partigiani uccisi dalla Decima Flottiglia Mas
Class.: confidenziale.
Oggetto: Notizie sulla Decima Flottiglia Mas (1)
Senza data
In seguito alla liberazione del nord Italia, la diffusa e spesso contraddittoria campagna di stampa circa l’organizzazione e l’attività svolta dalla Decima Flottiglia Mas, ha indotto questo ufficio a svolgere minuziose e oculate indagini circa la natura, l’attività e gli effettivi orientamenti di tale organismo che avrebbe dovuto avere carattere, date le sue origini, esclusivamente militare.
Le indagini si sono presentate particolarmente laboriose per evidenti motivi, data la multiforme attività svolta dalla Decima Mas e le non lievi difficoltà incontrate per attingere notizie esatte.
La Decima Flottiglia Mas era, sino all’8 settembre 1943, l’organizzazione che, alle dirette ed immediate dipendenze di Supermarina, aveva il compito dello studio, preparazione, addestramento ed impiego, in guerra, dei mezzi di assalto, detti anche mezzi speciali o mezzi insidiosi. (2)
E’ assodato che, di tale organizzazione, il comandante (principe Julio Valerio Borghese) entrò a far parte sin dal settembre 1940 – quando gli fu affidato il comando del sommergibile “Scirè” – destinato a trasformarsi in trasportatore per i cosiddetti “siluri umani”. Da allora assunse l’incarico di capo del reparto subacqueo, che mantenne anche quando, nel maggio 1943, fu nominato comandante della Decima Flottiglia Mas. Alla data suddetta il predetto ufficiale, per precedenti azioni di guerra, era già decorato di: Ordine Militare di Savoia; medaglia di oro al valor militare.
Armistizio dell’8 settembre 1943: Risulta che in seguito all’annunzio della firma dell’armistizio, lo Stato Maggiore della Decima adottò la decisione che ognuno rimanesse al proprio posto di servizio – di comando e di responsabilità – in attesa dell’arrivo di ordini precisi, o, in mancanza di questi, in attesa che gli avvenimenti dettassero la linea di condotta da seguire.
Il 14 settembre fu stipulato un accordo fra la più alta autorità marittima germanica in sede: capitano di vascello Berningnaus ed il comandante della Decima.
In base all’accordo, la Decima Flottiglia Mas veniva riconosciuta da tutte le autorità germaniche: quale unità complessa militare navale italiana, battente bandiera da guerra italiana, con completa autonomia nel campo logistico, organico ed amministrativo; alleata delle forze armate germaniche, e quindi con parità di diritti e doveri.
Con tale accordo nacque ufficialmente una Decima Flottiglia Mas post -armistizio, che, con l’istituzione del ministero delle Forze Armate repubblicane, passò alle dirette dipendenze del sottosegretariato per la Marina.
Da particolari indagini esperite è risultato che il reclutamento presso la predetta organizzazione veniva effettuato sulla base esclusivamente volontaristica; inoltre venne sospesa ogni promozione, esclusione fatta per quelle concesse sul campo per merito di guerra.
Attività bellica navale
Con i vecchi elementi della Decima – tutti della marina – ed altri affluiti volontariamente dalle basi sommergibilistiche italiane dislocate in Francia ed in Germania, furono ripristinate le attività specifiche marinare: mezzi d’assalto di superficie e subacquei. Si istituirono, pertanto, le scuole di istruzione per i volontarii dei mezzi di assalto.
Dal gennaio 1944 risulta che vennero istituite basi operative a Fiumicino, Porto Santo Stefano, Savona, San Remo, Ancona. A quanto è stato possibile accertare, numerose furono le missioni di guerra eseguite dai mezzi della Decima.
Parrebbe che l’attività dei mezzi d’assalto non abbia avuto uno sviluppo maggiore a causa degli ostacoli frapposti, in varie occasioni, dai competenti organi della marina germanica.
In Valdagno veniva, inoltre, costituito un reparto composto da nuotatori specializzati in sabotaggi marittimi, noto sotto il nome di “gruppo Gamma”; detto reparto, a quanto risulta, si sarebbe ricostituito sulle stesse basi avute prima dell’armistizio, con i precedenti quadri, e molti dei vecchi elementi.
Fanteria di Marina
Affiancata all’attività navale, limitata anche per la scarsità dei mezzi disponibili, che non consentivano l’impiego di tutto il personale affluito (circa ventimila uomini), vennero costituiti battaglioni di fanteria marina, nonché gruppi di artiglieria; tale costituzione fu anche facilitata dalla presenza, tra i volontari, di molti elementi provenienti dal disciolto real esercito, molti dei quali erano veterani della campagna di Africa, di Grecia e di Russia.
Dalle notizie raccolte risulta siano stati costituiti i seguenti battaglioni: Barbarigo, Folgore, Lupo, Gruppo Artiglieria Colleoni, Fulmine, Sagittario, Freccia e Valanga. Inoltre cinquemila arruolati alla Decima, per ordine di Graziani, furono ceduti alla Divisione Marina San Marco di cui seguirono la sorte.
I predetti battaglioni vennero successivamente raggruppati nella divisione fanteria Decima.
