certi piatti autoctoni non sono male (io adoro la colazione inglese), eppure non ho mai visto una tale mancanza di rispetto nei confronti del cibo, oltre che di vero apprezzamento per la buona cucina come parte della vita di tutti i giorni. Lavorando in mense, ristoranti, sale vip e grandi eventi, ho visto gettare nella spazzatura chili e chili di roba ancora calda, ottima carne, verdure cucinate, pane, dolci… mi dicevano, ma sono solo voci, che non si possono dare ai senzatetto perche` si rischiano denunce se succede qualcosa. Io pensavo: almeno datele a polli e maiali, che mangiano tutto. Ma anche qui, le regole sono severe. A Londra si fa pochissima raccolta differenziata. Anzi: ho visto gettare tutto insieme, vetro compreso, con la vaga promessa che sarebbe stato diviso. Per non parlare della plastica: qua e` tutto usa e getta, i bicchieri in cui bevi, le posate, le buste… Tanta poi finisce in giganteschi gorghi di spazzatura in mezzo agli oceani, grandi come il Texas (http://en.wikipedia.org/wiki/Great_Pacific_Garbage_Patch).
Pero` alla fine la cosa che mi ha piu` fatto riflettere, qui a Londra, e` quella del movimento di persone. Che conseguenze ha, a questi livelli? Notare che non la butto sul piano politico, economico, culturale… ma su quello, fondamentale, delle relazioni umane.
A Londra, tutti lo sanno e l’ho gia` scritto, ci sono persone provenienti da qualunque angolo del mondo, in grandi quantita`. C’e` qualcosa per tutti. Molte persone restano, molte vanno via dopo un po’. Una domanda da farsi e`: cosa significa questo per la citta`. A questo ho gia` accennato. Un’altra e`: cosa significa per queste persone e per i loro amici e parenti? Non sono un’antropologa, cosa che mi viene regolarmente rinfacciata, scrivo solo di quello che vedo.
Io ho vissuto anni all’estero, cosa di cui sono fiera, e poi ho deciso di rientrare a casa, perche` non potevo piu` stare lontana a lungo. Qui a Londra, anche questo l’ho gia` detto, e` pieno di italiani che non hanno nessuna intenzione di tornare. Parlo di italiani perche` mi e` piu` facile, ma lo stesso vale per chiunque – ci sono tantissimi polacchi, per esempio, esteuropei, ci sono spagnoli, africani tantissimi, ecc ecc. Ieri parlavo con una ragazza polacca, sposata ad un australiano, che prendeva in considerazione l’Australia come posto in cui vivere, ma non solo: voleva il piu` adatto per le sue aspirazioni, qualunque esso fosse. Tanti scelgono la residenza cosi`: non per fattori emotivi, per il proprio passato, ma come il vestito che calza meglio al negozio. Tanti degli amici londinesi di questa ragazza erano andati via, tutti verso destinazioni diverse, e lei ormai non aveva un vero attaccamento nei confronti di nessun posto. Come lei, sono milioni e milioni di persone solo nel nostro continente (cifra a caso, lo ammetto). Cosa significano, queste persone la cui casa e` il mondo? Mentalita` aperta, conoscenza di piu` lingue, liberta`. Ne ho conosciute tante cosi`, a Singapore, in Canada, a Londra. Mi legavo a loro, ero come loro, e poi ognuno partiva per una strada diversa. Alcuni li sento piu` o meno regolarmente via internet, altri li ho rivisti dopo anni, ed e` sempre stato bellissimo. Ma il resto del tempo non erano con me – erano in Asia o in Nord America o chissa` dove, e questo, dopo un po’, e` diventato un problema. L’amicizia, l’amore, la famiglia, faticano a esistere, senza un contatto regolare. Io chiedo, mi pongo la domanda, non lo so, ma cosa significa questa generazione che decide dove vivere in base a dove c’e` lavoro e si sta meglio, che non si sente legata ad un posto in particolare, che potrebbe nascere in Slovacchia e morire a Montreal, o a Pechino, o a Sidney? Cosa significano questi spostamenti di persone, che mi azzardo a dire non abbiano precedenti nella storia a livello cosi` globale, per le persone che restano o tornano dove sono cresciute, per le famiglie che si ritrovano stiracchiate ad ogni angolo del globo, per i gruppi di amici che avrebbero voluto invecchiare insieme? Lo so che la maggior parte delle persone non si muove cosi` tanto. Ma io parlo per il Friuli, terra comunque di benessere: tantissime persone a me care se ne sono andate, e non per fame, ma per migliorare la propria condizione secondo un qualunque parametro. Pensano, non dico ingiustamente, per se`, e partono, alla ricerca di un posto adatto per loro. Questo vale, credo, anche per i piu` disperati dei migranti. Come tutti, gli africani, gli afghani, i medio orientali, quelli che vengono dalla fame e della guerra, anche loro si fanno un due conti: dove mi conviene vivere, dove mi tratteranno meglio, ci sara` piu` lavoro, mi daranno un permesso? La gente si sposta perche`, per un motivo o per l’altro, gli conviene, e questo lo sappiamo. Ma cosa significa, questo, per chi resta?