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Note di prosa - 72

Creato il 31 gennaio 2011 da Sulromanzo

Da “Canti di Castelvecchio” di Giovanni Pascoli

Notte d’inverno

Il Tempo chiamò dalla torre
lontana... Che strepito! È un treno
là, se non è il fiume che corre.
O notte! Nè prima io l’udiva,
lo strepito rapido, il pieno
fragore di treno che arriva;
sì, quando la voce straniera,
di bronzo, me chiese; sì, quando
mi venne a trovare ov’io era,
  squillando squillando
  nell’oscurità.
Il treno s’appressa...Già sento
la querula tromba che geme,
là, se non è l’urlo del vento.
E il treno rintrona rimbomba,
rimbomba rintrona, ed insieme
risuona una querula tromba.


E un’altra, ed un’altra — Non essa
m’annunzia che giunge? — io domando.
— Quest’altra! — Ed il treno s’appressa
  tremando tremando
  nell’oscurità.
Sei tu che ritorni. Tra poco
ritorni, tu, piccola dama,
sul mostro dagli occhi di fuoco.
Hai freddo? paura? C’è un tetto,
c’è un cuore, c’è il cuore che t’ama
qui! Riameremo. T’aspetto.
Già il treno rallenta, trabalza,
sta... Mia giovinezza, t’attendo!
Già l’ultimo squillo s’inalza
  gemendo gemendo
  nell’oscurità...
E il Tempo lassù dalla torre
mi grida ch’è giorno. Risento
la tromba e la romba che corre.
Il giorno è coperto di brume.
Quel flebile suono è del vento,
quel labile tuono è del fiume.
È il fiume ed è il vento, so bene,
che vengono vengono, intendo,
così come all’anima viene,
  piangendo piangendo,
  ciò che se ne va.

***

Brahms - Violin Concerto in D major - II. Adagio (G. Kremer, L. Bernstein & Wiener Phil. O.)

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