Eppure si tratta di una confessione più grave, di una debolezza, di un'incapacità di legare. Sono tanti i libri che non ci piacciono, sono ancor più quelli che lasciamo sullo scaffale di una qualsiasi libreria, quelli che neanche ci incuriosiscono, pur degni di un qualche pubblico interesse.
Noi però, in queste liste di proscrizione, selezioniamo dei libri, li prendiamo in mano, salvo poi rinnegare la scelta fatta. Quest'altro atto parla di noi ancor più, in modo ancora più impietoso.
Dice della nostra curiosità e dell'apatia, delle nostre attese deluse, di un dialogo con gli altri lettori che non supera, talvolta, un consumismo epidermico di letterine stampate e di idee. Dice delle nostre sirene e delle nostre chimere, della debolezza nello scegliere e nel resistere.
Dice che, per quanto effimeri siano i nostri elenchi, in qualche momento, siamo pronti a buttar giù dalla nostra torre frammenti qualsiasi del sapere e dell'esperienza umana. E ciò ci fa solo del male.