Se ti chiami Alain Resnais puoi farlo. Anche a 33 anni, e anche a 10 dalla fine del conflitto mondiale. Quello che il Maestro francese fa è elementare: istituisce il cinema come processo di analessi e con disarmante semplicità alterna l’adesso – carrelli sui campi verdi, veloci visioni di una primavera che abbraccia i capannoni vuoti, i forni crematori, le recinzioni – all’ieri – bianco e nero d’archivio, l’abominio, la sopraffazione, le montagne di capelli, di oggetti, di cadaveri – in un ideale campo-controcampo diretto allo sguardo mnemominco.
La reminescenza Storica che confluirà successivamente nei dolori sentimentali del bellissimo Hiroshima mon amour (1959) forgia una perla di cinema che scavalca il mero documento per intaccarsi fermamente alle pieghe della nostra coscienza.
Assistente alla regia Chris Marker. Va visto obbligatoriamente in lingua originale.