Magazine Diario personale

Notte di luna piena.

Da Gattolona1964

La luna piena di quella notte del 23 giugno 1994 era gigantesca, luminosissima, sembrava giorno,sembrava di poterla toccare con la mano. L’ora fatidica stava per scoccare, il traguardo era li vicino a me,stavo per vincere e ricevere l’ambito e desideratissimo premio.Agitazione, paura dell’anestesia generale, paura che tu non fossi sano, dato che non avevo fatto l’amniocentesi, paura di non riuscire a vederti. Per fortuna c’era tua zia Gulliver a tranquillizzarmi, a infondermi coraggio, a togliermi l’ansia che aumentava a dismisura, ad aiutarmi ad affrontare quel breve ma basilare intervento chirurgico. Intanto le prime luci dell’alba illuminavano la stanza bianca e sterile dove mi avevano fatta accomodare, mi infilavano il camice verde,la cuffia in testa,un’infermiera mi iniettava la preanestesia. Monitor attaccato alla pancia, sentivo il tuo cuoricino che batteva amplificato all’ennesima potenza sul computer.Sembrava lo scalpitare di un cavallo, io non sapevo che i cuoricini cosi’ piccoli battessero cosi’ forte!Doglie? Nemmeno l’ombra,pero’ le acque non smettevano di scendere, infatti eravamo lì perché tu, impaziente come sei anche oggi, non hai nemmeno aspettato il 24 giugno, giorno programmato per farti nascere. Alle tre di notte a casa nostra, mi svegliai con la strana sensazione di essermi fatta la pipi addosso,sono corsa in bagno:visto che lasciavo la scia dell’acqua,ho compreso immediatamente che qualcosa non andava e dovevamo correre in ospedale. Tuo padre, come al solito ha brontolato ed urlato,voleva dormire poverino!Mi ha chiesto se non potevo aspettare domattina,a farti nascere, come se io potessi decidere e mi pregava, anzi mi urlava forte di smettere di preoccuparmi e di tornare a dormire. Io, memore del corso seguito in preparazione del parto, avevo la sensazione (giusta peraltro),che qualcosa non andava ed ho telefonato immediatamente a tua zia, che compresa la questione immediatamente, si precipito’ da noi, abitando allora vicine, ed in pochi minuti eravamo tutti e tre in auto, diretti all’ospedale. La sensazione di essere fuori posto e di aver commesso un’errore ce l’avevo anche in quel momento cosi importante, dove queste benedette acque mi mettevano in imbarazzo, dato che io non sopporto nemmeno di sentirmi addosso una goccia di bagnato! Mia sorella consegnò alla capo sala i cinque vestitini tuoi, richiesti come da copione ospedaliero e metto sulla barella il primo che voglio che tu indossi: le ghettine bianche e maglietta verde chiaro con collettino bianco di pizzo, un completino da bambolotto. Come lo chiama?Chiese un’ostetrica della sala parto? “Riccardo”, rispondo con la voce impastata dalla preanestesia: bene possiamo andare. E’ giunta l’ora. Un breve saluto a mia sorella, tuo padre nel frattempo fu mandato a casa a riprendere il suo sonno,faceva solo confusione. Era talmente agitato, che un altro pisolino non poteva fargli che bene. Ero io e soltanto io, che avrei portato a termine il mio capolavoro voluto e desiderato,fino alla fine. Nonostante tutto, nonostante i problemi già esistenti tra me e tuo padre, nonostante il dolore che avevo dentro di me già da diversi anni, mai e poi mai ho pensato di non volerti.A costo della mia vita, a costo di morire io stessa, ma ti volevo come ti voglio ancora oggi, con tutto l’amore che ho per te, con tutta la tenacia, la forza e la determinazione che mi sono proprie.Un ultimo accenno d’ansia e poi il caldo dell’anestesia mi ha addormentata per circa 50 minuti. Tu sei nato alle 7.55 di giovedì 23 giugno 1994. Purtroppo sono stata l’ultima a vederti e a baciarti, dato che mi hanno dovuta svegliare mentre, a te facevano il primo bagnetto senza di me, ma con la presenza di tuo padre impacciato come una foca. Ti hanno lavato a dovere, pesato, profumato di olio dolce,preparato per il grande incontro con me, e quando finalmente di aver ricevuto un miracolo da Dio. Dire che eri stupendo è ingiusto, mi sembravi un cherubino, biondissimo con gli occhi azzurri, eri come ti avevo sempre desiderato e sognato. Infine arrivo’ anche tuo padre e con tua zia, erano concordi nel dire che eri la mia fotocopia,con il viso perfetto e rotondo come una mela. Non voglio essere retorica e dilungarmi in aggettivi, per descrivere quello che ho provato e sentito dentro di me in quei primi momenti,ma so quello che continuo a provare ora per te, che hai quasi 7 mesi e sei meraviglioso,dolce, intelligentissimo, sensibile e molto affettuoso con tutti. Dirò solo due parole: l’infatuazione che provo per te, non durerà lo spazio di un’estate, non sarà solo una cotta passeggera, ma il bene, l’affetto e l’amore materno che ho per te, mi accompagneranno fino a quando Gesù vorrà lasciarmi vicino a te.

La tua mamma Fabiana, R.E., 12 gennaio 1995.


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