Attività informativa e di sabotaggio militare
Tale attività, a quanto si è potuto sommariamente accertare, sarebbe stata iniziata verso la fine del 1944 onde evitare l’abuso da parte delle autorità germaniche di assorbimento di elementi specialisti della Decima che venivano sottratti con adescamenti dai reparti di origine per impiegarli nelle suddette attività.
Attività in Venezia Giulia e Alto Adige
Le provincie italiane dell’Alto Adige e della Venezia Giulia erano denominate zona di operazione, ed erano poste alla diretta dipendenza di due gauleiter nominati direttamente da Hitler; in dette zone la sovranità italiana era temporaneamente sospesa.
Agli italiani tutte le porte erano chiuse in quantochè, per mettere in atto la loro politica, i germanici svolgevano una ordinata e profonda campagna anti – italiana. In ogni modo veniva favorita l’immigrazione di sloveni, di croati, di serbi; furono perfino inviati in Friuli quindicimila cosacchi provenienti dalla Russia con le loro famiglie e con la promessa di case e terreni.
Il maresciallo Tito approfittava di questa situazione, infiltrando nella Venezia Giulia interi corpi del suo esercito sotto la veste di brigate partigiane antifasciste.
Per bilanciare e controbattere questo stato di cose risulta che, sin dalla primavera 1944, la Decima iniziò coi propri reparti un’opera di penetrazione nella Venezia Giulia, costituendo presidi in Fiume, Pola e Trieste.
Nell’ottobre del 1944, sotto la minaccia di un crollo probabile del fronte germanico, si iniziò il totale trasferimento della divisione Decima verso i confini orientali, indubbiamente allo specifico scopo di restare sul posto anche qualora le truppe germaniche si fossero ritirate. Senonchè la presenza di forze armate italiane in quella zona, e soprattutto il loro numero considerevole, determinarono l’ordine del comando germanico di sgombero totale della zona stessa e il temporaneo arresto dello stesso Borghese a Fiume, motivato dalla dichiarazione “che la presenza del Borghese in quella zona era indesiderata”.
In Alto Adige, per quanto la situazione sembrasse meno difficile non essendovi il cozzo di tanti interessi contrastanti, è stata accertata la presenza di elementi isolati della Decima col compito evidente di osservatori nel caso la situazione fosse sfociata in un intervento armato.
Attività antipartigiana
Questo settore ha presentato difficoltà non lievi per una indagine obiettiva ed oculata, e ciò per evidenti motivi.
E’ comunque accertata l’attività antipartigiana svolta da reparti della Decima, specie nelle zone del Piemonte e della Venezia Giulia.
Pare che detta attività abbia avuto un consistente inizio nel luglio del 1944, in Piemonte, in seguito, sembra, all’uccisione del comandante Bardelli e di 10 uomini che l’accompagnavano, reduci tutti dal fronte di Nettuno. In particolare, a quanto è stato riferito, l’episodio si verificò nel paesetto di Ozegna, ad opera di partigiani locali, mentre il Bardelli discuteva amichevolmente con essi.
Parimenti è accertata, specie nel periodo ottobre 1944 – febbraio 1945, una decisa attività antipartigiana, svolta da reparti dislocati nella Venezia Giulia. A quanto è dato sapere, l’attività prevalente svolta dai reparti è stata in opposizione all’opera delle bande slave. Parallelamente a queste attività operative, sarebbe stata svolta, in diverse zone, un’opera di repressione di talune manifestazioni di banditismo talvolta mascherate dai responsabili come attività partigiana. Quest’opera repressiva nei riguardi del banditismo comune veniva svolta anche nei confronti di elementi della stessa Decima che si fossero resi responsabili di tali reati: risulta, infatti ad esempio, che si è proceduto, in provincia di Novara, per direttissima, da parte della stessa Decima, nei confronti di un sottufficiale resosi responsabile di furto sacrilego nel corso di una perquisizione arbitraria.
Nel corso delle indagini è altresì risultato che, in alcune zone, la lotta partigiana abbia raggiunto degli eccessi, da ambo i lati, fatalmente inevitabili.
In queste vicende sembra che la Decima abbia subìto perdite che si aggirano sul migliaio tra morti e feriti.
Attività antisabotaggio tedesco
L’attività della Decima in questo settore si è esplicata nei seguenti modi:
Presidio della Fiat, su richiesta dei dirigenti stessi, onde sventare eventuali tentativi di asportazione di materiale;
Interessamento presso le autorità germaniche, onde ottenere precise garanzie di astensioni dall’apportare distruzioni ad impianti industriali e portuali, di interesse nazionale, all’atto della loro eventuale evacuazione;
Studio e messa in atto di un piano tendente ad impedire l’esecuzione delle distruzioni già predisposte dai germanici nel porto di Genova. Risulta a questo proposito che l’azione condotta dalla medaglia d’oro comandante Arillo, nonostante le molteplici difficoltà contingenti, è valsa ad evitare quasi completamente le distruzioni stesse.
