Inizio le news del mese con una notizia che potrebbe, in apparenza, destare poco interesse: a marzo del 2011 verrà annunciato il vincitore dell’International Prize for Arabic Fiction 2011, un premio molto ambito tra gli scrittori arabi. A renderlo speciale per gli anglosassoni è il fatto che ben sette dei sedici titoli selezionati sono scritti da donne. Che vinca la migliore!
Altro avvenimento che infiamma gli animi è la prossima uscita del film tratto da Norwegian Wood di Haruki Murakami. A quanto pare lo scrittore ha accettato la rappresentazione cinematografica ma a due condizioni: poter leggere la sceneggiatura e sapere quanti soldi siano stati effettivamente spesi. Confesso che mi piacerebbe saperne il motivo: che Murakami abbia deciso di cambiare lavoro? O forse è un ‘capriccio’ che solo un genio può permettersi…
Scrittore non particolarmente interessato al denaro in questo momento sembra essere Vargas Llosa che, nel suo discorso per il conferimento del premio Nobel, ha ricordato quanto la letteratura sia importante per una società “sana”. I romanzi, infatti, danno al lettore la forza di cercare sempre qualcosa di meglio, anche a livello politico e questa è una filosofia che in Inghilterra riscuote molti consensi.
La buona salute della società, in effetti, è un argomento particolarmente sentito. Per esempio, dal famoso chef Jamie Oliver, che qualche anno fa lanciò una campagna di sensibilizzazione affinché il cibo delle mense scolastiche non fosse “spazzatura”. In queste ultime settimane (10 per l’esattezza), però, si parla di Jamie per un’altra grande impresa. Infatti, il suo 30-Minute Meals (Pasti in 30 minuti) è ora il libro di non-fiction che ha venduto più copie nel minor tempo (735.000 copie). Davvero un ottimo regalo per Natale, suppongo, se non fosse per il fatto che il Guardian ha chiesto a una cuoca fai-da-te di provare una delle ricette…e lei ci ha impiegato più di un’ora, senza contare gli ‘extra’ per pulire la cucina…
Beh, mentre aspetto che qualcuno mi regali il libro, mi consolo pensando a “Dear Jake”, una poesia inedita di Philip Larkin, ritrovata in una scatola di scarpe. A quanto pare, è una sorta di dichiarazione d’amore per la sua segretaria che rese migliori gli ultimi anni della sua vita.
E deve essere amore anche quello che ha spinto più di mille persone (tra le quali le scrittrici Sarah Waters, Kate Mosse e Carol Ann Duffy) a scrivere una lettera al ministro Ed Vaizey per lamentarsi della barbarie perpetrata contro le biblioteche: è da mesi, ormai, che il governo, per risparmiare, taglia i fondi di questi luoghi sacri della cultura.
È davvero così che si salva l’economia di un paese?
Mi guardo intorno e ciò che vedo è fin troppo simile alla realtà italiana (da noi le biblioteche non hanno mai ottenuto tutti quei fondi. Da noi, si taglia la scuola…) e confesso che la cosa mi fa paura.
Forse dovrei chiedere aiuto al mio collega (i miei studenti, ormai, ne sono convintissimi!) dei servizi segreti: James Bond. Infatti, i libri di Ian Fleming stanno per essere pubblicati in Inghilterra, per la prima volta, in formato digitale. L’aspetto interessante è che a farlo non sarà Penguin, editore della versione cartacea, ma la Ian Fleming Publications, ossia coloro che si sono occupati dei diritti d’autore fin dal 1964, quando Fleming morì. Questo, ovviamente, sta creando non poche discussioni che vanno ad aggiungersi alla già corposa polemica “digitale”. Per esempio, la negoziazione ancora in corso per la vendita dei diritti digitali della saga di Harry Potter e la scelta di Ian McEwan di firmare un contratto con Amazon.com per i diritti dei suoi primi romanzi.