Questa mattina volevo dare al guerriero una panoramica generale delle italianissime canzoni che riescono a farmi desiderare di tornare a vivere in Italia. Da Fatti mandare dalla mamma del social hero Gianni Morandi passando per Brava Brava Mariarosa, uno dei miti della mia infanzia e ritornello preferito del Carosello, fino all' Attenti Al Lupo di Lucio Dalla, che ancora ricordo ballare e mimare il testo con le due signorine vestite a pois.
Sono canzoni che vengono da momenti sconosciuti, che non hanno un'impronta precisa nel tempo, e sono ricordi di ricordi, nostalgie materne che sono diventate le mie. È un'Italia che non esiste più, quella di cui ho nostalgia, e che in parte non ho nemmeno mai vissuto. Ma ne ho sentito parlare talmente tanto da assimilare i ricordi di mia madre che me ne parlava sempre con nostalgia, arrogandomi alla fine il diritto di esserne stata in qualche modo parte.
Ho sempre desiderato essere nata a fine anni '50, poter essere bambina nei '60 e adolescente nei primi anni '70. I miei pantaloni a zampa avrebbero finalmente il loro giusto contesto.
Ogni tanto mi perdo nel mood nostalgico, spiego al guerriero il contesto di queste canzoni, perché Gianni Morandi vestiva da soldato in congedo, gli racconto che mia madre e le sue sorelle andavano dai vicini di casa per vedere il Carosello, e tutti insieme passavano gli ultimi momenti della giornata prima di andare a dormire guardando storielle in bianco e nero e canticchiandone i gingles.
Poi mi sveglio e mi rendo conto che si tratta di una bolla romantica. Il Carosello ha smesso di essere trasmesso ancora prima che nascessi, anche se Calimero e Mariarosa hanno popolato la mia infanzia grazie al Giornalino e al Ricettario Bertolini. Nessuna ragazzina ha bisogno di farsi mandare dalla mamma a prendere il latte per poter scambiare due chiacchiere all'angolo di casa con quel ragazzo che le piace tanto. E le mamme non hanno più bisogno del Lievito Bertolini Dolce e Salato per dare una svolta alle cene di famiglia, perché magari c'è il Bimby che prepara tutto, sono delle estimatrici della pasta madre o semplicemente stupiscono gli ospiti cimentandosi nel sushi fatto in casa.
Non esistono più personaggi come Sandro Pertini, che consideravo il mio terzo nonno quando avevo 4 anni e che ascoltavo rapita durante i suoi discorsi in tv pur non capendoci un bel niente. Che se sapessi ora di un bambino che si senta affascinato dalla saggezza renziana riderei per ore. Meno male che almeno guardando oltre confine qualche nuova ispirazione politica la trovo.
Sono una bambina degli anni '80, cresciuta nei '90 a suon dei cartoni animati di BimBumBam ma che ha pure fra i suoi libri preferiti " Porci con le Ali. Diario sessuo-politico di due adolescenti". Tempo fa mi avevano detto che nessuno può considerare questo libro fra i suoi preferiti se non si è vissuta l'epoca che racconta. Non sono d'accordo, anche perché ricordo quanto mi ci ero identificata quando lo avevo letto a 15 anni, manifesto di adolescenti che avrebbero potuto essere me, se solo - pensavo - avessi vissuto in una grande città [e qui ritorna il complesso dell'isolana, mi sa].
Ha senso crogiolarsi in queste nostalgie? O forse sono inevitabili, quando si vive all'estero? O semplicemente succede perché, si viva dove si viva, diventare adulti ci fa desiderare di tornare all'apparente idillio della nostra infanzia?
Di una cosa sono sicura: un'Italia così la voglio tenere stretta nel lato emozionale della mente, ne userò il ricordo per addolcire una mattinata, ma non ho intenzione di tapparmi gli occhi su quello che mi passa davanti. L'Italia di oggi non mi ispira nessun romanticismo.