Attività assistenziale
Risulta positivamente ed è unanimemente riconosciuto che la Decima svolse una efficace opera di assistenza nei riguardi delle famiglie di numerosissimi militari che, all’8 settembre, erano al sud delle linee. Tangibile opera di conforto risulta essa abbia svolto in favore degli internati in Germania.
Rapporti con le autorità del Sud
Risulta da fonte assolutamente attendibile che vari emissari del governo italiano ebbero a più riprese contatti col comando della Decima e precisamente:
il professore Baccarini, sbarcato nell’alto Adriatico quale emissario del Cln. E’ risultato essere stato protetto dalla Decima contro i tentativi germanici di impadronirsene, e sembra gli sia stata usata larga ospitalità;
maggiore medico real marina Potzolu, inviato dal ministero Marina per prendere cognizione degli stabilimenti militari e delle fabbriche interessanti la marina stessa, col compito di riferire quindi via radio; risulta essergli stato concesso di espletare la sua missione;
tenente medico real esercito Baccazzi, paracadutato con una missione inglese nella zona friulana, col compito di osservatore presso le brigate partigiane Osoppo. Fatto prigioniero da reparti della Decima risulta essere stato trattato fraternamente e aver collaborato con la stessa per ben tre mesi per la questione antislava. Risulta essergli stata concessa larga possibilità di movimento e di comunicazione via radio con lo stato maggiore del real esercito;
tenente di Vascello della real marina Zanardi, inviato dal ministero Marina per ottenere la collaborazione della Decima nell’opera di salvare le industrie del nord dalla eventuale distruzione germanica. Risulta gli sia stato usato trattamento corretto e sia stato facilitato nell’espletamento del suo compito;
capitano genio navale real marina Marceglia, inviato dal ministero Marina onde trattare con la Decima circa la difesa delle industrie dal sabotaggio germanico e la difesa della Venezia Giulia dall’invasione delle truppe di Tito. Appena traversate le linee risulta essere stato catturato dalle truppe germaniche, alle quali fu sottratto grazie il diretto intervento del comandante Borghese, che sembra l’abbia poi munito di documenti e di divisa militare della Decima, dandogli libertà di recarsi a Trieste onde rendersi conto della situazione;
ing. Giorgis, inviato dal ministero Marina al comandante Borghese onde prendere accordi relativi all’opera di salvataggio delle industrie del nord e a quella antislava nella Venezia Giulia.
Rapporti con le autorità germaniche
Quanto ai rapporti della Decima con le autorità germaniche, risulta che essi siano stati in armonia allo stato di alleanza esistente fra le due parti, e improntati ad un concetto di lealtà, correttezza e fermezza.
E’ stato accertato che l’amministrazione della giustizia militare nei riguardi dei dipendenti, è stata esercitata senza alcuna ingerenza da parte germanica.
Inoltre, mediante arruolamento, molti italiani sarebbero stati salvati dall’internamento in Germania.
Scioglimento della Decima
Risulta che, con la liberazione del nord Italia, i reparti della Decima vennero sciolti ordinatamente, ebbero l’onore delle armi e fecero regolare consegna di materiali in loro dotazione.
Conclusioni
Dal complesso delle indagini esperite, e da numerose dichiarazioni che si ha ragione di ritenere obiettive, nonché da vari elementi emersi nel trascorrere di questi mesi, risulta che l’attività generale del complesso delle forze terrestri e navali della Decima è stata, in linea di massima, improntata a criteri strettamente militari. Ha combattuto, in terra e in mare, non sempre con successo ma indubbiamente con lealtà.
Nella Decima Mas che ha contato fino trentamila di iscritti, indubbiamente ci sono state sfasature, compendiate soprattutto in violenze commesse da elementi di infimo ordine, inseriti nelle file della Decima e non sempre raggiunti dalla giustizia implacabile che vigeva nel reparto.
Consta ad esempio che il comandante di un reparto in rastrellamento lasciò giustiziare sul posto dai propri uomini, un proprio dipendente, perché scoperto quale autore di un furto di arredi sacri.
Per lumeggiare la figura morale dei comandanti si cita il caso di un comandante di reparto che arrestato dai partigiani nella caserma “Tito Speri” di Milano, il 28 Aprile 1945, pur nell’imminente pericolo di essere passato per le armi ha cercato di sottrarre (e vi è riuscito), trenta milioni di oro costituenti i fondi della Decima che riuscì ad affidare ad un mutilato di guerra dal quale sono stati regolarmente versati al Cln.
La Decima ha tuttora una salda coesione spirituale. Ancora oggi uomini così devoti (almeno ventimila) risponderebbero immediatamente agli ordini del comandante Borghese, che ha indubbiamente statura di un capo.
Si deve fare qui cenno che dal carcere (Forte Boccea) ad allettamenti di estremisti, che agendo a mezzo del noto Andreoni cercavano di avere dalla loro parte (evidentemente per prevedibili movimenti di piazza) la Decima e il loro comandante, risulta che quest’ultimo rispose respingendo nettamente le offerte, gli aiuti e i contatti adducendo che la Decima si era battuta e si batterà per la patria, e non per un partito.
Archivio storico Casarrubea- Partinico (Pa)